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Al cinema. In campo la vecchia guardia

Le uscite in sala. Jane Fonda, Diane Keaton, Candice Bergen protagoniste di “Book club”, mentre Morgan Freeman è alle prese con un serial killer in “Muti”. Marco Bocci regista di sua moglie Laura Chiatti in “La caccia”. L’invecchiamento della popolazione al centro di “Plan 75”. Un cast di attori e cantanti vip nel film “La divina cometa” di Mimmo Paladino, viaggio dantesco nelle arti

BOOK CLUB – IL CAPITOLO SUCCESSIVO commedia, diretto da Bill Holderman, con Jane Fonda, Diane Keaton, Candice Bergen, Mary Steenburgen, Andy Garcia, Giancarlo Giannini, Don Johnson, Craig T. Nelson, Hugh Quarshie, Vincent Riotta. Durata 107 minuti.

Racconta come il gruppo migliori amiche, formato da Vivian (Jane Fonda), Sharon (Candice Bergen), Diane (Diane Keaton) e Carol (Mary Steenburgen), parta finalmente per quel viaggio di sole donne, che ha a lungo rimandato. Le quattro amiche portano il loro club del libro in Italia, ma quella che doveva essere una vacanza rilassante si trasforma ben presto in un’avventura in giro per l’Europa, quando qualcosa inizia ad andare storto e vengono rivelati alcuni segreti. È così che Vivian, Sharon, Diane e Carol vivranno un’esperienza che capita una volta sola nella vita. Voto: 3,5 su 5

MUTI thriller, diretto da George Gallo, Francesco Cinquemani, Luca Giliberto, con Morgan Freeman e Cole Hauser. Durata 92 minuti.

Racconta la storia del detective Boyd (Cole Hauser), che, dopo la morte della figlia, non è stato in grado di processare il delicato lutto. Pochi giorni prima del pensionamento, l’uomo si dedica anima e corpo nella spietata caccia a un serial killer, che ha commesso diversi omicidi secondo un crudele rituale tribale, il Muti. L’unica persona in grado di aiutare Boyd è il professor Mackles (Morgan Freeman), un antropologo di origini africane, che in verità nasconde un recondito e oscuro segreto. Voto: 2,5 su 5

LA CACCIA thriller del 2023, diretto da Marco Bocci, con Laura Chiatti e Filippo Nigro. Durata 100 minuti.

Tra favola familiare, molto noir e film di genere, già fuori concorso al TFF – Torino Film Festival, nella sezione “Favolacce”, il film segna il ritorno di Bocci dietro la macchina da presa dopo il suo esordio alla regia con A Tor Bella Monaca Non Piove Mai (2019) ed è il primo in cui dirige la moglie, Laura Chiatti. «È complicato dire come nasce questo film», spiega Bocci. «Comunque, deriva da una mia esperienza personale quando, quattro anni fa, dopo un’encefalite ho perso la memoria a breve termine. Allora mi sono chiesto: “Che cosa è una vita senza ricordi?” E, ancora: “Cosa succede quando questi diventano confusi come capita appunto ai fratelli protagonisti del film?”». Di scena un dramma familiare che segue appunto la storia di quattro fratelli, tre maschi e una femmina, che si riuniscono, dopo svariati anni, per l’improvvisa morte di un padre ingombrante che li ha educati alla “caccia” per affrontare le insidie della vita. Ora da questa educazione, almeno da quanto si vede nel film, i quattro, senza alcuna eccezione, non sono usciti troppo bene. C’è infatti Silvia (Chiatti) che ha problemi di tossicodipendenza e non solo; Mattia (Sermonti) è invece un pittore dalle alterne fortune e con una compagna, piuttosto impegnativa, aspirante cantante; Luca (Nigro) ha una concessionaria piena di auto di lusso e di debiti, mentre Giorgio (Pierobon) funzionario in un’azienda, ha che fare con una moglie e una figlia che vogliono vivere molto oltre le sue possibilità. Un quartetto di fratelli piuttosto complicato, quello messo in campo da Bocci, che dovrà vedersela, alla morte del padre, con un’eredità economica ed affettiva difficile da gestire. La scelta della moglie Laura Chiatti nel ruolo di Silvia? «È stato esattamente come mi aspettavo», commenta Bocci. «Lei è molto generosa come attrice e poi, con le sue personali sfumature, ha arricchito questo personaggio». Voto: 3,5 su 5

SIGNS OF LOVE drammatico, diretto da Clarence Fuller, con Patricia Arquette e Dylan Penn. Durata 98 minuti.

