Interviste

Rossana Casale: attraverso Joni racconto me stessa

Il disco che la Sophisticated Lady della canzone nazionale ha dedicato alla cantautrice canadese è candidato al Premio Tenco 2023 nella categoria “Miglior album di interprete”. «Il desiderio di fare la cantante è nato ascoltando “Blue” di Joni Mitchell». Oggi il panorama musicale «è molto povero, perché fatto di pochi accordi e di poche parole». «Ai miei allievi in Conservatorio io ripeto: dovete studiare, fare ricerca, essere colti»
La copertina dell’album “Joni”

Nel 1982 debuttava vincendo la sezione giovani del Festivalbar con Didin, poi una Vela d’Argento, un Telegatto d’oro, alcune incursioni al Festival di Sanremo – un terzo posto nel 1993 con Grazia Di Michele per Gli amori diversi -, e ancora Premio “Bob Fosse” come miglior rivelazione nel musical, Premio “Donne in jazz” come miglior interprete per Jacques Brel in MeNel 1987 dopo il suo primo importante concerto nella piazza centrale di Perugia, ospite di Umbria Jazz, il Premio Tenco le offre una targa simbolo che sigla il suo impegno nella musica colta, per poi dimenticarsene. È con notevole ritardo che arriva la nomination per Rossana Casale ad uno dei più importanti riconoscimenti musicali italiani. «Meglio tardi che mai», sorride l’artista italiana nata a New York.

Rossana Casale, sophisticated lady della canzone nazionale, è candidata al Premio Tenco 2023 nella categoria “Miglior album di interprete” con il disco Joni pubblicato su etichetta Incipit Records e distribuito da Egea Music. Un nuovo capitolo nella serie di omaggi discografici a grandi artisti del Novecento: Billie Holiday, Jacques Brel, Giorgio Gaber. E, ora, Joni Mitchell. Tredici tracce, che comprendono il periodo che va dal primo album della folksinger e cantautrice canadese, Song to a Seagull (noto anche come Joni Mitchell) del 1968 sino The Dry Cleaner from Des Moines del 1979, agli albori della svolta jazz di Mingusnato dall’incontro con il leggendario contrabbassista Charles Mingus. Più l’inedito In and Out of Lines.

L’album predominante è “Blue”, che è stato fondamentale per la mia costruzione artistica nell’adolescenza. Lo adoravo, lo ascoltavo da mattina a sera. Da lì ho preso il desiderio di fare musica, di diventare cantante. 

La cover di “Blue” di Joni Mitchell
Rossana Casale

«L’album predominante è Blue (dal quale sono tratte due tracce più il medley con tre brani, nda), che è stato fondamentale per la mia costruzione artistica nell’adolescenza», spiega Rossana Casale. «Lo adoravo, lo ascoltavo da mattina a sera. Da lì ho preso il desiderio di fare musica, di diventare cantante. Per ritrovarci ho cercato di unire la mia musicalità a quella di Joni. L’album è registrato “live” in studio. Nel disco, come nei concerti, porto le sue canzoni con il rispetto dovuto». 

Quale criterio ha seguito nella selezione delle canzoni?

«È basato sui miei ricordi. Canto le sue canzoni per raccontare me stessa e lei. E poi sulla base della mia tonalità. Ho lavorato molto sulla voce, io comincio a non essere più una ragazzina». 

Rossana Casale (foto Viviana Falcioni)

Joni Mitchell è stata la prima cantautrice nella storia del rock. La prima a parlare al femminile. 

«Joni è stata molto amata dalle donne, è stata la prima cantautrice a esprimere l’universo sentimentale femminile. Ed è stata una grande jazzista, che si è conquistata la stima di Mingus, il plauso di Miles Davis. Quando scrive sembra dipingere immagini forti e poetiche, non a caso è anche una apprezzata pittrice. La sua musica non è mai scontata, ha fatto tanta ricerca (una delle cover è The Jungle Line, 1975, trionfo di sperimentazione per quell’epoca, con un primitivo esempio di campionamento del suono di alcuni tamburi suonati dalla popolazione indigena del Burundi, nda). Anch’io, quando ho registrato Lo stato naturale ho studiato le musiche africane e poi altri lavori. Questo “lasciapassare” l’ho preso da Joni. E adesso lo ripeto ai miei allievi: dovete studiare, fare ricerca, essere colti».

L’inedita In and Out of Lines è una sua composizione ed è dedicata a Joni Mitchell.

