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Wooten Brothers: funky, soul e sudore

– Il reunion tour sbarca in Italia per due tappe siciliane a Palermo e Catania il 3 e 4 maggio e due al Blue Note di Milano
– A capitanare i fratelli è il bassista Victor, riconosciuto come uno dei dieci migliori bassisti di tutti i tempi
– «Dagli anni Ottanta non suonavamo insieme». “Sweat” è il titolo del nuovo album che mette insieme vecchio e nuovo

C’era vent’anni fa un poster della D’Addario (azienda produttrice di corde per chitarra) con un tizio con bombetta e un gioiello a forma di segno di pace che raccoglieva un basso, e in cima una citazione: «Non è un segreto, sono le corde». La persona sul poster era il leggendario bassista Victor Wooten. 

Riconosciuto da Rolling Stone come uno dei dieci migliori bassisti di tutti i tempi, Victor Wooten ha affascinato il pubblico per oltre quattro decenni con le sue stregonerie. Il suo repertorio eclettico include collaborazioni con artisti del calibro di Béla Fleck e Flecktones (di cui è membro fondatore), Chick Corea, Dave Matthews Band, Keb’ Mo’ e Cory Wong tra molti altri. L’artista è anche autore di due libri e ha fatto da mentore a migliaia di studenti presso il suo Center for Music and Nature.

Oggi, lui e i suoi tre fratelli maggiori – i Wooten Brothers – si sono riuniti come band per la prima volta, intraprendendo un ampio tour, portando il loro suono funk e soul in giro per il mondo. E, a inizio anno, hanno pubblicato l’album Sweat, il primo album dei fratelli dagli anni Ottanta che verranno a presentare in Italia: venerdì 3 maggio al Teatro Golden di Palermo e l’indomani, sabato 4 maggio, al Metropolitan di Catania. Dopo una parentesi fra Parigi, Copenhagen e Slovenia, torneranno nel nostro Paese per quattro concerti al Blue Note di Milano il 10 e 11 maggio.

L’attesissimo tour di reunion è iniziato lo scorso anno a Chattanooga, nel Tennessee, dove il gruppo ha debuttato con il singolo del loro nuovo album in studio, accompagnato da un video molto divertente e comico che vede i fratelli sudare svolgendo vari esercizi e attività sportive con gli strumenti in mano.

La formazione dei Wooten Brothers presenta Victor insieme a Joseph (tastiere/voce), Roy alias “Futureman” (percussione/voce) e Regi (chitarre/voce), ciascuno con una brillante carriera musicale. Il quinto fratello, Rudy Wooten, è morto nel 2010.

«È incredibile, è davvero incredibile essere di nuovo in viaggio con i miei fratelli», commenta Victor. «Non abbiamo fatto un tour come questo da quando nostro fratello Rudy è morto nel 2010. Ogni concerto è una festa fino alla fine della notte».

Il singolo “Sweat” parla di duro lavoro, perseveranza, dedizione, e questo non riguarda soltanto atleti o musicisti, ma tutti i ceti sociali. Dalla persona che lavora da McDonald’s, alla persona che raccoglie la spazzatura, all’insegnante, mettiamo tutti impegno nel lavoro. E volevamo festeggiarlo attraverso la canzone

Victor Wooten

Il nuovo album è stato annunciato con un comunicato nel quale il bassista scrive: «A metà degli anni Ottanta, abbiamo pubblicato un album per Arista Records con il nome di The Wootens, ma quel disco suonava più simile al produttore che a noi. Per la prima volta da allora, stiamo pubblicando un album che rispecchia totalmente noi fratelli». 

Quel produttore era Kashif, che stava lavorando sul disco d’esordio di Whitney Houston e sui primi dischi di Kenny G. «Ha creato un suono fantastico per l’R&B di quel tempo, ma quel suono non era il nostro suono», sottolinea Victor. «Io suono a malapena sul disco, era tutto basato sulla tastiera, e c’era un sacco di altri musicisti. Non eravamo tutti noi. Quindi il disco era il suo suono, ma ora stiamo facendo esattamente quello che vogliamo fare».

A riunire i fratelli è stata la pandemia, «quando tutti avevano tempo», continua Victor. «Abbiamo iniziato a pensarci. Avevamo bisogno di fare qualcosa perché sai, stiamo tutti invecchiando. Abbiamo dedicato il nostro tempo – felicemente – ad altre band: Joseph con The Steve Miller Band, Roy e io con Béla Fleck, ma con la pandemia, abbiamo avuto una pausa da tutto».

Sweat, sudore, è il titolo del disco e del brano che ha fatto da biglietto da visita: una grande canzone funky che «parla di duro lavoro, perseveranza, dedizione, e questo non riguarda soltanto atleti o musicisti, ma tutti i ceti sociali. Dalla persona che lavora da McDonald’s, alla persona che raccoglie la spazzatura, all’insegnante, mettiamo tutti impegno nel lavoro. E volevamo festeggiarlo attraverso la canzone. Qualcosa che riguarda tutti».

Durante la pandemia, i Wooten Brothers hanno anche trovato vecchi nastri della cui esistenza si erano dimenticati. «È stato un ragazzo a farceli trovare», racconta Victor. «Ci ha contattato, dicendo che era stato a casa nostra quando vivevamo in Virginia negli anni Settanta. Aveva lavorato in un programma televisivo di quel periodo chiamato Don Kirshner’s Rock Concert. Era uno show televisivo rock che andava in onda una volta alla settimana e metteva in luce diverse band. Aveva sentito parlare di noi cinque ragazzi e aveva mandato alcune persone a casa nostra per ascoltarci. E questo tizio mi ha detto che aveva ancora la cassetta della demo che mia madre gli aveva dato. Inestimabile. Questo ci ha portato a scavare nei nostri archivi. Per prima cosa abbiamo preso la cassetta e abbiamo detto: “Wow, avevamo dimenticato tutto questo”. Abbiamo trovato più di quanto ricordassimo, e abbiamo trovato tutta la musica originale. Quindi nel nuovo album abbiamo messo musica inedita e vecchia».

La reunion li ha riavvicinati anche come fratelli, «suonare con loro è diventato meglio rispetto a prima: ci ha fatto tornare bambini». Quando i loro genitori «ci hanno insegnato come essere una brava persona, come essere un buon essere umano e come eccellere e avere successo in qualsiasi cosa tu ti metta. A loro non importava molto di quello che facevamo, a loro importava di più chi fossimo come persone. E sapevano che qualsiasi cosa avessimo scelto di fare sarebbe stata fatta dal giusto punto di vista e con lo scopo giusto. È successo che i miei fratelli maggiori hanno scelto la musica. Quindi, una volta scelto, i nostri genitori al 100%, 1000%, ci hanno sostenuto».

In scaletta molti brani dal nuovo album e alcune cover. «Ma, in molti casi, adattiamo lo spettacolo al pubblico. In altre parole, se abbiamo un piano e il pubblico dice “no”, allora lo cambieremo. Ma in questo caso finora, abbiamo escogitato un ordine, come una storia da raccontare, che ha senso. Sembra funzionare molto bene ed è all’altezza di Sweat».

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