Interviste

Il duo Radizi sulla via delle musiche possibili

– La formazione italo-spagnola formata da Francesco Di Cristofaro e Ramón Rodriguez Gómez getta “Cal y cemento” fra il mondo arcaico e quello moderno, creando un ibrido fra cornamuse ed elettronica, etno e trance
– «L’idea è di avviare un processo “costruttivo e modellante” di un nuovo modo di pensare ed immaginare la tradizione. La calce è l’elemento legante tra le radici ed il presente, mentre il cemento è l’elemento fortificante»

Camminando lungo la via delle musiche possibili indicata da Jon Hassell, dieci anni fa si sono incontrati il campano Francesco Di Cristofaro e spagnolo Ramón Rodriguez Gómez. «Ci siamo conosciuti al Conservatorio di Vicenza, dove eravamo entrambi studenti del corso di “Tradizioni musicali extraeuropee ad indirizzo indologico”», racconta l’italiano. «Entrambi con la passione per le musiche tradizionali. Io ero affascinato dal mondo delle cornamuse dell’area nord della penisola iberica. Da diversi anni mi occupavo dello studio del repertorio tradizionale della zona al confine tra Nord del Portogallo, Castilla y Leon e Galicia».

È naturale che fra i due, entrambi curiosi polistrumentisti e sperimentatori, inizi una collaborazione che li vede dapprima suonare insieme in diversi dischi e, negli ultimi due anni, dare vita al nuovo progetto Radizi, interamente dedicato a re-immaginare la tradizione iberica. «La parola è volutamente un ibrido tra lo spagnolo “raiz” e l’italiano “radici”», spiega ancora Di Cristofaro. «L’idea era quella di rimarcare nel nome sia la provenienza del duo sia l’approccio a mescolare suoni e idiomi differenti».

Francesco Di Cristofaro e Ramón Rodriguez Gómez

Cal y cemento è la prima pietra del progetto del duo italo-spagnolo, pubblicato a inizio aprile dalla coraggiosa e intraprendente Liburia records, etichetta che si sta distinguendo per una produzione di grande spessore e contemporaneità nell’ambito della world music. L’album collega idealmente la Napoli del Cinquecento dominata dagli spagnoli al mondo ancestrale della penisola iberica, in un viaggio che dal Medioevo porta dritto alle musiche possibili alle quali si accennava, dove cornamuse e marranzano dialogano con l’elettronica, fin quando il mondo moderno, urbano irrompe su quello arcaico, rurale, e si viene proiettati in atmosfere EDM, di electronic dance music, aprendo nuove prospettive fra sonorità industriale e atmosfere trance. 

Perché il titolo “Calce e cemento”?

«Il titolo nasce dall’esigenza di avviare un processo “costruttivo e modellante” di un nuovo modo di pensare ed immaginare la tradizione. In questo modo la calce è intesa come elemento legante tra le radici ed il presente, mentre il cemento è l’elemento fortificante tra le due».

I brani sono scritti a quattro mani?

«La stesura del disco è avvenuta durante una serie di residenze artistiche tra Catalunya e Campania. Abbiamo avuto modo di lavorare in studio e dedicarci in una prima fase alla composizione, avvenuta a quattro mani, e successivamente alla fase di registrazione».

Se i primi due brani dell’album – Mulos y Girasoles e Junto al Romero – mantengono legami con la tradizione, Charro de Madrugada è electronic music dance pura, è trance.

«L’idea era quella di mettere in scena diversi aspetti della musica di radice iberica cercando di portarla anche ad una visione attuale. Charro de Madrugada è sicuramente uno dei tentativi di proporre all’oggi una dimensione di danza rurale nel nostro contesto presente».

Cal y cemento, il brano titolo, sembra un flamenco 3.0.

«In questo brano abbiamo cercato di utilizzare noise, field recordings e altri rumori registrati in Andalucia qualche tempo fa. L’idea principale era quella di ibridare le ritmiche ed il suono delle mani, usate in maniera incredibile nel flamenco, con suoni provenienti dal mondo urbano».

Nel canto di Saeta al Gran Poder, come in altri si percepisce una parentela con la musica napoletana. Frutto di passate dominazioni?

«La Saeta è una forma di canto utilizzata principalmente durante i riti della Settimana Santa in Andalucia. In questo brano abbiamo avuto il piacere di avere come ospite Aroa Fernandez, una delle promesse del nuovo flamenco. Sicuramente l’impatto del mondo iberico è stato inevitabile sulla cultura del Sud Italia ed in particolare modo in quella napoletana. Quindi senza dubbio le connessioni, anche di carattere musicale, sono radicate e ben presenti».

Questo, alla fine, è un album che può andare bene anche nelle notti di Ibiza.

«Questo disco non è nato con una prospettiva di fruizione decisa a monte. L’idea era quella di provare a immaginare un nuovo modo di pensare e legare la tradizione ai contesti attuali. Il processo compositivo si è svolto in maniera naturale, senza nessuna forzatura. Sicuramente i livelli di ascolto e di fruibilità sono vari e quindi aperti a diverse fasce di pubblico».

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