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Al cinema. Due capolavori restaurati

–  I film nelle sale questo fine settimana. Ritornano “Quarto potere”, il capolavoro di Orson Welles, e “Così lontano così vicino” di Wim Wenders: entrambi in versione restaurata 
– “Kung Fu Panda 4” va all’attacco di “Dune 2”. L’Italia risponde con “Another End”, “Eravamo bambini” e “Gli agnelli possono pascolare in pace”
– Il docufilm omaggio all’artista nigeriano Fela Kuti morto nel 1997 e al regista Michele Avantario che consacrò gran parte del suo lavoro alla realizzazione di un film su di lui

KUNG FU PANDA 4 animazione, diretto da Mike Mitchell, con Fabio Volo e Jack Black. Durata 94 minuti.

Po è uno di noi. Ne è convinto Mike Mitchell, regista di Kung Fu Panda 4, nuovo capitolo della saga animata della Dreamworks. «Non abbiamo tutti paura del cambiamento?», si chiede Mitchell in conferenza stampa a Los Angeles. «Avevamo lasciato il protagonista Po soddisfatto: era il Kung Fu Panda, il Guerriero Dragone» spiega il regista, che nel terzo film della serie, del 2016, era produttore esecutivo. «Abbiamo pensato tanto a come farlo evolvere e abbiamo deciso di togliergli tutto quello che aveva desiderato e per cui aveva lottato. In questo modo, il film affronta un tema in cui ci riconosciamo tutti: l’ansia di cambiare. I bambini possono avere paura quando passano dalle elementari alle medie, per esempio. Ma lo stesso succede a noi adulti, quando cominciamo un nuovo lavoro o ci trasferiamo. Po ci insegna che cambiare è grandioso. Se scegli di andare avanti, non lasci indietro nessuno e niente di quello che sei. Anzi, il più delle volte ti trasformi in qualcosa di meglio».

È quello che succede nel film, che in dieci giorni ha incassato 69 milioni di dollari nelle sale di Usa e Canada (a cui si aggiungono 30,5 milioni guadagnati all’estero) e che in Italia è entrato nella Top Ten dei maggiori incassi della settimana con qualche anteprima lo scorso weekend. Il maestro Shifu ordina a Po di abbandonare il ruolo di guerriero dragone e di diventare una guida spirituale. Deve appendere la cintura di kung fu, scegliere un successore ed esserne il mentore. Questo incarico porta sulla sua strada la volpe Zhen, scaltra ladruncola perfetta spalla comico-drammatica dell’ingenuo eroe protagonista, e lo costringe a lasciare la Valle della Pace per perdersi a Juniper City. «Cos’è questo posto?», chiede spaventato Po. «Ci vivono i peggiori criminali», risponde con il tono di chi la sa lunga Zhen. Mentre lei scappa dalla polizia, con inseguimenti a perdifiato sui tetti e nei mercati, i due affrontano una nuova e potente avversaria, la maga Camaleonte (doppiata in originale da Viola Davis), una lucertola in grado di trasformarsi in qualsiasi creatura. Voto: 4 su 5

QUARTO POTERE drammatico del 1941, diretto da Orson Welles, con Orson Welles e Dorothy Comingore. Durata 120 minuti.

Film del 1941 scritto, diretto ed interpretato da Orson Welles, torna nelle sale in versione restaurata in 4K. Il coinvolgente lungometraggio narra la vita del famoso magnate della stampa Charles Foster Kane (Orson Welles), uomo dalla personalità complessa, incapace di amare gratuitamente gli altri e condannato per questo a vivere una lunga parte della sua vita in solitudine nel Castello di Candalù, in Florida, fino al momento della sua dipartita.

Ultima parola pronunciata da Kane in punto di morte, tenendo in mano una palla di vetro, è “Rosabella”. Il giornalista Jerry Thompson (William Alland) viene incaricato dal direttore di un cinegiornale, interessato alla biografia del magnate, di scoprire il significato della misteriosa parola pronunciata dall’uomo prima di spirare.

