Storia

Siracusa, la lezione di Carmen Consoli

La “cantantessa” ha dimostrato che si possono allestire spettacoli unici e di qualità nel rispetto delle sacre pietre del Teatro greco. La Sicilia al centro del concerto, da Rosa Balistreri a Franco Battiato. La partecipazione di Donatella Finocchiaro. Ospite speciale il fratello di Peppino Impastato. La dedica a Toni Carbone

Del memorabile spettacolo del 2008 in piazza Università a Catania, quello di sabato sera al Teatro greco di Siracusa aveva soltanto il titolo – Terra ca nun senti – l’orchestra popolare siciliana e le due canzoni d’apertura: Buttana di to ma’ e Rosa canta e cunta. D’altronde sarebbe stato impossibile mettere insieme nove Signore della musica come Rita Botto, Giorgia, Patrizia Laquidara, Nada, Marina Rei, Etta Scollo, Tosca, Paola Turci, Ornella Vanoni, più un Alfio Antico in versione “malafimmina” in un momento così intenso di tour. 

Certo, fu un momento di grande musica. E fu un delitto non trasformarlo in un dvd o in uno spettacolo tv da trasmettere magari nell’estate Rai per piantare una “rosa” tra tanta spazzatura. Ma bisogna anche andare avanti. E questo Terra ca non senti 2 presentato a Siracusa, in una cavea non da tutto esaurito, va oltre Rosa Balistreri. La cantattrice di Licata è l’inizio di una narrazione che mette al centro la Sicilia, con le sue bellezze e le sue tragedie, ed i suoi nuovi eroi: Peppino Impastato, Franco Battiato e la Rosa Balistreri degli anni Duemila, ovvero la stessa Carmen Consoli. La ragazza che voleva fare la rockstar e che oggi scrive accorate lettere al figlio in Le cose di sempre.: «Come posso figlio mio / insegnarti a rispettare le idee, le debolezze altrui, le piante e le zanzare / in questa giungla inospitale in cui a dettare legge è il predatore / il mito della clava e del terrore». 

Carmen Consoli e l’orchestra popolare siciliana (foto Angela Platania)

Al centro del palco, in piedi vestita di blu su un tappeto persiano in stile Battiato, alla sua sinistra la band guidata da Massimo Roccaforte e alla destra l’orchestra popolare siciliana, la “cantantessa” raccoglie tutto il meglio del suo songbook: da A finestra Fiori d’arancio, da Parole di burro a L’ultimo bacio, dalle sanremesi Confusa e felice e In bianco e nero all’accenno di punk con Gheisha. Alcune canzoni risuonano nuove. Per niente stanca è un bolero orientaleggiante, Il pendio dell’abbandono si riempie di atmosfere balcaniche. Recupera la sua vena alla De André di Masino e Maria Catena, la seconda, splendida, chiusa da un fenomenale duetto con un friscaletto. 

L’attrice Donatella Finocchiaro (foto Angela Platania)

Le canzoni s’intersecano con le parole leggere di Donatella Finocchiaro, che cura alcuni intermezzi teatrali divertenti, e quelle pesanti di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, vittima della mafia, il cui intervento è concluso dalla standing ovation del pubblico dell’antica cavea. Eleganti giochi di luce sottolineano i momenti sonori, mentre forse un po’ troppo folkloristico è stato l’ingresso in apertura di spettacolo di uno zampognaro, la cui immagine tra l’altro rimandava al Natale in netto contrasto con la calura appiccicosa della serata siracusana. Meglio l’assolo di tamburo di Valentina Ferraiuolo.

Nel finale l’omaggio a Franco Battiato con una cinematografica Stranizza d’amuri, ancor più carica di malinconia, e la dedica del concerto a Toni Carbone, l’ex bassista dei Denovo amico di tutti i musicisti catanesi scomparso la scorsa settimana. E se quindici anni fa la standing ovation fu per le dieci donne, la malafimmina, l’orchestra e Rosa, questa volta è soprattutto per la “cantantessa”. 

Carmen Consoli durante il concerto di sabato sera al Teatro greco di Siracusa (foto Angela Platania)

Chapeau. Carmen Consoli ha dimostrato quanto sosteniamo da tempo, ovvero che si possono allestire spettacoli eleganti, raffinati, colti, impegnati. Unici, soprattutto. Entrare in un teatro di pietra deve essere una conquista, un riconoscimento al valore dell’artista e dello spettacolo che presenta. Unicità significa una performance creata appositamente per quello spazio, come lo sono le rappresentazioni classiche di Siracusa. Unicità equivale a irripetibilità: fuori da quel luogo lo spettacolo assumerebbe un altro valore o significato. Unicità è la chiave per conquistare l’attenzione nazionale, e non solo, dei mass media. Unicità, potrebbe comportare la pubblicazione di documenti sonori o visivi o, come si ripete per le tragedie classiche, dirette o differite televisive. 

Se il Teatro greco, o qualsiasi importante monumento della nostra storia, deve essere semplicemente una delle tante tappe di un tour, allora è meglio lasciarlo fruire soltanto ai turisti. 

Dimenticavo. Il concerto dell’artista catanese sarà inoltre “unico” anche nel rispetto del divieto di ballare sui gradoni del teatro, come avvisa l’altoparlante prima dello spettacolo. 

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