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Brando Madonia: l’avventura ricomincia

Undici anni dopo il debutto sanremese con i Bidiel e dopo qualche falsa ri-partenza, il musicista catanese pubblica il suo primo album da solista: “Le conseguenze della notte”. «Un disco sincero: è il mio ritratto in musica». I testi del fratello scrittore Mattia e duetti con l’attrice Ester Pantano e il rapper L’Elfo. «Talvolta Catania ti risucchia come un buco nero, e subito dopo ti regala una emozione gigantesca». «Non avverto il peso di un cognome importante»

Figlio d’arte si affacciò nel 2012 sulla scena musicale nazionale dal balcone di Sanremo Giovani, nascosto fra i compagni di band, i Bidiel. Non fu un’esperienza fortunata. Con la canzone Sono un errore non ottennero il lasciapassare per salire sul palco dell’Ariston e, dopo qualche anno, la band si sciolse. 

La copertina dell’album

Trascorsi più di dieci anni, dopo qualche falsa ri-partenza, per Brando Madonia comincia un nuovo percorso. «È una rinascita, una nuova avventura», si entusiasma. «La affronto in un modo diverso, da solista, dopo una evoluzione personale e artistica».

Le conseguenze della notte è il titolo del primo capitolo di Brando Madonia solista. Pubblicato per l’etichetta catanese Pulp Entertainment/ Ingrooves, dove il figlio dell’ex Denovo è approdato dopo tre singoli pubblicati per la Narciso records di Carmen Consoli. «Con Carmen ho registrato I pesci non invecchiano maiLa festa e Aurora, brani che ho presentato dal vivo in apertura dei suoi concerti e nei tour da apripista per Max Gazzè e Daniele Silvestri», racconta Brando. «Abbiamo lavorato due anni, poi nel marzo 2020, quando stava per uscire l’album, è arrivato il Covid ed ha bloccato tutto».

La frenesia, la fretta di ricominciare dopo due interminabili anni di attesa hanno spinto Brando ad accelerare i tempi e cambiare etichetta. «Carmen ha capito le mie esigenze, era passato troppo tempo, non potevo aspettare ancora».

A raffica escono tre singoli, Le particelle elementariChilometri e Io non odio te. Quest’ultimo alla vigilia della pubblicazione dell’album Le conseguenze della notte, da venerdì 12 maggio sulle piattaforme streaming con una cadenza insolita. L’album, infatti, contiene dieci tracce, ma due verranno centellinate nelle settimane successive. «Saranno aggiunte in un secondo tempo, come se il disco venisse aggiornato», aggiunge Brando. «Un modo per incuriosire l’ascoltatore e offrirgli dei “bonus”». 

Le tracce che appariranno in un secondo momento sono i duetti di Ad occhi chiusi con l’attrice Ester Pantano (Màkari) e La tempesta nel quale Brando riesce a far cantare il rapper L’Elfo. «Sono due amici di vecchia data», sorride. «Con Ester eravamo compagni di classe e lei mi chiedeva sempre: “Facciamo qualcosa insieme?”. Quando l’ho invitata a cantare nel mio album era felicissima. Anche con Luca (Rosario Luca Trischitta in arte L’Elfo, nda) siamo super-amici. Facciamo parte della stessa generazione, facciamo generi diversi, ma nutriamo una stima e un rispetto reciproci. Paradossalmente, la canzone che faccio con lui è la più malinconica e introspettiva di tutto l’album».

Un disco all’insegna della leggerezza e della semplicità, nel quale Brando non scimmiotta alcuno, né si piega alle tendenze del momento, seguendo la sua inclinazione pop melodica, senza rinnegare la vena beatlesiana che scorre in famiglia. Con in più la carta di testi originali, talvolta surreali e ironici, scritti dal fratello Mattia, talentuoso scrittore (Che vuoi che siaMahut), con frasi cult come: “E l’estate guardavamo gli aeroplani immaginando il disastro” o “il modo in cui dai fuoco alle mie rose è una mancanza di tatto” (nessun riferimento a Blanco) o ancora “chilometri di strade senza ombra e tu che urli al complotto”, tutte contenute in Chilometri. «Non voglio essere pesante, è un disco basato sui contrasti», sottolinea Brando. «Posso avere un aspetto malinconico e introverso, ma anche l’opposto».

Il mio è stato un cambiamento naturale. Non mi sono forzato di adeguarmi a un nuovo genere. È avvenuto tutto in modo spontaneo. L’album è il mio ritratto in musica: tante foto di momenti. Oggi si lavora molto sui singoli, a me piace ancora l’idea romantica dell’album. Ecco, il mio è un album sincero

Brando Madonia

In altre canzoni, come Metropolis, si avverte la sensazione di una fase di passaggio, di una linea d’ombra fra l’età adolescenziale e quella adulta. Oggi Brando ha superato i trent’anni e come La conseguenza della notte «tutto prende una forma diversa, lo sguardo sul mondo cambia e anche lo sguardo sulla musica cambia». «Ma è stato un cambiamento naturale», tiene a precisare. «Non mi sono forzato di adeguarmi a un nuovo genere. È avvenuto tutto in modo spontaneo. L’album è il mio ritratto in musica: tante foto di momenti. Oggi si lavora molto sui singoli, a me piace ancora l’idea romantica dell’album. Ecco, il mio è un album sincero».

Come il padre, che non ha mai voluto staccarsi dalla sua terra, anche Brando resta legato alla sua città, anche se nel singolo Io non odio te canta: “Catania è un buco nero e ogni strada ha la sua voce”. «Io resto innamorato della mia città, ma talvolta Catania ti risucchia come un buco nero, appunto, e subito dopo ti regala una emozione gigantesca. Sono i contrasti dei quali parlavo. Amo la mia città, la mia terra. Quando posso cerco di staccare per sentire la mancanza e tornare». Nel video della canzone lo si vede andare per la città vestito di bianco con le ali di un angelo e le frecce di Cupido: «All’inizio ero perplesso, poi ho visto che il risultato è divertente, ironico. Racconta di un rapporto conflittuale e di come sia sempre più difficile mantenere un equilibrio emotivo quando ci si confronta con gli altri, nella società e tra i singoli individui. Anche se non mi piace dare significati alle canzoni. Mi piacerebbe ascoltare le interpretazioni che danno gli ascoltatori, conoscere le loro sensazioni, i loro pareri».

Quello del papà è stato positivo. «Ha seguito con discrezione il mio lavoro, informandosi sullo stato dell’opera. Quando gli ho fatto ascoltare il disco è rimasto contento. È consapevole delle difficoltà che oggi incontra chi vuole fare il lavoro del musicista».

E il fatto di portare un cognome pesante ti rende più difficile questo percorso? Oggi hanno coniato il neologismo “nepobaby”, per indicare i figli di papà, il nepotismo nel mondo dello spettacolo.

«Non ho mai badato a questo risvolto. Mi fanno domande sul cognome e su mio padre, però non lo avverto come un peso. Non ho mai ascoltato reazioni negative. Anzi, ho sentito affetto sia nei confronti di papà sia nei miei. Certo, capiterà che a qualcuno stia antipatico, ma io non ci faccio caso».

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