– Il compositore acese nella cinquina come “miglior compositore” agli Oscar italiani per la colonna sonora del film “L’ultima notte di Amore”. È la seconda volta che si trova candidato dopo l’exploit dell’esordio con “La mafia uccide solo d’estate” di Pif. Sue anche le musiche della serie tv “Vanina – Un vicequestore a Catania”
– «Ho sempre voluto in cuor mio coniugare musica e cinema, i miei due grandi amori. Ci sono molte analogie con il mondo del rock rimaste dalle mie precedenti esperienze, ma hanno giocato un ruolo importante i poliziotteschi degli anni Settanta ed Ennio Morricone»
Una laurea in Fisica della Materia con 110 e lode, ma soprattutto una grande passione per la musica. Dapprima il jazz, poi il rock. Per oltre dieci anni alla corte di Carmen Consoli, fidato chitarrista in tour che vanno da Mediamente isterica a Elettra. È anche collaboratore di artisti del calibro di Patti Smith, Angelique Kidjou, Max Gazzè, Franco Battiato, Rocco Papaleo, Paola Turci, Marina Re. Poi discepolo di Paolo Buonvino, il compositore di colonne sonore di Scordia che a Roma ha fondato la Good Lab Music per quei musicisti che vogliono intraprendere la sua strada. Infine, l’incontro con Pierfrancesco Diliberto, meglio noto come Pif, un altro siciliano, con il quale debutta nel mondo della musica per film.
«Ho sempre voluto in cuor mio coniugare musica e cinema, i miei due grandi amori», racconta l’acese Santi Pulvirenti. «All’età di 18 anni sono stato folgorato da Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, e ho cominciato ad amare il cinema in maniera sconcertante, tuffandomi letteralmente in festival e cineclub per acquisire tutte le informazioni cinematografiche possibili; da lì ho cominciato anche ad ascoltare le colonne sonore e ha iniziato a maturare in me il desiderio di coniugare la passione per la musica con quella per il cinema, cosa che è avvenuta a piccoli passi dato che prima vivevo la musica prevalentemente attraverso i concerti e nel mondo discografico. Piano piano c’è stato questo avvicinamento graduale, partendo da piccole cose, poi alcune collaborazioni con Paolo Buonvino, finché è arrivato La mafia uccide solo d’estate, il mio primo film».
Ed è stato subito un successo, per Pif e per il compositore di Acireale. Il brano Tosami lady, interpretato da Domenico Centamore e inserito nella colonna sonora, ottiene la candidatura al David di Donatello per la migliore canzone originale.
È l’inizio dell’ascesa. Per la colonna sonora per il secondo film di Pif, In guerra per amoredi Pif, conquista la nomination ai Nastri d’argento per la miglior canzone originale con Donkey Flyin’ in the Sky. Poi vengono le musiche per La mafia uccide solo d’estate (2016-2018), Le indagini di Lolita Lobosco (2021), e tante altre fino a quella per la miniserie di Canale5 Vanina – Un vicequestore a Catania, in onda in queste settimane.
Poco prima di quest’ultimo impegno, un viaggio notturno fra le strade di Milano, avvolgente e dai ritmi scanditi dalle sue musiche in L’ultima notte di Amore, il thriller di Andrea di Stefano con protagonista Franco Amore, interpretato da Pierfrancesco Favino che veste i panni di un uomo buono, padre affettuoso e poliziotto onesto. Un viaggio sonoro che lo riconduce nella cinquina dei candidati come miglior compositore al David di Donatello 2024, la cui cerimonia di consegna si svolgerà il 3 maggio con diretta su Rai1. Dovrà vedersela con i Subsonica di Adagio, Lele Marchitelli del campione d’incassi C’è ancora domani, Franco Piersanti del morettiano Il sol dell’avvenire, Andrea Farri di Io capitano, il film candidato all’Oscar per l’Italia.
«Tutta la sequenza iniziale del film è stata girata in elicottero mentre Andrea (Di Stefano, il regista) ascoltava la musica e indicava al pilota dove andare, a seconda di quello che gli suggeriva la musica, per girare a tempo», racconta Pulvirenti. «È stato un connubio meraviglioso che ci ha permesso di giocare con tanti elementi, come nel caso dei respiri ansimati o dei fischi. Il mood del film è entrato nella musica».
Una musica, quella di Santi Pulvirenti, che è intrisa delle sue precedenti esperienze. «Ci sono molte analogie con il mondo del rock rimaste dal mio passato discografico, dai miei studi ma anche dall’approccio alla musica che facevo in una band. Allora chiudevo gli occhi e andavo a cercare il modo di suonare che andasse d’accordo con quello degli altri componenti del gruppo. È un approccio analogico, che poi rielaboro tutto in maniera elettronica, con l’aggiunta della parte orchestrale. Ho bisogno di sentirmi immerso nella musica, quasi con un approccio carnale».
E poi ci sono le influenze cinematografiche: il poliziottesco da un lato ed Ennio Morricone dall’altro. «La musica è una sceneggiatura parallela a quella ufficiale e nella mia strizzo l’occhio a un mondo cinematografico del passato come a quello del futuro. Dentro c’è anche il mio approccio musicale pre-cinema. Sul fronte dell’ispirazione hanno giocato un ruolo importante i poliziotteschi degli anni Settanta rielaborati, ma anche Morricone e altri. La mia è una dichiarazione d’amore verso un periodo storico italiano meraviglioso, senza nulla togliere alla fase di grande creatività che stiamo vivendo oggi. Volevo giocare anche con suoni non convenzionali per un film noir. L’idea era di fare una colonna sonora che avesse la sua presenza scenica, a volte è anche necessariamente molto forte».
Molto di tutto questo accompagna anche il protagonista di L’ultima notte di Amore, interpretato da Pierfrancesco Favino, all’interno di uno spazio temporale di una notte sola, lunga e definitiva negli accadimenti. Scura e velocissima. «Ho cominciato a lavorare sulla colonna sonora partendo dalla sceneggiatura, come spesso faccio per “scrivermi” il mio personale film nella testa», spiega Pulvirenti. «Comincio ad immaginare i personaggi quando ancora non sono definiti e poi gli do un volto. Con Andrea abbiamo uno scambio molto profondo e le chiacchiere prima e durante la scrittura sono fondamentali per capire come la musica può diventare un attore insieme agli altri».