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Bon Jovi: vorrei tornare sul palco

– Il rocker del New Jersey presenta la docuserie in quattro puntate “Thank you, goodnight – The Bon Jovi story”, dal 26 aprile su Disney+. Il racconto dell’ascesa al successo del nipote di un ex barbiere di Sciacca
– Il prossimo 7 giugno uscirà il nuovo album “Forever”, ma non è sicuro di presentarlo “live”: «Tutto dipende dalla mia salute, sto ancora recuperando dall’intervento alle corde vocali»
– «Bruce Springsteen mi è stato molto vicino: mi veniva a prendere in macchina e ce ne andavamo in giro per le strade del New Jersey. Io non riuscivo quasi a parlare e lui mi diceva: “Non ti preoccupare, riuscirai a superarla”»

Nel corso della sua carriera ha venduto 130 milioni di dischi in tutto il mondo, con la sua band ha scritto e inciso hit come You Give Love a Bad NameLivin’ on a PrayerWanted Dead or AliveKeep the FaithAlways e It’s My Life: parliamo di Jon Bon Jovi (vero nome John Francis Bongiovi Jr.) nato il 2 marzo 1962 a Perth Amboy, nel New Jersey. La sua famiglia ha origini siciliane: il bisnonno paterno, l’ex barbiere John Bongiovi senior e padre di John Bongiovi jr., è nato a Sciacca, la bisnonna paterna a Cianciana. 

Qualche anno fa la celebre rockstar ha dichiarato apertamente di avere radici meridionali al David Letterman Show, la popolare trasmissione della Cbs americana in onda sui canali di tutto il mondo: «A Sciacca c’è anche un mio quasi omonimo, l’idraulico Giovanni Bongiovi. Mi piacerebbe molto incontrare i miei parenti». Tuttavia, a Sciacca Jon Bon Jovi ci è venuto da turista una sola volta, quando però non era ancora una celebrità.

Adesso il rocker del New Jersey si racconta in Thank you, goodnight – The Bon Jovi story, dal 26 aprile su Disney+: la docuserie in quattro puntate, racconta i successi ma anche i momenti duri del gruppo nato nel 1984 in New Jersey. «Più va avanti la storia e più diventa profonda, oscura, pazzesca», avverte il rocker. «Quando abbiamo deciso di fare un documentario sul quarantesimo anniversario della fondazione della band ci siamo posti un obiettivo: essere onesti. Non volevamo la solita storiella sulla rock band che arranca sino al successo. Volevo la storia autentica del nostro viaggio». 

Alla regia c’è Gotham Chopra, il regista del documentario targato Netflix McGregor forever: «Gotham mi ha consentito di essere aperto ed onesto con lui», spiega Bon Jovi. Le quattro puntate ripercorrono quattro decenni di rock and roll, documentando il presente e il passato del gruppo. C’è tutto: dall’infanzia in quel paesone che è il New Jersey alla gestione della vita familiare ed artistica, alle difficoltà dovute ai recenti problemi con le corde vocali: «Sono praticamente nato con una chitarra in mano», dice alle telecamere il leader, «non avrei potuto davvero far altro».

Jon Bon Jovi (vero nome John Francis Bongiovi Jr.) nato il 2 marzo 1962 a Perth Amboy, nel New Jersey

Bon Jovi è una delle poche rockstar che non ha mai subito il fascino della droga: «L’unica cosa che è entrata nel mio naso sono le mie dita», scherza. Poi il discorso si fa più serio, ricordando quando, nel bel mezzo di una brutta notte, una telefonata gli annunciò l’overdose della figlia Stephanie: «Uno del momenti più brutti della mia vita», ricorda. Sposato dal 1989 con la fidanzatina del liceo, Dorothea Hurley, Jon Bon Jovi ha quattro figli. Stephanie è la maggiore, 29 anni. Poi sono arrivati Jesse James, 27, Jacob Hurley, 21 e Romeo Jon, 18. Una vita privata lontana dagli stereotipi delle esagerazioni da showbiz: «Nelle mie canzoni non ho mai potuto raccontare delle mie disavventure affettive come fa Taylor Swift», scherza. «Ma ho sempre narrato il mio mondo e sono cresciuto con il mio pubblico. Non ho mai preteso di essere quello che non sono».