Ambientato nel quartiere di Port Richmond (Philadelphia), un sobborgo difficile dove le culture si mescolano e a regnare è la legge della strada. Qui, Frankie (Hopper Jack Penn), un giovane del nord di Philadelphia, sogna una vita migliore e fatica a garantire un’esistenza normale al nipote adolescente. Unica speranza, poter sfuggire alle insidie della microcriminalità e dell’abuso di sostanze in cui è già caduto suo padre. Quando Frankie incontra Jane (Zoë Bleu), una ragazza sorda di una famiglia benestante, sente improvvisamente di poter credere nell’amore e sperare in una vita migliore, ma solo a patto di riuscire a sfuggire alla difficile situazione della strada e all’influenza della sorella maggiore (Dylan Penn). «Sebbene sia un racconto di fantasia, io e il protagonista abbiamo esperienze di vita simili», sottolinea il regista Clarence Fuller. «Anch’io, come lui, ho un nipote che è come un fratello e un padre tossicodipendente e, nonostante le disfunzioni delle nostre famiglie, siamo entrambi degli inguaribili romantici. All’epoca della prima stesura di questa sceneggiatura, mi sono ispirato a Terrence Malick e alla sua capacità di raccontare una storia senza molti dialoghi». Voto: 3 su 5

LA DIVINA COMETA drammatico, diretto da Mimmo Paladino, con Laurie Anderson, Tomas Arana, Toni e Peppe Servillo, Francesco De Gregori, Alessandro Haber, Sergio Rubini, Nino D’Angelo

Un filosofo (Elio De Capitani) ragiona sulla simbolicità dei numeri nella natura. E avanti così, di allegorie e simboli, incarnati da un bel numero di interpreti: Peppe Servillo è il compositore Alfonso Maria de’ Liguori, Toni Servillo è un conte Ugolino che si muove tra blocchi di ghiaccio, Giovanni Veronesi è un tormentato Pontormo, Tomas Arana è Virgilio, Mimmo Borrelli un Giordano Bruno che si ribella sul rogo. Cristina Donadio presta il volto alla triade delle Furie, in una sovrapposizione di lingue diverse. Il film racconta come un attore e una famiglia di senzatetto si mettano in viaggio su di un treno, diretti verso una destinazione che li porterà alla ricerca di una nuova casa, un po’ come Giuseppe e la Vergine incinta. Il loro viaggio, però, diventa una messa in scena del viaggio dantesco nel quale l’attore ricopre il ruolo del Sommo Poeta, questa volta non accompagnato da nessuno nella discesa verso gli Inferi. Il numerologo cerca di trovare ogni volta un senso all’intera commedia, mentre tenta di raccontare il viaggio intrapreso tra i gironi infernali in un Inferno che sembra diventare sempre più simile a un presepe, mescolando la ricerca all’arte popolare. Si incontrano lungo il cammino personaggi iconici del primo regno ultraterreno della Commedia, come il conte Ugolino e Paolo e Francesca, che raccontano lo scontare della loro pena con aneddoti legati alla storia della fotografia e della pittura, intrisa di simboli e parole. Quello che vediamo è un Dante, che rimane ammutolito e zittito dalle scene di guerra, di miseria e dall’udire bestemmie, in un percorso dentro il tempo e lo spazio della creatività e delle idee più eretiche. La famiglia di senzatetto è alla semplice ricerca di un riparo e un po’ di cibo, ma questa disperata ricerca diventerà sempre più un indovinello. Voto: 4 su 5

LOVE AGAIN sentimentale, diretto da Jim Strouse, con Sam Heughan e Priyanka Jonas Chopra. Durata 104 minuti.

È la storia di un incontro del tutto inatteso. Dopo la morte del suo fidanzato, Mira (Priyanka Chopra Jonas) trova conforto nel continuare a mandare messaggi al suo vecchio numero di cellulare. Gli racconta quello fa e quello che prova, gli dichiara più volte il suo amore pensando che questi messaggi resteranno in qualche modo privati. Non immagina invece che quel numero ora appartiene a qualcun altro, si tratta di Rob (Sam Heughan), un giovane giornalista che riceve tutti i suoi messaggi. Rob è profondamente colpito e toccato dal contenuto dei messaggi di Mira, e non smette di pensarci. Quando all’uomo viene assegnato il compito di intervistare la cantante Céline Dion per scrivere un articolo, non può fare a meno di confidarsi con lei e chiederle consigli su come fare a scoprire chi c’è dietro a quei messaggi. Ai suoi occhi Céline è un’esperta in questioni amorose, saprà dargli il consiglio giusto e lo aiuterà a conquistare il cuore di Mira. Voto: 3,4 su 5

PLAN 75 drammatico, diretto da Chie Hayakawa, con Chieko Baisho e Hayato Isomura. Durata 108 minuti.

