Interviste

Mario Venuti tra Catania, Bahia e Napoli

Ospite d’onore venerdì 30 giugno all’inaugurazione del Marranzano World Fest, il giorno dopo ritirerà sotto il Vesuvio il Premio Carosone per la sua canzone “Napoli-Bahia”. Un’estate camaleontica in cui suona da solo, in duo, con la band, in trio jazz, brasileiro, cantautorale, newpolitano e perfino dialettale con l’orchestra
Mario Venuti (foto Angelo Orefice)

Ciao Mario, dove sei? A Catania, a Noto, a Napoli o a Bahia? «A Catania, sono a Catania», sorride Mario Venuti. Un’estate camaleontica quella di quest’anno per l’autore di Fortuna, con continui spostamenti e cambi di pelle. Da solo, in duo chitarra e piano come l’altra sera a Gravina, con la band, in versione brasileira, jazz, cantautorale, newpolitano e perfino sicula. Insomma, di tutto e di più.

Venerdì 30 giugno sarà l’ospite d’onore della serata inaugurale del Marranzano WorldFest al Palazzo della Cultura di Catania. «Era nata come una ospitata per Manola Micalizzi e la sua Banda, alla quale si aggiunge il bravissimo chitarrista Roberto Taufic, che in questi giorni sta insegnando al Conservatorio di Catania. “Vieni a fare un po’ di pezzi con noi!”. Ed è diventato un concerto. Ho convocato la mia sezione d’archi e farò pezzi miei e sudamericani. Sarà una festa brasiliana!».

Da Catania-Bahia a Napoli. L’indomani, sabato 1 luglio, Mario Venuti sarà infatti all’Arena Flegrea della città del Vesuvio per ricevere il prestigioso Premio Carosone per la canzone Napoli-Bahia. In quella occasione renderà omaggio ad Alan Sorrenti, Premio Carosone dell’anno scorso, cantando Figli delle stelle.  «È stato Federico Vacalebre, giornalista e biografo ufficiale di Renato Carosone, ad assegnarmi questo riconoscimento che mi accosta a un personaggio straordinario, le cui canzoni piene di ironia fanno parte dell’immaginario di tutti». 

Il Premio Carosone, come chiarisce lo stesso Federico Vacalebre, «non è soltanto un tributo all’americano di Napoli, al primo grande contaminatore capace di rinnovare una tradizione verace senza rinnegarla, ma anche un carosello newpolitano di omaggi, di riconoscenza per i maestri e di scommessa per i talenti emergenti». 

Mario Venuti la contaminazione l’ha frequentata da sempre, sin dai tempi dei Denovo arrivando sino al nuovo singolo Napoli-Bahia, entrato in heavy-rotation in molte emittenti radiofoniche e nel quale mette insieme Maradona e Pelé, Nero a metà, pizza e Orixà. «Una canzone con la quale ho riscoperto le mie origini campane», spiega il cantautore nato a Siracusa e cresciuto a Messina prima di trasferirsi in pianta stabile a Catania. «Mia madre era di Castellammare di Stabia. Da piccolo spesso trascorrevamo l’estate lì e capitava di andare a Napoli. Questo rapporto, trascurato nel tempo, l’ho riscoperto attraverso alcuni amici e le vibrazioni positive che arrivavano da Napoli, come la vittoria dello scudetto. Ho visto che è una città in grande spolvero, molto meglio di Catania, e dire che la città ha attraversato momenti difficili, come nell’emergenza rifiuti. Oggi è più pulita di Catania che è sommersa dalla spazzatura».

Sergio Endrigo nel 1993 cantava Com’è lontana Bahia, tu invece l’hai trovata dietro l’angolo.

«Per me Bahia è sempre vicina, anche se da un po’ di tempo non la frequento. L’accostamento è di carattere culturale. Sono due città che non sono capitali, lo sono state nel passato, Napoli del Regno delle Due Sicilie, oggi decadute, ma che hanno avuto un destino importante: marchiare culturalmente le rispettive nazioni. La canzone italiana più famosa al mondo è ‘O Sole mio ed è napoletana. Bahia rappresenta l’80% del Brasile africano, dove c’è il culto degli orixà (dei danzanti, nda). Il samba è nato lì. Da lì vengono tutti i grandi della musica brasiliana: Caetano Veloso, Gilberto Gil, João Gilberto. Sono due città laboratorio umano, città problematiche ma vitali, piene di gioia. È questa similitudine che ho voluto sottolineare con la canzone Napoli-Bahia».

Il 7 luglio l’artista siciliano sarà ospite dell’Istituto Italiano di Cultura a Istanbul, dove porterà il fortunato Tropitalia Tour insieme con l’amico e complice Tony Canto, per poi indossare le vesti di jazzista e suonare il 28 luglio nella Tenuta San Michele, Santa Venerina (Ct) per il festival “Jazz in Vigna” in versione trio con Dino Rubino al pianoforte e flicorno e Peppe Tringali alle percussioni. 

«Tutti questi cambiamenti hanno conseguenze anche nel modo di affrontare il concerto e interpretare le canzoni», spiega Venuti. «Quando suono da solo e mi accompagno con la chitarra devo abbassare le tonalità. Con la band, invece, la tonalità ritorna quella originale. Una volta mi lamentavo, perché mi confondevo, oggi, forse per la maturità raggiunta (in ottobre arriva alla boa dei 60 anni, nda), forse perché ho trovato lo spirito giusto, ancora non ho cominciato a brontolare e mi sto divertendo moltissimo».

Non solo la tonalità cambia, ma anche lingue e dialetti. Nel singolo Napoli-Bahia canta in tre lingue – italiano, napoletano e portoghese – e poi nello spettacolo Sicilia, la musica della madre terra, presentato al Bellini di Catania e a Vittoria, accompagnato dall’orchestra, canta in dialetto Cocciu d’amuri, canzone di Lello Analfino dei Tinturia, e Mi votu e mi rivotu, cavallo di battaglia di Rosa Balistreri che Venuti cantò insieme con Carmen Consoli nel corso della trasmissione Scalo 76 in onda su Rai2 tra il 2007 e il 2009. «Anche questa è stata una bella esperienza, speriamo possa continuare».

Da sinistra: il rapper Lucariello, Fabiana Martone dei Nu Genea, Mario Venuti e il percussionista Neney Santos

Nel nuovo singolo, per la prima volta, introduce il rap. «E non per una concessione alle tendenze, ma perché quella canzone chiamava la partecipazione di un rapper», tiene a sottolineare. La scelta è caduta su Lucariello, «che è stata una scoperta». «Non è più un ragazzo, ma un artista con il quale puoi confrontarti, culturalmente molto vicino. È amico di Saviano, ha avuto un ruolo in Gomorra ed ha svolto lavoro sociale nelle carceri. Con lui, Fabiana Martone dei Nu Genea e Neney Santos, mio storico percussionista, abbiamo formato una sorta di Black Eyed Peas de noantri».

Napoli-Bahia porta la firma di Pippo “Kaballà” Rinaldi nel testo e, molto probabilmente, è il primo di una lunga serie di singoli che anticiperanno il nuovo album. «Che è quasi pronto, siamo ormai alle fasi finali. Contiene una canzone interamente mia, musica e testo, tre belle idee di Tony Canto con la partecipazione mia e di Pippo e poi i brani composti in coppia con Kaballà», annuncia Mario Venuti. «Il nuovo metodo di fruizione della musica di procrastinare la pubblicazione dell’album con una serie di singoli non mi consente di fissare ancora una data d’uscita. Di sicuro, alla fine delle ferie ci sarà un nuovo singolo».

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