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Playlist #49: De Gregori duetta con Zalone

– Le uscite discografiche della settimana. “Giusto o sbagliato” è il singolo che annuncia l’inedita collaborazione fra il cantautore romano e il comico nelle vesti di musicista puro
– Grandi ritorni: Dirty Three di Warren Ellis, Black Keys, Libertines, Imagine Dragons, Vampire Weekend, Gigi D’Agostino
– Sorprese: il catanese Licciardi che si muove  fra Nick  Drake e The National ed il cantautore pugliese Mariano Casulli con una canzone carica di pathos

“Giusto o sbagliato”, Francesco De Gregori e Checco Zelone

È il singolo che annuncia la collaborazione fra Francesco De Gregori e Checco Zalone ed è il brano composto a quattro mani che apre l’album Pastiche, in uscita il prossimo 12 aprile. È una ballata melodica, molto deja vu, che si riallaccia alla grande tradizione della canzone d’autore italiana (leggi Luigi Tenco), parla dell’impossibilità di descrivere ciò che ci accade nella vita con un’etichetta precisa che definisca “giusto” o “sbagliato” qualcosa. I percorsi sono inevitabili e ci vedono protagonisti della storia senza che ce ne rendiamo conto sul momento, ma solo a posteriori. Inutile rinnegare ciò che ci è piaciuto meno: quello che la vita ci dà è comunque bello e giusto così.

Il disco è stato registrato in presa diretta in varie sessioni tra il 2023 e il 2024 e vede De Gregori accompagnato al piano da Zalone, che per la prima volta compare come musicista puro, distanziandosi dal suo ruolo di comico e attore. La tracklist si compone di quindici canzoni e spazia tra alcuni grandi successi di Francesco De Gregori, a brani di Checco Zalone e cover di artisti quali Pino Daniele, Paolo Conte e Antonello Venditti.

“Love Changes Everything”, Dirty Three

I Dirty Three sono tornati. La band strumentale di Melbourne ha annunciato il suo primo nuovo album dopo dodici anni. Il seguito di Toward the Low Sun del 2012 è intitolato Love Changes Everything ed è in programma per il 28 giugno. Ad annunciarlo è il video diretto da Anna White per il suo singolo principale, Love Changes Everything I.

Il trio formato da Warren Ellis, Mick Turner e Jim White si è formato nel 1992 e ha pubblicato dieci album. Anche se non si sono mai lasciati, ogni membro è stato impegnato con vari progetti dall’uscita di Toward the Low Sun nel 2012. Ellis collabora regolarmente con Nick Cave, con i due che scrivono oltre una dozzina di colonne sonore insieme, tra cui il prossimo biopic di Amy Winehouse, e il loro album in studio Carnage del 2021. Turner ha pubblicato il suo album da solista Don’t Tell the Driver nel 2013, mentre il debutto da solista di White, All Hits: Memories, è uscito la scorsa settimana. 

“On The Game”, Black Keys

Su Ohio Players i Black Keys sono bloccati tra le stazioni nel tentativo di sintonizzarsi sullo spirito a ruota libera dei successi che li hanno scolpiti mantenendo anche un suono che li ha resi una delle rock band più popolari del pianeta. Cercano di rinnovarsi circondandosi di volti nuovi, ma non riescono a sfuggire dalla loro identità. Dan Auerbach e Patrick Carney chiamano un nutrito gruppo di grandi amici – da Beck a Noel Gallagher e Juicy J – alla ricerca di un suono che rifletta una collaborazione sciolta e divertente incentrata sull’improvvisazione. È una bella idea sulla carta, ma la realtà è più sfumata.

Suonare musica con i tuoi amici non è un atto radicale, è ciò che fa la maggior parte dei musicisti. L’ascoltatore potrebbe ragionevolmente aspettarsi che Ohio Players rispecchi la diversità e l’importanza degli ospiti. Invece, è semplicemente un onesto album dei Black Keys che non aggiunge nulla di nuovo alla loro storia.

“Baron’s Claw”, The Libertines

«Le probabilità non erano buone che All Quiet on the Eastern Esplanade sarebbe mai venuto ad esistere», avevano ammesso. Eppure, i Libertines, la band più autodistruttiva della loro generazione, crollata durante la realizzazione del secondo album omonimo del 2004, dopo un turbolento decennio successivo, sono finalmente tornato. A tirarli fuori è questo album che, sin dalle note iniziali di Run Run Run trova Carl Barât che canta: “È un progetto per tutta la vita di una vita sulle ciglia”, riaccendendo l’energia sciolta e sgangherata del loro apice.

Il disco li vede abbracciare le questioni politiche contemporanee con Have a Friend che offre un sentito ramo d’ulivo a coloro che soffrono per mano dell’invasione russa dell’Ucraina. Più interessante è Baron’s Claw, con il suo fumoso, after-dark jazz club atmosfera solo un raspo gutturale lontano da una canzone di Tom Waits.

“Eyes Closed”, Imagine Dragons

Gli Imagine Dragons ritornano sulle scene musicali con un singolo che prelude al nuovo progetto discografico del gruppo, vincitore ai Grammy Awards e che ha accumulato 240 miliardi di stream totali e venduto 98 milioni di dischi nel mondo, raggiungendo solo nel territorio italiano la cifra record di 48 Dischi Platino e 5 Dischi Oro. Il brano è un inno futuristico in cui coesistono elementi della musica alternative, rap, elettronica e rock. La produzione fa da contraltare a versi abilmente scritti e caratterizzati da un’attitudine spavalda. Il frontman Dan Reynolds canta su beat hip-hop grintosi che includono anche synth e archi stridenti; il testo è senza scusanti e senza compromessi e culmina in una proclamazione di sicurezza: “I could do this with my eyes closed (lo posso fare benissimo ad occhi chiusi!)”.

