– Il chitarrista e docente parla dei programmi della scuola inserita nel Conservatorio di Catania e dei primi risultati
– «Da un mio laboratorio è nato l’Ottetto JazzCraft ospitato dal festival di Palermo». I rapporti con il territorio
– Quattro giovani voci femminili. Il progetto di fare più seminari e masterclass e creare una Orchestra del Conservatorio
«Sarà una manifestazione Palermocentrica, ma ti volevo segnalare che in Sicilia Jazz Festival c’è anche un pizzico di Catania», mi corregge Paolo Sorge, valente chitarrista jazz e docente del suo strumento al Conservatorio “Vincenzo Bellini”. Il “pizzico” di sponda est è rappresentato proprio dalla scuola di jazz etnea coinvolta in due serate di quel Sicilia Jazz Festival che, tuttavia, continuo a chiamare Palermo Jazz Festival. Tant’è che le due serate si svolgeranno al Ridotto dello Spasimo, all’ombra del Monte Pellegrino.
Ed è durante una classica sosta nell’area di servizio Sacchitello sull’autostrada Catania-Palermo, all’altezza di Enna, che raggiungo al telefono Paolo Sorge. Insieme ai suoi allievi, si dirige verso Palermo per il primo appuntamento di martedì sera. Con lui, otto studenti, alcuni già conosciuti, componenti dell’Ottetto JazzCraft. Sono: Antonella Leotta voce; Biagio Schifano tromba; Angelo Di Stefano sax contralto; Kevin Muntoni trombone; Francesco Cerra chitarra; Enrico Caruso pianoforte; Tony Pinzone basso; Emanuele Primavera batteria.

Paolo Sorge per un decennio ha tenuto la cattedra di chitarra jazz al Conservatorio di Palermo ottenendo grandi risultati. «Ho diplomato chitarristi come Matteo Mancuso, Emilio Garofalo. Abbiamo creato un’orchestra jazz stabile con tre produzioni all’anno. Insomma, è diventato uno dei più grandi dipartimenti del Sud». Il cuore però batteva a Catania, la sua città natìa, E, quando lo scorso novembre, si è aperta la possibilità si è trasferito sulla costa jonica. «Dal gennaio 2023, infatti, il vecchio Istituto Bellini è stato statizzato, diventando ufficialmente un Conservatorio», spiega. «Lo scorso novembre ho preso servizio a Catania e da marzo sono stato eletto dai miei colleghi coordinatore della scuola di jazz. Le cattedre in questo momento non sono tantissime, c’è quella mia di chitarra jazz, poi c’è quella di musica d’insieme jazz della quale è titolare Dino Rubino, quella di canto e jazz che vede Rosalba Bentivoglio agli ultimi due anni di servizio prima della pensione e poi quella di batteria che è di Francesco Cusa. Altri insegnamenti, come quello di basso elettrico curato da Alberto Fidone, sono a contratto. L’istituto è quello di una volta, però ha cambiato il respiro. I Conservatori sono luoghi di didattica e produzione musicale, quello che è mutato sostanzialmente è che siamo finanziati dal ministero e regolati come gli altri Conservatori. Sono a tutti gli effetti come una università. La prossima frontiera sarà quella dei dottorati che sono stati regolamentati di recente».
La scuola di jazz, come quella di musica elettronica di Renato Messina e Manuele Casale, dipendono dal Dipartimento nuovi linguaggi e tecnologia musicali. Manca, invece, un indirizzo pop-rock. «Io non sono molto favorevole perché dobbiamo ancora entrare a pieno regime con la scuola di jazz dove ci sono tante cose da migliorare, come seminari, masterclass, laboratori», tiene a sottolineare Sorge. «Puntiamo in alto, anche a entrare in relazione con realtà che operano sul territorio, chiamando artisti che vengono a suonare a Catania. Uno dei primi atti è stata una convenzione stipulata con l’associazione Algos, che s’impegna a dare visibilità ai migliori studenti ospitandoli all’interno delle loro rassegne ma anche di prestarci gli artisti che vengono al Monk o a Jazz in Vigna per realizzare seminari e masterclass. Sarebbe auspicabile una collaborazione anche con Catania Jazz e il Brass Group, con i quali al momento non esistono convenzioni scritte. Con il Brass abbiamo una convenzione per Sicilia Jazz. C’è un protocollo di intesa interessantissimo con l’Associazione musicale etnea che va avanti da tre anni per quanto riguarda la musica classica, il presidente Biagio Guerrera per il prossimo anno intende coinvolgerci anche come scuola di jazz».


L’obiettivo del docente-chitarrista-compositore è quello di creare laboratori pratici. «Quello che manca in tutte le università italiane: laboratori dove si possa passare dalla teoria alla produzione artistica. Un buon esempio è il gruppo coinvolto nel Sicilia Jazz Festival: otto elementi che suonano il risultato di questo mio laboratorio. Io sono il loro tutor di produzione».
Martedì l’esibizione dell’Ottetto JazzCraft è stata preceduta dall’esibizione di tre giovani e talentuose cantanti catanesi – Giorgia Coppola, Giorgia Scardaci, Gabriella Torre – accompagnate da una sezione ritmica formata da Gabriele Santangelo, pianoforte; Gabriele Florio, basso; Giuseppe Vecchio, batteria. Mentre giovedì 4 luglio, sempre al Ridotto dello Spasimo, alle ore 18, i docenti del Conservatorio si incontrano sul palco nel loro primo anno da colleghi nel Bellini Jazz Five: insieme suoneranno Rosalba Bentivoglio, Paolo Sorge, Dino Rubino, Alberto Fidone e Francesco Cusa. In serata, alle 20:30, Manuela Atria, cantante che di recente ha conseguito il diploma accademico di I livello in canto jazz, presenterà “live” la sua tesi di laurea su Betty Carter accompagnata da Antonino Pagano (piano), Ivan Rinaldi (c/basso) e Stefano Ruscica (batteria).

Una sessantina circa gli iscritti finora alla scuola di jazz del Conservatorio “V. Bellini” di Catania tra corsi di laurea di primo livello, il triennio, e quelli del biennio di secondo livello. «Nell’anno accademico 2025/26 dovremmo implementare anche i corsi propedeutici a quelli accademici che porteranno più giovani, perché adesso gli studenti sono tutti maggiorenni, un’età media di 22 anni con punte di 30. Ci sono anche musicisti più esperti che si stanno prendendo il titolo adesso», indica Paolo Sorge. Che annuncia: «Il prossimo step è la creazione di un’orchestra jazz del Conservatorio».