È ambientato in Giappone in un futuro prossimo, quando un programma governativo cerca di contenere quella che è ormai un’emergenza nazionale: l’invecchiamento della popolazione. Il governo si deve muovere tra i costi pubblici del welfare e la possibilità data agli anziani di ricorre all’eutanasia, ricevendo in cambio aiuto logistico e finanziario. È così che la scelta tra la vita e la morte diventa più una questione burocratica che etica.Il film segue le storie di Michi (Chieko Baishô), un’anziana signora che cerca come può di tirare avanti; Hiromu (Hayato Isomura), uno dei venditori del programma, infine Maria (Stefanie Arianne), una giovane infermiera di origine filippine. Voto: 3,5 su 5

L’AMORE SECONDO DALVA drammatico, diretto da Emmanuelle Nicot, con Zelda Samson e Alexis Manenti. Durata 83 minuti.

Racconta la storia della dodicenne Dalva (Zelda Samson), che – nonostante la tenera età – si veste e si trucca già come una donna adulta. Un giorno viene portata via da casa sua, dove vive con il padre. Inizialmente è sbalordita e non capisce come mai sia stata allontanata dalla sua abitazione, in seguito, però, conosce l’assistente sociale Jayden e Samia, un’adolescente dal carattere forte. Per Dalva ha inizio una nuova e inaspettata vita… Voto: 3 su 5

RITORNO A SEOUL drammatico, diretto da Davy Chou, con Ji-Min Park e Oh Kwang-Rok. Durata 113 minuti.

Racconta la storia di Freddie (Park Ji-Min), una ragazza francese di 25 anni, che torna in Corea del Sud per riconnettersi con le sue origini. La ragazza, infatti, è nata in Corea, ma è stata adottata in seguito da una coppia francese e da quel momento non è più tornata nella sua terra natia. Freddie è decisa a rintracciare i suoi genitori biologici in un paese che non conosce quasi per nulla, ma il suo viaggio la porterà a prendere direzioni del tutto nuove e soprattutto inaspettate. Voto: 3 su 5

TUTTI I CANI MUOIONO SOLI drammatico, diretto da Paolo Pisanu, con Orlando Angius e Francesca Cavazzuti. Durata 84 minuti.

Ambientato in Sardegna durante un inverno, racconta la storia di Rudi (Orlando Angius), un sessantenne, noto per essere un piccolo gangster di periferia. Stanco di trafficare con la vita di strada, è costretto ad abbandonare i suoi affari quando sua figlia Susanna si ritrova sola e molto malata. È così che Rudi dovrà affrontate le sue paure e i suoi limiti e, dopo essere caduto, riesce a rialzarsi e comprendere che il suo futuro è prendersi cura di sua figlia. Nonostante si sia lasciato alle spalle la sua vita precedente, il mondo da cui è uscito, quello fatto di racket, debiti e piccoli crimini, purtroppo non si è dimenticato di lui. Voto: 3 su 5

THE FIRST SLAM DUNK anime, diretto da Takehiko Inoue. Durata 124 minuti.

Racconta la storia di Ryota Miyagi, un giovane che ha da sempre la passione per il basket, tanto da essere diventato un’unica cosa con questo sport. L’amore per il basket glielo ha trasmesso durante l’infanzia suo fratello maggiore Sota, morto in un incidente in mare quando Ryota era solo un bambino. Grazie all’allenamento e alla su innata dote, Ryota è divenuto il playmaker della squadra Shohoku, il team di un liceo misconosciuto, che è riuscito, però, a scalare le classifiche e a guadagnare un posto al torneo nazionale in qualità di rappresentate della Prefettura di Kanagawa. Proprio in occasione del torneo, Ryota dovrà lavorare più duramente insieme ai suoi compagni di squadra, Hanamichi Sakuragi, Takenori Akagi, Hisashi Mitsui e Kaede Rukawa, per affrontare Sanoh, ultimo vincitore del torneo nazionale, noto anche per essere un team imbattibile. Voto: 4 su 5

UN ALTRO DOMANI documentario, diretto da Silvio Soldini. Durata 109 minuti.

Indaga nell’intimo più profondo delle relazioni per comprendere dove nasce e come si insinua la violenza, solitamente difficile da decifrare, ma minacciosa. È quella violenza che dà inizio a una spirale del male, che compromette l’esistenza di una persona. Il film si interroga su quale sia il primo seme di violenza e come si può riconoscere, ma soprattutto come si può prevenire e immaginare un altro domani. Viene ritratto quello che è un grande affresco dell’umanità, formato dalle testimonianze degli autori di violenza, ma anche dalle vittime che hanno subito maltrattamenti di vario genere e stalking, come anche gli orfani di femminicidio, e da tutte quelle persone che si occupano di questo problema, tra cui poliziotti, magistrati, avvocati, centri anti-violenza, psicologi e criminologi. L’indagine culmina in temi delicati di cui la cultura del nostro Paese è pregna, come il delitto d’onore, che è stato legge fino agli anni Ottanta, e il patriarcato, un’idea ancora dura da demolire. Voto: 2,5 su 5

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