Sul brano, Dan Reynolds ha commentato: «Dopo essermi preso un po’ di tempo per me e averlo trascorso con la mia famiglia e le persone che amo, ho provato il forte desiderio di tornare alle sonorità musicali che fin dagli inizi mi hanno dato più gioia, realizzando però la nuova musica con un nuovo approccio e una nuova mentalità. Dopo essere stati una band per oltre dieci anni, il mondo ora sembra molto diverso. Ma alcune cose rimarranno per sempre le stesse. Trovare il giusto bilanciamento tra nostalgia e freschezza è ciò che mi rende più felice in studio. Ci siamo divertiti nel realizzare questo singolo e spero che il pubblico lo apprezzi». 

“Prep-School Gangsters”, Vampire Weekend

Ezra Koenig inizia Only God Was Above Us parlando a una sola persona. Sfidando il ronzio dell’amplificatore e una chitarra sottile e quasi petulante, canta dolcemente: “Fanculo il mondo”. È l’apertura del quinto album di Vampire Weekend, dove Koenig e i suoi compagni di band, Chrises Baio e Tomson, guardano al passato per trovare più domande che risposte. Only God Was Above Us è l’uscita più apertamente autoreferenziale della band, un collage di suoni e motivi caratteristici punteggiati di allusioni. Sembra nuovo e confortevole, elegante e affascinante, calmo e confortante e, a volte, disagio. E solo un po’ preoccupato. Questo per dire che Only God Was Above Us è anche l’album più onesto che Vampire Weekend abbia fatto, un’incapsulamento di ciò che la band sa fare meglio, melodico e astruso nel modo magistrale di Koenig.

“Shadows Of The Night”, Gigi DAgostino & Boostedkids 

Dopo il grande successo riscosso al Festival di Sanremo, Gigi D’Agostino torna con un progetto internazionale insieme a Boostedkids. Una nuova collaborazione per il deejay più famoso in Italia e uno degli artisti del nostro Paese più noti nel mondo. «Il progetto è nato dalla voglia di forti tensioni emotive, dalla curiosità e voglia di andare oltre con le armonie e sentire cosa c’è più in là», ha dichiarato Gigi. «In questo caso abbiamo pensato di rielaborare la mia canzone del 1999 Another Way che proprio quest’anno compie 25 anni. Abbiamo mantenuto la sezione strumentale originale creando e ricamando, tutt’intorno, una parte inedita, dando vita a un nuovo punto di vista oltre che un ulteriore punto d’ascolto e di ballo».

Gigi D’Agostino è il deejay italiano più amato e più noto a livello internazionale. Con le sue innumerevoli hit e tormentoni e le cifre da capogiro raggiunte nel corso della sua carriera è entrato di fatto nell’olimpo dei guru della dance culture.

“Giù”, Licciardi

Nuovo singolo del cantautore catanese Licciardi: un brano intimo, sussurrato, che parla alla propria anima e ha come protagoniste le chitarre. «Questo brano racconta un lockdown dell’anima», spiega l’autore, classe 1991. «Un’impossibilità quasi fisiologica di uscire da casa e godere di quello che c’è fuori. Intanto un cambiamento interiore sta avvenendo e tutto perde le sfumature e i dettagli essenziali per stare bene: le giornate sono ‘senza colore’ e diventa difficile anche riconoscersi allo specchio. Il non riconoscersi più lascia il posto alla consapevolezza di non esistere in un mondo oggettivo e alla conseguente presa di coscienza che è necessario un cambiamento».

L’ispirazione musicale attinge a dei richiami del passato: la chitarra acustica accordata in tonalità Nick Drake può essere letta come una vera e propria citazione al grande cantautore inglese. Licciardi ha voluto utilizzare anche delle chitarre elettriche con riverberi e delay incalzanti che invece rimandano più a un pop barocco o alternative indie alla The National.

“La fine”, Mariano Casulli

Nuovo brano del cantautore pugliese, un brano introspettivo, che si interroga su una delle domande più frequenti: “Che cosa c’è dopo la fine?” e precisamente “A quale fine facciamo riferimento?”. Questo è un aspetto che l’artista lascia irrisolto: l’ascoltatore può lasciarsi coinvolgere dal brano e decidere liberamente a cosa attribuirlo. 

«Cos’è la fine? Forse un nuovo inizio! E se fosse il buio, la conclusione di ogni cosa? Vorrei delle risposte», si chiede Mariano Casulli. «Le cerco incessantemente in quello che la vita mi passa, nel silenzio di uno spazio che è solo mio. La ricerca, quella sì, non ha fine, ma genera altre domande. Resto, così, cristallizzato in un moto che non può tradursi in attesa. Il cuore ha un sussulto. L’anima si ribella. Le mani tremano. La tua risposta non basta. Devo agire».

Interpretazione carica di pathos, il brano richiama le sonorità dell’indie-pop italiano, con le chitarre elettriche che trasmettono irrequietezza ma allo stesso tempo sensualità con un sound piacevolmente distorto.

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