Disco

Brian Eno: un album in difesa del Pianeta Terra

«Come tutti – tranne, a quanto pare, la maggior parte dei governi del mondo – ho pensato al nostro futuro precario e limitato, e questa musica è nata da tali pensieri». «Dobbiamo innamorarci di nuovo, ma questa volta della Natura, della Civiltà e delle nostre speranze per il futuro». Il nuovo disco s’intitola “Foreverandevernomore” ed uscirà il 14 ottobre

Brian Eno ha inventato l’ambient music. Adesso con la sua musica vuole lanciare un messaggio per difendere l’ambiente minacciato dall’inquinamento e dalla crisi climatica. È questo il significato di Foreverandevernomore, l’album che pubblicherà il prossimo 14 ottobre, il suo ventiduesimo in studio e uno dei pochi in cui canta nella maggior parte dei brani. Ad annunciare l’uscita, il geniale musicista, compositore e produttore, all’anagrafe Brian Peter George St. John le Baptiste de la Salle Eno, ha fatto uscire il brano There Were Bells, una delle dieci tracce che compongono il nuovo album.

La copertina di Foreverandevernomore, ventiduesimo album in studio di Brian Eno

There Were Bells è stata scritta da Brian Eno per un’esibizione insieme a suo fratello Roger presso l’Acropoli di Atene, patrimonio mondiale dell’Unesco, nell’agosto del 2021 (e da cui è tratto il video musicale). Il giorno del concerto c’erano 45 gradi e gli incendi imperversavano appena fuori città, tanto da indurre Brian Eno a commentare: «Ho pensato: siamo nel luogo di nascita della civiltà occidentale e probabilmente stiamo assistendo alla sua fine».

There Were Bells è uno struggente richiamo sull’attuale emergenza climatica, un tema che viene esplorato in tutto l’album. «Come tutti – tranne, a quanto pare, la maggior parte dei governi del mondo – ho pensato al nostro futuro precario e limitato, e questa musica è nata da tali pensieri. Forse è più corretto dire che ho provato dei sentimenti… e la musica è nata da quei sentimenti. Quelli di noi che condividono questi sentimenti sono consapevoli che il mondo sta cambiando a una velocità rapidissima e che ampie parti di esso stanno scomparendo per sempre… da qui il titolo dell’album», commenta Brian Eno. «Non sono canzoni di propaganda per dirvi a cosa credere e come agire. Sono piuttosto la personale esplorazione dei miei sentimenti. La speranza è che invitino voi, gli ascoltatori, a condividere queste esperienze ed esplorazioni. Mi ci è voluto molto tempo per abbracciare l’idea che noi artisti siamo in realtà dei mercanti di sentimenti. I sentimenti sono soggettivi. La scienza li evita perché sono difficili da quantificare e confrontare. Ma i “sentimenti” sono l’inizio dei pensieri e anche i loro accompagnatori a lungo termine. Le sensazioni sono la reazione di tutto il corpo, spesso prima che il cervello cosciente si metta in moto, e spesso con una lente ampia che comprende più di quanto il cervello sia coscientemente consapevole».

Brian Eno, all’anagrafe Brian Peter George St. John le Baptiste de la Salle Eno (credit Cecil Eno)

«L’arte è il luogo in cui iniziamo a prendere confidenza con questi sentimenti, in cui li notiamo e impariamo da essi», prosegue Eno. «Impariamo cosa ci piace e cosa non ci piace, e da lì iniziano a trasformarsi in pensieri attuabili. I bambini imparano attraverso il gioco; gli adulti giocano attraverso l’arte. L’arte offre lo spazio per “provare” sentimenti, ma è dotata di un interruttore di spegnimento: si può chiudere il libro o lasciare la galleria. L’arte è un luogo sicuro per sperimentare i sentimenti, quelli gioiosi e quelli difficili.  A volte questi sentimenti riguardano cose che desideriamo, altre volte riguardano cose che vorremmo evitare».

Sono sempre più convinto che l’unica speranza di salvare il nostro pianeta sia che iniziamo a provare sentimenti diversi nei suoi confronti: forse se ci reinnamorassimo di nuovo dell’incredibile improbabilità della vita

Brian Eno

«Sono sempre più convinto che l’unica speranza di salvare il nostro pianeta sia che iniziamo a provare sentimenti diversi nei suoi confronti: forse se ci reinnamorassimo di nuovo dell’incredibile improbabilità della vita; forse se provassimo rammarico e persino vergogna per ciò che abbiamo già perso; forse se ci sentissimo esaltati dalle sfide che dobbiamo affrontare e da ciò che potrebbe ancora diventare possibile. In breve, dobbiamo innamorarci di nuovo, ma questa volta della Natura, della Civiltà e delle nostre speranze per il futuro».

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