Interviste

Eleonora Bordonaro, una nessuna centomila

Dal Premio Tenco sfiorato al progetto con i Giudei di San Fratello, sino al “Satyricon” di Bruno Maderna con cui l’interprete di Paternò ha debuttato nell’opera al Festival Puccini, passando per Madonna. «È un po’ nella mia natura: andare e tornare, prendere delle “scappatelle”, delle deviazioni dal percorso principale che restano i miei dischi, la Sicilia». Adesso, il 6 settembre a Catania, canterà Bellini popolare

Nel suo album di debutto, Cuttuni e lamè. Trame streuse di una canta storie, pubblicato nel 2017, Eleonora Bordonaro si sdoppiava in due donne: finta debole, seduttiva e manipolatrice l’una, pacchiana e generosa l’altra, sempre eccessiva per paura di non essere adeguata. Nel successivo Moviti ferma, che due anni fa sfiorò il Premio Tenco, ricopriva diversi ruoli, indossando dieci abiti differenti, dieci maschere diverse, dieci sfumature musicali distinte. Cantastorie e bluesinger, ricercatrice e punk, comica e drammatica, popolare e colta, passionale e carnale, un po’ Giovanna Marini siciliana, un po’ Diamanda Galas. Con i suoi studi ha riscoperto il gallo-italico che ancora si parla sui Nebrodi. Con la sua voce strumento ha sfidato le irriverenti trombette dei Giudei di San Fratello. Con le sue canzoni ha accolto gli ospiti della festa di compleanno di Madonna a Castelluccio. Con il suo canto, la sua gestualità e la sua mimica ha aperto e chiuso il Satyricon, opera buffa di Bruno Maderna presentata lo scorso 25 agosto al Festival Puccini di Torre del Lago. Una, nessuna, centomila. Ma chi è Eleonora Bordonaro? 

Ho potuto affrontare questa esperienza teatrale forte del mio trascorso di artista di strada a Paternò… Quando cantavo, utilizzando la mia voce naturale, pensavo a Tracy Chapman

Eleonora Bordonaro

«Tutto questo, l’una non esclude l’altra», risponde l’interprete di Paternò. «Le cose s’incastrano e si influenzano. Ho potuto affrontare questa esperienza teatrale con il Satyriconforte del mio trascorso di artista di strada a Paternò. E musicalmente mi hanno aiutato alcuni dei miei modelli. Quando cantavo, utilizzando la mia voce naturale, pensavo a Tracy Chapman, al suo modo intimo, profondo, solido, pacato di cantare, di porgere gentilmente ma con fermezza le sue composizioni. L’Opera non è il mio mondo, ma ho messo una piccola parte di me dentro l’opera di Maderna».

I Giudei sono l’abbraccio a una comunità, a una rete sociale che resiste a dispetto dello spopolamento dei borghi e che è un antidoto contro la solitudine.

Eleonora Bordonaro
Eleonora Bordonaro e i Giudei di San Fratello al Marranzano World Fest 2022 (foto Gianluca Perniciaro)

«I Giudei invece sono legati alla mia curiosità di ricercatrice antropologica, umana», continua Eleonora Bordonaro. «È l’abbraccio a una comunità, a una rete sociale che resiste a dispetto dello spopolamento dei borghi e che è un antidoto contro la solitudine. Essere radicato a una comunità è come essere confortato».

Una Ulisse in gonnella, postmoderna, che non teme di superare le colonne d’Ercole e, nello stesso tempo, resta legata alla sua Sicilia-Itaca. Nella messinscena dell’opera contemporanea Satyricon di Maderna, diretta dalla poliedrica regista Manu Lalli, l’artista siciliana interpreta Quartilla, con il compito di aprire e chiudere lo spettacolo che ruota attorno all’episodio cardine del Satyricon di Petronio, La cena di Trimalcione, dietro la cui crassa e ostentata volgarità è simboleggiata la crisi di valori di un mondo che volge alla decadenza.