Thomson, dopo aver ricevuto dalla seconda moglie del magnate, la cantante Susan Alexander (Dorothy Comingore), un netto rifiuto a rilasciare dichiarazioni, ottiene informazioni importanti dalle memorie del defunto banchiere Walter Parks Thatcher (George Coulouris), uomo d’affari al quale Kane era stato affidato da piccolo per essere istruito. Il giornalista apprende dai suoi scritti quanto l’infanzia di Kane fosse stata particolarmente difficile a causa del distacco forzato dal suo mondo e dai suoi genitori, avvenuto successivamente alla scoperta dell’enorme ricchezza ereditata. Ma tra le memorie di Thatcher il giornalista non trova ancora la risposta che sta cercando ed è costretto pertanto a contattare altre persone legate alla vita del magnate, tra cui il suo braccio destro Bernstein, il suo ex migliore amico Jedediah Leland, il maggiordomo Raymond e finalmente Susan.

Grazie ai loro racconti si ricompone come un puzzle tutta la vita di Kane e si delinea pian piano la sua personalità forte ed enigmatica. Tuttavia nulla emerge riguardo la misteriosa parola pronunciata dall’uomo in punto di morte. Riuscirà l’ostinato giornalista a scoprire quale significato si nasconde dietro il termine “Rosabella”? Voto: 5 su 5

COSÌ LONTANO COSÌ VICINO fantasy, diretto da Wim Wenders, con Otto Sander e Bruno Ganz. Durata 147 minuti.

«È stato come volare di notte senza strumentazione, con la sola luce di un faro ogni tanto, e quel faro erano i dialoghi di Peter Handke», così tanti anni fa Wim Wenders ricordava Il cielo sopra Berlino, il film cult, uno dei capolavori del regista tedesco, che torna nella versione restaurata dalla Wim Wenders Foundation, grazie alla collaborazione tra la Cineteca di Bologna, con il suo progetto per la distribuzione dei classici restaurati “Il Cinema Ritrovato”. Vinse il premio per la miglior regia a Cannes nel 1987 ed a distanza di tanti anni è forse il suo film più amato in una cinematografia lunghissima che spazia dal seminale Falso movimento a Lo stato delle cose, da Paris Texas a Il cielo sopra Berlino, senza dimenticare documentari meravigliosi, primo fra tutti Buena Vista Social Club ma anche PinaIl sale della terra e Francesco

Il cielo sopra Berlino è abitato da angeli. Condividono lo spazio, ma non il tempo, né il colore, con gli umani. Lo stesso Wenders raccontò le fonti. «Anzitutto dalla lettura delle Elegie duinesi di Rainer Maria Rilke. Poi, tempo addietro, dai quadri di Paul Klee. Anche dall’Angelo della storia di Walter Benjamin. D’un tratto ascoltai anche un brano dei Cure che parlava di “fallen angels”. Riflettevo anche su come in questa città convivano, si sovrappongano i mondi del presente e del passato, immagini doppie nel tempo e nello spazio, a cui venivano ad affiancarsi ricordi d’infanzia, di angeli in veste di osservatori onnipresenti e invisibili». 

Ci sono Bruno Ganz, attore-feticcio di Wenders, e la splendida Solveig Dommartin, Peter Falk nei panni di una “star del cinema” (e di se stesso) e quella di Nick Cave, meravigliosamente immortalato da Wenders insieme ai suoi Bad Seeds. A testimonianza della forte passione di Wenders per il rock – e la New Wave in particolare – troviamo nella colonna sonora del film anche brani di Laurie Anderson, Tuxedomoon, Crime & The City Solution, Minimal Compact, Sprung aus den Wolken e Laurent Petitgand.

