Disco

Il genio di Jack McDuff, colonna del soul jazz

Viene pubblicato postumo l’album “Live at Parnell’s”, storico documento di quattro notti di musica nel famoso club di Seattle nel giugno del 1982. “Brother Jack”, secondo per importanza solo a Jimmy Smith, è stato un virtuoso dell’organo Hammond. La storia del disco

Un importante avvenimento discografico, è quello che in questo scorcio d’estate, riguarda il genio di Jack McDuff, eccellente bandleader, secondo per importanza a Jimmy Smith, e organista, meglio dire “hammondista”, sì perché il suono di questo strumento si è contraddistinto da tutte le tastiere ed ha caratterizzato tanti generi dalla musica sacra, al jazz, al rock.

“Brother Jack”, così è chiamato negli ambienti fumosi del jazz, era un cavallo di razza che correva carico di groove nelle praterie del soul jazz dalla fine dei Cinquanta e per tutti gli anni Sessanta. Il soul jazz era un sottogenere del jazz che prendeva spunti da hard bop, blues,soul, gospel e rhythm n’ blues spesso caratterizzato dal hammond trio (combo di base con hammond, batteria e chitarra o sax, il registro basso era affidato allo stesso hammond) popolarissimo nei jazz club e nei bar di quegli anni.

L’ operazione discografica condotta dalla specialista in queste operazioni “d’archeologia musicale”, la Soul Bank è la pubblicazione di un album Live at Parnell’s (https://soul-bank-music.lnk.to/LiveatParnells), composto da quindici brani selezionati da una serie di concerti di quattro notti nel famoso club di Seattle, nel giugno 1982, con il quartetto che comprendeva, oltre al leader, Danny Wollinski al sax; Henry Johnson alla chitarra e Garrick King alla batteria. Registrate su una cassetta C60, le tracce sono state sottoposte a un ampio restauro audio, utilizzando la tecnologia A.I, per trasformarle in queste incredibili registrazioni. Il disco, in uscita il prossimo settembre è anticipato da un digitale che presenta due tracce inedite Walking The Dog, un groove grintoso, bluesy, swinging alla moda, e Untitled D Minor, epica fusion jazz-dance frenetica.

Il resto del repertorio si dipana tra standard magnificamente riarrangiati e brani originali pervasi da questa meravigliosa attitudine funky, con le sue linee di basso solide e gli assoli intrisi di blues bilanciati da melodie intelligenti, quasi pianistiche e interessanti progressioni e frasi all’unisono con il sax e la chitarra. Quartetto in gran spolvero, dunque!

Greg Boraman, “boss” di Soul Bank spiega la storia di questa straordinaria e inedita pubblicazione di una leggenda del jazz. Fu nell’invitante ambiente del club Parnell, vero covo del miglior soul jazz di Seattle, che Jack McDuff portò il suo quartetto per un impegno di una settimana nel giugno 1982. L’ingegnere del suono residente nel club era Scott Hawthorn: era un appassionato organista jazz, che naturalmente amava vedere da vicino uno dei più grandi esponenti dell’organo jazz di sempre. Fu lui a realizzare queste registrazioni private originali. «Durante questa visita di una settimana a Seattle nel luglio del 1982, Jack portò il suo Hammond B-3, un modello ben utilizzato, dei primi anni Settanta», ricorda Hawthorn. «L’avevo conosciuto abbastanza bene durante molte delle sue precedenti visite a Seattle. Di solito era un uomo taciturno, ma a volte aveva anche un acuto senso dell’umorismo. Poteva essere lunatico e in grado di trasmettere una profonda tristezza nel suo modo di suonare, e penso che questo sia uno dei tratti che lo ha reso un musicista così commovente. Altre volte il suo stile, specialmente sul blues, era gioioso con un ritmo roboante. Jack era un arrangiatore superbo, un musicista letterato che leggeva e scriveva manoscritti. Certo, è famoso come uno swinger duro, ma i musicisti tengono la sua abilità di arrangiamento in soggezione. Il grande gusto e il suono della sorpresa erano il suo tratto. Questo è ben illustrato da queste performance».

Raccontai a Jack della morte di Sonny, mentre camminavamo sul retropalco, senza nemmeno considerare che avrebbe potuto influenzare la sua performance. Jack si sedette all’organo con lo sguardo sbalordito, e poi prima di iniziare Fly Away mormorò tranquillamente le parole: “Chinate il capo e piangete, voi tutti”. Abbiamo conservato quel momento toccante in queste registrazioni restaurate.

Scott Hawthorn

Hawthorn ricorda un altro aneddoto: «Ero seduto al bar, prima del concerto e mi era appena stato detto che l’amico di Jack, il leggendario sassofonista Sonny Stitt, con cui Jack registrò diversi album classici, era appena deceduto. Raccontai a Jack della morte di Sonny, mentre camminavamo sul retropalco, senza nemmeno considerare che avrebbe potuto influenzare la sua performance. Jack si sedette all’organo con lo sguardo sbalordito, e poi prima di iniziare Fly Away mormorò tranquillamente le parole: “Chinate il capo e piangete, voi tutti”. Abbiamo conservato quel momento toccante in queste registrazioni restaurate. Era ovvio dalla bellissima intro suonata da Jack che era profondamente commosso. Più avanti in questa traccia, ha usato il suo famoso trucco di avere la band che suona l’incipit melodico tra ogni assolo. Così l’assolo finale della melodia era quello dell’organo, e per questo organista di lunga data, è un assolo semplicemente elettrizzante».

Greg Boraman, nel 1999 venne a conoscenza delle quindici tracce possedute da Scott Hawthorn, tramite una ricerca in rete. «I disturbi audio erano tanti a partire da un altoparlante “Leslie” ronzante ed una notevole quantità di interruzioni del nastro in alcuni punti. Originariamente registrati su cassetta, sono stati successivamente digitalizzati nei primi giorni di quella tecnologia. Al momento in cui li ho ascoltati per la prima volta, non potevano essere ottimizzati», spiega il “boss” di Soul Bank. «Nei ventidue anni successivi a quando mi sono imbattuto per la prima volta nelle registrazioni originali di Scott, la tecnologia audio si era sviluppata a passi da gigante precedentemente inimmaginabili. Alla fine, ho iniziato a pensare che, con il trattamento corretto e diligente, queste incredibili prestazioni potessero essere ripristinate e rese disponibili per la prima volta. Con l’aiuto di alcuni ingegneri specialisti l’operazione di remastering fu portata al termine con successo».

Quello che il disco offre è uno sguardo affascinante su un autentico esempio di vita jazz di un artista che fa quello che aveva fatto per oltre vent’anni: stare sulla strada insieme ai suoi fedeli strumenti, organo Hammond B-3, pedali del basso, panca, altoparlante Leslie e compagni di band al seguito; suonare per la gente, diffondere buone vibrazioni, divertirsi e, naturalmente, essere pagati per fare ciò che ami. Un evento, che una volta tanto travalica l’operazione commerciale per abbracciare la storia della musica e rendere testimonianza di grandi artisti, come appunto “Brother” Jack McDuff.

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