Interviste

La “Bella storia” degli Statuto, ultimi mod

Un racconto di rabbia, stile e ska nel doppio album celebrativo dei quarant’anni di attività della band torinese. «Siamo operai della musica, non abbiamo mai voluto essere superstar», dice Oscar Giammarinaro, anzi Oskar, frontman del gruppo d’origine palermitana. Il ricordo di Ezio Bosso e il pasticciaccio della partecipazione a Sanremo risolto da una votazione. Il boicottaggio subìto per le loro idee politiche. «La Sinistra? Deve trovare una nuova identità»

Correvano gli anni Ottanta, in Piazza Statuto a Torino i mods scorrazzavano a bordo di Vespe e Lambrette, ascoltando ska, per poi la notte scontrarsi sul Lungo Po con punk e paninari. «La rabbia c’è, dentro di me, la ribellione è un’illusione, devo cambiare me stesso», cantavano gli Statuto.

Quarant’anni dopo, in Piazza Statuto a Torino, ogni sabato i mods continuano a incontrarsi. Ci sono giovanissimi e settantenni, tre o quattro generazioni insieme. La notte non si scontrano più con i punk sul Lungo Po. «Una bella storia che non rinnegherò, anche se hai tradito dentro il cuore», cantano gli Statuto.

Ed è davvero una Bella storia, come recita il titolo del doppio album celebrativo dei quarant’anni di attività, quella della band torinese. Nata nel 1983, in Piazza Statuto a Torino. 

«Rimasi folgorato dai videoclip dei Madness a fine 1980. Scoprii quindi lo ska revival della 2Tone e artisti appunto come i Madness ma anche Selecter, Specials, Bad Manners e iniziai a vestirmi come loro», racconta al telefono Oscar Giammarinaro, anzi oSKAr, frontman degli Statuto. «Mi notò un compagno di scuola della mia ragazza del periodo. Un mod che m’invitò ad andare a trovarli in piazza Statuto e ci andai per la prima volta il 13 febbraio 1982. Da lì in poi iniziai a scoprire pian piano la cultura mod sotto tutti gli aspetti e capii che il Modernismo era la mia dimensione di vita ideale».

Perché Piazza Statuto, forse perché vent’anni prima, nel 1962, fu scenario di una rivolta operaia?

«No, non ci sono legami con i moti degli anni Sessanta, anche se esiste un’affinità ideale. È stato ed è ancora un luogo di ritrovo mod a Torino. Abbiamo scelto questo nome proprio per darci subito una chiara identità».

Come si spiega il fenomeno mod a Torino?

«Perché è una città con una caratterizzazione sociale proletaria. Il movimento mod nato negli anni Cinquanta in Inghilterra aveva una connotazione legata alla working class ed era antirazzista. Si guardava alla musica giamaicana o alla black music afroamericana».

Oscar Giammarinaro, musicista e cantante, leader e fondatore degli Statuto, il primo gruppo in assoluto – nonché il più longevo – a suonare ska con testi in italiano, oggi è un docente di musica in una scuola media del capoluogo piemontese ma ancora mantiene il suo stile di vita mod: ska, il tifo per il Torino e lo scooter. «Io ho una Vespa, la mia fidanzata una Lambretta».

Supertifosi del Toro, c’è una sorta di parallelismo fra la “bella storia” degli Statuto e quella della squadra granata. Comprese, purtroppo, le tragedie. «Abbiamo una filosofia identica: l’importante non è vincere, ma essere quello che siamo. Mettercela tutta, puntando sul nostro impegno, sulla coerenza, sull’onestà. È la storia del Toro ed è anche la nostra storia. Le tragedie, in un arco di tempo lungo quarant’anni, ci possono stare…».

Sono quelle del bassista Rudy Ruzza, scomparso lo scorso marzo e il disco è la preziosa testimonianza del suo ultimo concerto con la band, e di Xico, il nome d’arte con il quale aveva esordito Ezio Bosso nel primo album degli Statuto, Vacanze del 1988. 