Ne Il cielo sopra Berlino, l’angelo Damiel s’innamorava della trapezista Marion e diveniva mortale. Il suo amico Cassiel restava solo, invisibile e un po’ rattristato, seduto su di un’ala dell’“Angelo della vittoria”. Sei anni dopo. Il muro di Berlino è caduto: in un soffio molte cose hanno cambiato posto, molte si sono spezzate e ricomposte in nuove forme. Da dietro la spalla di Gorbaciov, Cassiel spia nei suoi pensieri. La sua ragazza-angelo Raphaela sente che la fiducia che li univa sta svanendo, che Cassiel non vuole più essere un angelo e che sta solo aspettando l’opportunità di raggiungere l’altra parte. Un giorno, la piccola Raissa perde l’equilibrio e cade da un balcone. Cassiel le resta accanto, la afferra e la salva dalla morte. In quel momento gli accade qualcosa che non gli era mai successa: diventa umano, con tutto ciò che questo implica. Cassiel vaga per le strade di Berlino, è un uomo all’inizio della giovinezza, pieno di saggezza, sa qualsiasi cosa in ogni campo dello scibile, ma assolutamente privo di esperienza di vita quotidiana. C’è qualcosa che getta un’ombra sulla sua vita terrena. Emit Flesti, che rappresenta lo scorrere del tempo concesso alla sua vita, rivela a Raphaela che Cassiel non vivrà a lungo, dato che non era né previsto né legittimo che divenisse uomo. Ora Cassiel cerca compagnia e prova a fare conoscenza con le persone che ha incontrato quando era angelo… Voto: 4 su 5

ANOTHER END fantascienza, diretto da Piero Messina, con Gael Garcia Bernal e Renate Reinsve. Durata 129 minuti.

È ambientato in un futuro prossimo, nel quale è stata data alle persone in lutto una grande possibilità: salutare chi non c’è più. Grazie alla nuova tecnologia “Another End”, si può incontrare nuovamente la persona cara, il dolore del distacco viene alleviato e si ha più tempo per potersi dire addio per sempre. Sal (Gael Garcia Bernal) non riesce più a vivere da quando ha perso la sua Zoe (Renate Reinsve), per questo sua sorella Ebe (Bérénice Bejo) gli consiglia di provare Another End. L’uomo ha la possibilità di entrare in contatto con la sua amata defunta attraverso il corpo di un’altra donna. Ma il programma prevede un numero limitato di incontri che non sembrano bastare per il distacco definitivo. Cosa resta di tutto quell’amore promesso quando erano in vita, una volta che il tempo finisce? Voto: 3.5 su 5

ERAVAMO BAMBINI drammatico, diretto da Marco Martani, con Alessio Lapice e Lorenzo Richelmy. Durata 100 minuti.

Racconta come un postino, noto nel paese con il soprannome “Cacasotto” (Francesco Russo), venga arrestato e interrogato in una stazione dei Carabinieri, dopo aver minacciato con un coltello un agente di pattuglia. Mentre il maresciallo gli pone le domande, lo spaventato postino resta in silenzio, non dando informazione sul perché un giovane come lui, noto in tutto il paesino per essere un tipo tranquillo e buono, abbia fatto un gesto tanto avventato. Sin da subito il maresciallo si rende conto che il giovane soffre di un leggero ritardo. A un certo punto dell’interrogatorio, però, Cacasotto decide di parlare, fornendo informazioni riguardo quanto accaduto vent’anni prima con i suoi migliori amici: Gianluca, Walter, Peppino, Margherita e il piccolo fratellino di lei, Andrea (Alessio Lapice, Lorenzo Richelmy, Giancarlo Commare, Lucrezia Guidone e Romano Reggiani). Questo gruppo di amici, che ormai ha raggiunto i trent’anni, vive sparpagliato in diverse parti d’Italia e ognuno di loro soffre di difficoltà emotive e disturbi borderline.

Un giorno hanno deciso di abbandonare le loro case e le loro vite per seguire Gianluca, che ha scelto di tornare nel paesino natio, dove vive ancora Cacasotto. Gianluca è tornato per un motivo preciso: vendicarsi di qualcosa e di qualcuno. L’obiettivo principale del gruppo è impedire che il loro amico commetta qualche sciocchezza.