Una risata introduce il discorso sui cambiamenti, anzi le rivoluzioni, nel mondo della musica: «Quando abbiamo iniziato non c’erano i computer. Ora ci sono i cellulari e i social media. Quando abbiamo iniziato registravamo sulle cassette, poi sono arrivati le cassette vhs e i cd, ora c’è lo streaming. È cambiato tutto ma io sono sempre me stesso», garantisce.

E costanza e fedeltà sono parole chiave nella sua carriera, nella sua vita privata, nelle quattro puntate. Fedeltà nel rapporto di coppia ma anche dal punto di vista professionale: «Ho visto passare molti presidenti di varie etichette, ho visto crescere palazzi e compagnie, e poi crollare. La cosa che non è mai cambiata è questa: sto con la stessa etichetta da quarant’anni».

I Bon Jovi agli inizi

Ci fosse al mondo un extraterrestre che non lo conoscesse, ad ascoltarlo penserebbe di avere a che fare con una persona noiosa e ostinatamente chiusa nel passato. Non è così: «Sono aperto al cambiamento e non vedo l’ora di scoprire il prossimo Bob Dylan che sarà in grado di parlare alle nuove generazioni con il loro linguaggio e i loro mezzi».

Nel documentario Jon Bon Jovi affronta anche i recenti problemi con la voce che lo hanno portato, nel 2022, a subire un intervento chirurgico ricostruttivo ad una corda vocale e che lo costringe a ore di riabilitazione con tre differenti vocal coach e all’uso di un macchinario laser per la riduzione delle infiammazioni: «Essere un vero cantante è sempre stato per me motivo di orgoglio. Ho duettato con Pavarotti e ne sono fiero. So cantare e ho studiato come farlo, mi sono esercitato per quarant’anni. È stato spaventoso quando i medici mi hanno detto che rischiavo di dover smettere. Una corda vocale si era atrofizzata. Ma ho trovato un chirurgo che con una tecnica all’avanguardia me l’ha ricostruita. L’altra sera ho cantato per la prima volta in pubblico dopo l’operazione, è stata una bella sensazione. C’è ancora da lavorarci, fare esercizio, ma il peggio è passato e poi, ragazzi! Ho un grandioso documentario in uscita!».

Per i fan della band è in uscita anche il nuovo album Forever, previsto per il prossimo 7 giugno, lanciato dal singolo Legendary, ma Jon Bon Jovi ha dichiarato che non è sicuro di tornare in tour. «Tutto dipende dalla mia salute, sto ancora recuperando dall’intervento alle corde vocali», dice. «Ma il mio più grande desiderio è tornare sul palco per due ore e mezza, quattro sere a settimana per mesi. Sono stato alla prima serata dello spettacolo degli U2 al The Sphere di Las Vegas e ovviamente ho pensato subito: “Riuscirei a fare uno spettacolo del genere?”. Non so come potrei fare uno spettacolo al The Sphere. Ci ho pensato perché ci hanno chiesto se avessimo voluto farlo, subito dopo gli U2. Non è facile immaginare qualcosa che riesca a stare al livello di quella produzione. Io e Bono abbiamo delle caratteristiche in comune a livello vocale, ma alla fine ho detto di no. Non avrebbe funzionato».

Jon Bon Jovi e Bruce Springsteen insieme per un gelato

Bon Jovi ha avuto un aiuto fondamentale nella lunga convalescenza dopo l’intervento alle corde vocali dal suo idolo assoluto, Bruce Springsteen: «Mi veniva a prendere in macchina e ce ne andavamo in giro per le strade del New Jersey. Io non riuscivo quasi a parlare e lui mi diceva: “Non ti preoccupare, riuscirai a superarla”. Bruce Springsteen e Jon Bon Jovi nella stessa auto, quando ci fermavamo ai semafori le persone non ci credevano».

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