«Con Ezio eravamo compagni al Conservatorio», ricorda Oscar. «Io studiavo contrabbasso al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino e quando ero al quarto anno avevo conosciuto Ezio che faceva le scuole medie. Anche lui studiava contrabbasso. Ricordo che aveva subito manifestato interesse per la musica che ascoltavamo, al nostro modo di vestire e al movimento. Così anche lui aveva cominciato all’epoca a frequentare la nostra piazza, Piazza Statuto. Ezio abbracciò subito l’essere mod e quando con gli Statuto io decisi di non suonare più il basso ma solo di cantare, lui si propose di suonarlo e rimase nella band per circa due anni. Registrò con la band il nostro primo disco. Poi però lasciò il Conservatorio perché ebbe dei problemi con un maestro e decise di studiare altrove, prima in Francia e poi in Austria. Adesso gli abbiamo dedicato i giardini di Piazza Statuto».

Giacca, cravatta, parka e Vespa: da Piazza Statuto all’Ariston di Sanremo. Era il 1992. «Ma non era nostra intenzione partecipare al Festival. È una storia piuttosto articolata». E Oscar comincia a ricostruirla: «I discografici ci dissero di scrivere una canzone ironica su Sanremo, sul “magna magna”, da farla uscire nel periodo del Festival. Noi scrivemmo Abbiamo vinto il Festival di Sanremo per inserirla nell’album Zighidà. A quel punto venne il direttore della Emi dicendoci: “La canzone è divertente, iscriviamola al Festival. Sicuramente sarà bocciata e noi denunciamo la censura promuovendo così l’album”. La canzone, invece, fu accettata e noi ci trovammo iscritti alla gara delle “Nuove proposte”. Ci opponemmo, non volevamo andarci. Davanti alle pressioni dei discografici, abbiamo chiesto ai mod di scegliere. La votazione ebbe luogo in Piazza Statuto: su 73 votanti, 71 furono favorevoli alla partecipazione, un astenuto (io) e un contrario. Secondo la maggioranza, Sanremo sarebbe stata una occasione per far conoscere la cultura mod e lo ska. Da allora, in effetti, la nostra carriera fu in ascesa, anche se non siamo mai diventati superstar, né era nostra intenzione. Noi ci consideriamo degli operai della musica».

Non son tutte rose e fiori. Tra le prerogative degli Statuto, posizioni politico ideologiche sempre nette e dirette, a fianco dei più deboli, per la giustizia sociale, contro i potenti. Ne pagano le conseguenze quando in È tornato Garibaldi attaccano piuttosto esplicitamente la Lega Nord che, ai tempi, nel 1993, stava crescendo a dismisura, venendo esclusi dalle programmazioni radiofoniche e da festival.

«Quando prendi posizioni critiche nei confronti dei centri del potere, ti devi aspettare difficoltà ad avere spazi di visibilità», commenta oSKAr. «Non saremmo stati noi stessi se ci fossimo autocensurati. La musica è un mezzo attraverso il quale esprimere le nostre idee, il nostro stile».

Gli Statuto

Band torinese, con il cuore granata, ma con una vena siciliana. Oscar Giammarinaro è, infatti, di Palermo. «Purtroppo ho avuto poche occasioni di tornare in Sicilia», si lamenta. «Abbiamo suonato tre volte a Palermo, una a Catania e un’altra volta in provincia di Trapani. Troppo poco. Eppure, è andata sempre bene. Suonare al Sud è eccitante. Anche adesso, abbiamo tanti concerti in programma, nessuno al Sud».

Un mistero al quale il frontman degli Statuto non riesce a dare una motivazione. Che, invece, trova per il disastro della Sinistra alle recenti elezioni amministrative. «Sono ipercritico, soprattutto per tutto quello che è successo prima. Chi avrebbe dovuto rappresentare le classi sociali basse si è impegnato in attività poco utili alle periferie. Non sono state date risposte ai diritti sociali. E adesso quei pochi che vanno a votare scelgono il governo, che non è la soluzione giusta. Dal male in peggio. La Sinistra deve cercare una nuova identità, rappresentare gli ultimi, le periferie, i disoccupati, condurre battaglie per la sanità e la scuola pubbliche».

Quarant’anni dopo, in Piazza Statuto a Torino, ogni sabato i mods continuano a incontrarsi. Avranno qualche anno in più e qualche capello in meno, ma hanno sempre la stessa «voglia di cambiare il mondo e non morir: cuori rabbiosi senza età, figli della strada e povertà. Queste panchine ci han visto crescere davvero… Noi non smettiamo di sognare, non smettiamo di lottar».

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