Il paesino che hanno abbandonato vent’anni prima, quando erano soltanto dei bambini si rivela essere, però, una calamita troppo forte per la banda di amici. Una vota tornati, in preda ai ricordi nostalgici, si accorgeranno che c’è un motivo più nascosto che li ha riuniti tutti lì, ovvero ritrovarsi faccia a faccia con l’orrore vissuto e fare finalmente i conti con quel trauma passato, che li ha tormentati e non ha mai permesso loro di andare avanti e vivere una vita normale e serena. Voto: 3.5 su 5

FELA, IL MIO DIO VIVENTE documentario, diretto da Daniele Vicari, con Claudio Santamaria. Durata 90 minuti.

È un doppio omaggio dedicato all’artista nigeriano Fela Kuti morto nel 1997 e al regista Michele Avantario che consacrò gran parte del suo lavoro alla realizzazione di un film su di lui. Avantario è scomparso nel 2003 lasciando ore di video girati a partire dai primi anni Ottanta con protagonista l’artista nigeriano. Il film non fu mai realizzato e Vicari ha deciso di elaborare tutto il materiale e realizzare un documentario toccante raccontato dalla voce di Claudio Santamaria. Al centro del racconto la musica funk e jazz di Fela che si fonde in uno scenario romano a cavallo tra anni Settanta e Ottanta. Voto: 3.5 su 5

GLI AGNELLI POSSONO PASCOLARE IN PACE drammatico, diretto da Beppe Cino, con Maria Grazia Cucinotta e Massimo Venturiello. Durata 105 minuti.

Racconta la storia di Alfonsina Milletarì, una donna che lavora come bidella in una scuola di Racalmuto, in Sicilia. La donna, devota credente, riceve la visita della Madonna in sogno. Con accento straniero, le confida di essere seppellita sotto un albero di ulivo e le chiede aiuto. La prima cosa che fa Alfonsina il giorno dopo è recarsi nella chiesa dove si trova una statua del Cinquecento della Madonna e chiederle spiegazioni. La donna è disorientata perché la statua è stata portata via per essere restaurata. Decide allora di parlare con il parroco e raccontargli del sogno. I due si recano nel luogo indicato dalla Madonna, l’ulivo in questione appartiene alla famiglia Malavasi, nemica giurata di quella di Alfonsina. Dopo aver scavato scoprono che non c’è nulla, ma da quel momento si verificano strani eventi intorno al sacro mistero… Voto: 4 su 5

L’ESTATE DI CLÉO drammatico, diretto da Marie Amachoukeli, con Louise Mauroy-Panzani e Ilça Moreno Zego. Durata 85 minuti.

È la storia di Cléo (Louise Mauroy-Panzani), una bambina di sei anni, che ama follemente la sua tata Gloria (Ilça Moreno Zego). La donna l’ha cresciuta fin da quando Cléo è nata, ma ora si vede costretta a fare ritorno a Capo Verde per prendersi cura dei suoi figli. Prima della partenza di Gloria, Cléo si fa promettere una cosa: rivederla il prima possibile. Gloria le chiede quindi di partire con lei alla volta dell’isola per trascorrere insieme la loro ultima estate e sfruttare ogni minuto rimasto per godere ognuna della compagnia dell’altra. Voto: 3.5 su 5

MAY DECEMBER drammatico, diretto da Todd Haynes, con Natalie Portman e Cory Michael Smith. Durata 113 minuti. 

Il film segue la storia di Elizabeth Berry (Natalie Portman), un’attrice che dovrà interpretare sullo schermo il ruolo di Gracie Atherton-Yu (Julianne Moore), diventata nota al pubblico perché vent’anni prima ha sposato Joe (Charles Melton) di 23 anni più giovane di lei. La loro storia d’amore fu a suo tempo uno scandalo finito su tutti i tabloid a causa dell’evidente differenza d’età. Per prepararsi al ruolo, Elizabeth decide di passare un periodo ospite da Gracie e Joe sulle coste del Maine. La coppia ha due gemelli che proprio in quei giorni si diplomeranno al liceo. L’attrice vivrà la loro quotidianità, scrutando e studiando attraverso uno sguardo esterno le dinamiche tra i vari componenti della famiglia, che si sentiranno inevitabilmente sotto pressione. Voto: 4 su 5

SENZA PROVE thriller del 2022, diretto da Béatrice Pollet, con Maud Wyler e Géraldine Nakache. Durata 92 minuti.

