– La band salentina torna in gara a Sanremo «senza pregiudizi» per riallacciare un rapporto cominciato in modo disastroso nel 2005. “Ricominciamo tutto” «è una sintesi di tutte le nostre influenze» con una citazione di Lucio Battisti. «Oggi il Festival conta e c’è più attenzione per i giovani, forse anche per merito nostro»
– «Non mi ritrovo nello squadrismo dei social. Mi dà fastidio che oggi tutti parlino male di Chiara Ferragni quando prima tutti ne parlavano bene. Siamo tornati alla gogna, il Medioevo del nuovo millennio»
– In arrivo il nuovo album registrato a Berlino, nei mitici Hansa Studios: «Là sono stati capaci di distruggere dei muri, vorrei che anche noi riuscissimo ad abbattere i nostri piccoli muri a secco». In estate tour negli stadi
Il debutto è stato traumatico quando nel 2005 – correva il Festival di Paolo Bonolis – i Negramaro, allora semisconosciuto gruppo salentino, si presentarono sul palco dell’Ariston tra le Nuove Proposte con la canzone Mentre tutto scorre. Furono subito sonoramente bocciati. Andarono avanti, invece, Veronica Ventavoli e gli Equ. Di questi ultimi si sono perse le tracce, i Negramaro al contrario sono diventati protagonisti importanti della scena musicale nazionale. Perché, come spesso accade a Sanremo, alla fine gli ultimi sono i primi. È accaduto per Vasco Rossi, per Adelmo “Zucchero” Fornaciari e si è ripetuto per Giuliano Sangiorgi & company: Mentre tutto scorre divenne il trampolino di lancio dei Negramaro
Da allora sono saliti sul palco dell’Ariston altre due volte (nel 2018 e nel 2021) come ospiti, mai più in gara. «Dopo vent’anni siamo di nuovo in gara, senza pregiudizi», tiene a sottolineare la “voce” della band. E concorreranno con Ricominciamo tutto.
«Vogliamo “ricominciare tutto”, ma è un invito che non parte da una crisi. Piuttosto è un atto di speranza e una sorta di imperativo», spiega Giuliano Sangiorgi. «Per stare bene bisogna riconoscere nell’altro la persona pura, ripulita da qualunque pregiudizio. E bisogna farlo cominciando da sé. Come dicevano i greci: “Conosci te stesso”. E io aggiungo: “Conosci te stesso più volte”. O, riprendendo Neruda, “è importante rinascere ogni giorno”. Se parlo così è perché odio il cinismo di questo nuovo Medioevo rappresentato dal gesto del pollice alto e del pollice basso. La commentocrazia mi fa paura. Dare in mano il pensiero a chi prima commentava al bar è un sistema un po’ rotto. Mi dà fastidio che oggi tutti parlino male di Chiara Ferragni quando prima tutti ne parlavano bene e guai a dire se una cosa non era di tuo gusto. Parte la gogna mediatica in un secondo e diventa semplicemente squadrismo, Medioevo del nuovo millennio».
Odio il cinismo di questo nuovo Medioevo rappresentato dal gesto del pollice alto e del pollice basso. La commentocrazia mi fa paura. Dare in mano il pensiero a chi prima commentava al bar è un sistema un po’ rotto. Mi dà fastidio che oggi tutti parlino male di Chiara Ferragni quando prima tutti ne parlavano bene e guai a dire se una cosa non era di tuo gusto. Parte la gogna mediatica in un secondo e diventa semplicemente squadrismo, Medioevo del nuovo millennio
Giuliano Sangiorgi
Il messaggio è anche politico: «Tutto è politica, la parola a me non fa paura. E l’atto di speranza di questa canzone invita a ricominciare tutto anche in quel senso. Non voglio vivere in un mondo diffidente, sono convinto che chiunque si esprima contro i migranti si butterebbe a salvare un bambino in mare. Matteo Garrone in questo senso ha tirato fuori le palle per tutti i registi che non ne hanno con Io Capitano. Ha fatto un servizio sociale mostrandoci che i sogni dei ragazzi sono tutti uguali».
Ricominciare tutto anche rivolto a Sanremo. Nel senso di riallacciare un rapporto cominciato male. «Ricominciare significa affrontare il Festival senza pregiudizi, sapendo che nel frattempo c’è stato un grande lavoro sulla contemporaneità e che oggi Sanremo conta, eccome. Noi nel 2005 abbiamo suonato alle 2 di notte e nessuno ci cagava. Scesi dal palco, ci ha accolti Caterina Caselli con Califano, che per me è il De André romano. Non sapevamo se fosse una delusione o un sogno. Di sicuro i giovani non erano trattati come oggi, e meno male che le cose sono cambiate. Ecco, spero che vincano dei ragazzi che faranno vent’anni di carriera come noi».
Non voglio vivere in un mondo diffidente, sono convinto che chiunque si esprima contro i migranti si butterebbe a salvare un bambino in mare. Matteo Garrone in questo senso ha tirato fuori le palle per tutti i registi che non ne hanno con “Io Capitano”. Ha fatto un servizio sociale mostrandoci che i sogni dei ragazzi sono tutti uguali
Giuliano Sangiorgi
E i Negramaro si prendono un po’ il merito di questa maggiore attenzione nei riguardi delle nuove generazioni. «Se questo è successo credo che in parte sia anche merito nostro e di tutti gli altri che si sono impegnati come noi», sottolinea Sangiorgi, lanciando un appello: «Permettete ai ragazzi di sbagliare di più, non vi aspettate subito i numeri di Elodie o di Madame a 16 anni, altrimenti l’underground muore. Solo attraverso l’errore si scopre la personalità». Molto discutibile, e forse a sproposito, parlare di “underground” per chi frequenta i talent, ma soprassediamo.
Per descrivere il brano sanremese, una ballad rock, Sangiorgi si affida al cinema: «Questo pezzo lo definirei “interstellar”, un po’ avanti e un po’ indietro nel tempo. È la sintesi di tutte le nostre influenze dagli U2 a David Bowie ai Coldplay». Il testo cita Battisti, due volte, e qui potrebbe celarsi, lasciano intendere, un indizio sulla loro cover (accompagnati forse, si vocifera, da Malika Ayane).
Dopo Sanremo, i Negramaro sono attesi negli stadi in estate con tappe a Napoli (15 giugno), Udine (18 giugno), Milano (22 giugno), Messina (3 luglio) e Bari (6 luglio). Nel frattempo, la band sta lavorando al nuovo album agli Hansa di Berlino, gli studi della trilogia di Bowie e degli U2 della svolta di inizio anni Novanta. «Ero a Berlino con Ilaria e Stella, appena arrivato ho scritto una canzone, Berlino Est, che sarà nel disco», anticipa Sangiorgi. «Quella canzone mi ha spinto ad andare agli Hansa, dove torneremo a marzo per chiudere il disco. Là sono stati capaci di distruggere dei muri, vorrei che anche noi riuscissimo ad abbattere i nostri piccoli muri a secco… Siamo abituati a fare il lavoro alla vecchia maniera, resettando e ricominciando tutto ogni volta. Andare a incidere all’estero fa bene. Scappi dal successo in Italia, vai in America e lì sei considerato uno stronzo che vale meno di zero, e va bene perché ti dicono le cose come stanno. Abbiamo sempre fatto musica per viaggiare e viaggiato per fare musica».