Un momento del “Satyricon” messo in scena al Festival Puccini

«S’inizia all’insegna del godiamocela», spiega Eleonora Bordonaro. «Io canto: “Pensiamo d’essere eleganti, Pensiamo d’essere molto saggi, Ma quando meno te l’aspetti, arriva la grande sorpresa. Sta la fortuna in cielo. E noi siamo i suoi trastulli, versate il vino, bevete amici!”. Come a dire, alla fine decide la Fortuna, l’unica cosa da fare è brindare. Si chiude con la constatazione del nostro inutile affannarsi». 

Eleonora Bordonaro e gli altri protagonisti si muovono su una scena prevalentemente bianca e oro, con tanti oggetti accumulati in un caos apparente: animali impagliati, cassette di legno, panchetti, poltrone, maschere di cartapesta, relle con abiti appesi, gabbie con dentro rose, cesti con frutti e fiori, lampade da tavolo e lampade alte, lucine di Natale, casse di vino, tulle, lanterne, specchi, cornici oro, valige, orologi. «Lo spettacolo è diviso in quadri», prosegue l’artista siciliana. «Trentadue quadri con i quali Maderna ha lasciato libero l’adattatore di giustapporli, di cambiare l’ordine. Il cast, composto da sei cantanti e sei attori, accompagnati dall’orchestra del Parco della Musica di Roma, resta sempre in scena, animando e modificando ogni quadro. Rappresentiamo una umanità in continuo movimento. Oltre a cantare, avevo anche un ruolo di attrice. Mi sono divertita molto».

Eleonora Bordonaro al centro della scena durante la rappresentazione del “Satyricon” di Bruno Maderna

Come è nata la partecipazione al Satyricon?

«È stata una sfida, voluta da Giorgio Battistelli, il direttore artistico del Festival pucciniano, nel quale tradizionalmente vengono proposte opere classiche. Ha voluto sperimentare con questa opera leggera, musicalmente piena di contaminazioni e riferimenti, in co-produzione con l’Auditorium Parco della Musica di Roma dove io lavoro. Il pubblico ha reagito bene. È stato un successo».

L’impegno del 6 settembre al Cortile Platamone di Catania, Bellini e la tradizione popolare – Vincenzo, la zampogna e la malmaritata, inserito nel “Bellini International contest”, è il segnale che questo flirt con l’Opera sta per trasformarsi in qualcosa di più serio?

«No», sorride. «Mi diverte. È un po’ nella mia natura: andare e tornare, prendere delle “scappatelle”, delle deviazioni dal percorso principale che restano i miei dischi, la Sicilia. Sono incursioni in mondi al limite di quello che ho sperimentato finora. La sognavo questa esperienza teatrale, un musical, i costumi, il trucco e parrucco… In concerto spesso i miei accompagnatori mi prendono in giro, dicono che vedo ballerine e comparse attorno a me. Questa volta li ho avuto davvero».

Invece lo spettacolo che presenterete al Cortile Platamone?

«È un progetto di Puccio Castrogiovanni sul filo dell’ironia. È basato sul libro del professore Failla, secondo il quale Bellini da bambino è stato influenzato dagli strumenti popolari: le zampogne, gli organetti. Secondo questa tesi, molti temi del compositore provengono dalla zampogna o, comunque, si adattano bene allo strumento dei pastori. C’è molta ironia, tant’è che a fare la voce narrante è stato chiamato Gino Astorina. Ci saranno tutti i Lautari e io canterò alcune melodie, fra cui la “malmaritata”».

E, in tutto questo, Madonna che c’azzecca?

«Non lo so neanche io come è capitato. Siamo stati io e Puccio, piazzati su un balcone, ad accogliere gli ospiti della festa di compleanno che la popstar americana ha organizzato nella tenuta di Castelluccio vicino a Noto. Voce e marranzano. Io ho cantato tutte le mie canzoni. Voglia di pazzià come con i Giudei alla sfilata di Dolce e Gabbana a Marzamemi».

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