Racconta la storia di Claire Morel (Maud Wyler), avvocato di successo.  Sposata con due figli, la donna una notte si sente male e il giorno dopo viene ritrovato un feto abbandonato vicino a casa sua. Accusata di omicidio, Claire chiama in sua difesa l’avvocato e sua amica di lunga data, Sophie Beauvois (Géraldine Nakache). L’accusata dichiara di non essersi mai accorta di essere incinta e di non aver nemmeno capito di aver abortito. Ma il fatto di essere già madre rende poco credibile la sua versione. Come può non essersi resa conto della gravidanza?  Anche suo marito nega di essere stato al corrente della sua condizione. Sophie dubita della sincerità della sua amica ma si impegna per salvarla da una condanna che prevede il massimo della pena. Voto: 3 su 5

SOLO PER ME sentimentale, diretto da Lucie Borleteau, con Zita Hanrot e Louise Chevillotte. Durata 119 minuti.

Siamo in uno strip-club che si chiama À mon Seul Désir (Per il mio solo desiderio). La protagonista è Manon (Louise Chevillotte), una giovane dottoranda che decide di intraprendere il lavoro di spogliarellista, inizialmente più per disperazione che per altro. Delusa dall’amore vuole perdersi in un mondo che pensa essere squallido ed esclusivamente materialista. Ma ben presto sarà sorpresa di scoprire un universo molto diverso da ciò che si aspetta. Le sue colleghe ballerine sono donne dalle mille personalità, amiche e muse. Lo strip-club porta Manon a esplorare il proprio piacere e una gamma di sentimenti che non aveva ancora sperimentato. Celebrando il suo corpo e il suo desiderio senza falsi moralismi, la giovane donna scopre se stessa e l’amore. Voto: 2 su 5

SOPRAVVISSUTI thriller, diretto da Guillaume Renusson, con Denis Ménochet e Zar Amir-Ebrahimi. Durata 93 minuti.

Racconta come Samuel (Denis Ménochet), dopo un sinistro stradale molto grave, si ritrovi costretto ad affrontare una riabilitazione non solo fisica, ma anche mentale. In quell’incidente, infatti, è morta sua moglie e l’uomo da quel momento non avverte altro che un unico bisogno: stare da solo. È così che Samuel si reca nel suo chalet in montagna, nel cuore delle Alpi italiane, e poter passare del tempo con nient’altro attorno a sé se non la natura.

Una notte un ospite arriva nello chalet. Si tratta di una donna straniera di nome Chehreh (Zar Amir Ebrahimi), che cerca rifugio dalla tormenta di neve prima di raggiungere la Francia, attraversando le montagne. Samuel non vorrebbe finire nei guai, ma si rende conto di quanto Chehreh sia in pericolo e decide di aiutarla. I due non dovranno affrontare soltanto l’ostilità della natura, ma qualcosa di peggiore: la cattiveria umana. Voto: 2.5 su 5

ZAFIRA, L’ULTIMA REGINA storico, diretto da Adila Bendimerad, Damien Ounouri, con Adila Bendimerad e Dali Benssalah. Durata 110 minuti.

Narra la storia della leggendaria regina coraggiosa. Siamo in Algeria nel 1516, Zafira (Adila Bendimerad) è la moglie del re Salim Toumi (Mohamed Tahar Zaoui). Quando il pirata Aroudj Barbarossa (Dali Benssalah) libera Algeri dagli spagnoli, tradisce e uccide il re per salire al potere. Barbarossa è un terribile tiranno e oltre al regno vuole per sé anche la regina Zafira. Ma lei si oppone lottando contro di lui per difendere il suo popolo. Per la salvezza di Algeri, la regina decide di tendere un astuto tranello al malvagio pirata. Voto: 3 su 5

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