«È scaturita da una proposta musicale del mio bassista. Che io ho raccolto e sviluppato. Ho immaginato Joni scrivere i suoi brani, ho pensato al meccanismo con il quale nascono le canzoni. Meccanismo che conosco bene. Quando hai più vita dietro di te piuttosto che davanti a te, allora lo sguardo lo rivolgi verso il passato e rivedi le storie e le emozioni che hai vissuto, le persone che hai incontrato. Parlare dentro e fuori dalle righe, questo è il senso del titolo della canzone. Cosa che Joni sapeva fare e che io ho appreso da lei. Parlare non attraverso un linguaggio diretto, ma avvalendosi dei colori, delle immagini, delle metafore. Spero che un giorno Joni possa ascoltarla».

In ogni disco ci sono gioie e dolori, momenti più sereni e altri che non avresti voluto attraversare. È la vita. Tutta la vita cammina con te quando scrivi, canti. Anche in quest’album, attraverso le canzoni di Joni. Ho scelto quelle dove potevo immergermi, attraverso cui potevo raccontare come sono. Ecco io canto Joni Mitchell, raccontando me stessa

Rossana Casale

L’ha mai incontrata?

«Una sola volta, seduta a un ristorante per una cena ufficiale con alcuni discografici, gli stessi per i quali lavoravo. Le chiesi un autografo, che però non riesco più a trovare. Poi lei è sparita. Ha avuto problemi di salute, l’aneurisma. È tornata proprio mentre io entravo in studio per registrare questo album, con quella esibizione al Festival di Newport che ha fatto il giro del mondo e che rimarrà nella storia».

È sparita non solo per motivi di salute, è stata anche dimenticata dall’industria discografica, come lei ha spesso denunciato.

«Sì, lei è stata sempre polemica nei confronti del business discografico. Era lei a dire: “Quando hai successo, sono tutti attorno a te. Quando le cose vanno male, sei vecchio”».

Rossana Casale (foto Viviana Falcioni)

Lei ha detto che in questo disco si sentono tutta la mia vita e tutti i miei dolori.

«In ogni disco ci sono gioie e dolori, momenti più sereni e altri che non avresti voluto attraversare. È la vita. Tutta la vita cammina con te quando scrivi, canti. Anche in quest’album, attraverso le canzoni di Joni. Ho scelto quelle dove potevo immergermi, attraverso cui potevo raccontare come sono. Ecco io canto Joni Mitchell, raccontando me stessa».

Quanto hanno influito i dolori ai quali fa riferimento nella sua carriera?

«I dolori hanno influito sulla vita e sulla carriera. Comportano sempre cambiamenti. Anche la tua musica subisce le conseguenze. Mio figlio oggi ha 25 anni, ma io me lo sono dovuto crescere da sola quando vent’anni fa ha perso suo padre, il mio compagno (Maurizio Fiorini, morto in un incidente stradale, nda). E non è stata una impresa facile facendo la cantante e l’attrice. D’altronde, non c’è un mare senza onde».

Piano, piano, la figura femminile comincia a farsi riconoscere. Madame, ad esempio, è rispettata e stimata e lasciata libera, anche se dobbiamo vedere fin quando. Io le mie battaglie le ho combattute e continuo a farlo. Purtroppo, è atavico che ci sia maschilismo. A volta anche per colpa di noi madri che forse facciamo poco per insegnare ai nostri figli il rispetto nei confronti delle donne. Lo vediamo in tutti gli omicidi di questi giorni, la ragazza incinta, la poliziotta uccisa dal collega… Non so quanto tempo ci vorrà per cambiare questa mentalità. L’uguaglianza deve ancora da venì

Rossana Casale

Lei è insegnante di canto al Conservatorio ed è stata anche spesso vocal coach in talent show. Insomma, i giovani li frequenta. Che idea si è fatta delle nuove generazioni di cantanti?

«Le nuove generazioni sono lo specchio di un mondo ammalato: Covid, guerre, la paura della morte, la paura della vita… In ogni momento storico la musica riflette le necessità dell’uomo. Per questo abbiamo una musica più liberatoria, più semplice, più orecchiabile, ballabile. È un panorama molto povero, perché fatto di pochi accordi e di poche parole».

Rispetto ai suoi inizi, oggi una donna ha più possibilità di farsi strada nel mondo della musica, o resta una predominanza maschile?

«Il maschilismo c’è, ovunque, in tutte le situazioni, non solo nella musica. Piano, piano, la figura femminile comincia a farsi riconoscere. Madame, ad esempio, è rispettata e stimata e lasciata libera, anche se dobbiamo vedere fin quando. Io le mie battaglie le ho combattute e continuo a farlo. Purtroppo, è atavico che ci sia maschilismo. A volta anche per colpa di noi madri che forse facciamo poco per insegnare ai nostri figli il rispetto nei confronti delle donne. Lo vediamo in tutti gli omicidi di questi giorni, la ragazza incinta, la poliziotta uccisa dal collega… Non so quanto tempo ci vorrà per cambiare questa mentalità. L’uguaglianza deve ancora da venì».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *