– Lo spettacolo teatral-musicale ideato insieme con Marco Steiner, l’erede di Hugo Pratt, torna a veleggiare per approdare venerdì 3 maggio al Teatro Garibaldi di Modica
– Un viaggio tra musica, disegni e parole, con protagonisti il celebre avventuriero e la barca della Cornovaglia, oggi relitto di legno arenato sulla spiaggia di Pozzallo
– «Corto Maltese è molto jazz. Perché è un avventuriero e c’è molta improvvisazione nel suo modo di essere. Rappresenta la metafora del viaggio e dell’esperienza umana»
Un dialogo surreale tra il naufrago Corto Maltese e il relitto di un veliero dal passato glorioso. Come può ricominciare la vita quando tutto sembra finito? Come superare le avversità dell’esistenza dopo le tempeste? Una favola poetica e appassionata in cui le risposte alle domande sono nella capacità dell’uomo di tornare a sognare.
Dopo la scomparsa di Hugo Pratt, Corto Maltese si interroga sul proprio futuro: c’è ancora una strada per lui? Dopo una tempesta finisce su una spiaggia della Sicilia, accanto a quello che rimane di una nobile barca a vela che si chiama “Irene di Boston”, anche lei desiderosa di tornare a solcare i mari. Il dialogo è un sogno dentro un sogno tra l’incontro con il corvo Puck, l’apparizione di Bocca Dorata e quella di una misteriosa ragazza irlandese dai capelli rossi. «Le meraviglie del mondo sono tre: un cavallo che corre, una ballerina che danza e una vela sul mare» dice Corto.
Il sogno prosegue con l’amico maledetto e prediletto del Maltese: Rasputin che lo salva e lo fa salire a bordo della propria barca verso nuove avventure e nuovi orizzonti, anche dopo la scomparsa del proprio padre di matita.
E sarà proprio il primo giorno di novembre di chissà quale anno, il giorno di Tarowean – lo stesso in cui iniziò tutto con “Una ballata del mare salato” – che Corto e Rasputin si ritroveranno su una “Irene di Boston” tirata a lucido. Sarà “Il giorno delle sorprese” con un gabbiano ad accompagnare la nuova rotta. Un gabbiano dagli occhi “azzurri come il mare”, proprio come quelli del Maestro veneziano.
Dall’incontro fra Marco Steiner, autore della graphic novel Corto Maltese e Irene di Boston, ed il sassofono di Francesco Cafiso nasce Irene of Boston, l’album uscito quattro anni fa, diventato uno spettacolo teatrale che venerdì 3 maggio torna a veleggiare in acque siciliane per approdare al Teatro Garibaldi di Modica con i testi e la voce di Marco Steiner, le pitture di Giovanni Robustelli e la musica di Francesco Cafiso al sax e Mauro Schiavone al pianoforte. Un viaggio tra musica, disegni e parole, con protagonisti Corto Maltese e l’Irene of Boston, veliero britannico, costruito nel 1914 in Cornovaglia e, dopo quasi un secolo di viaggi intorno al mondo, divenuto solo un relitto di legno arenato sulla spiaggia di Pozzallo, chiamata Balata. In una dimensione sospesa tra sogno e realtà, la magia della musica permette alla Irene of Boston di superare i limiti fisici della corruzione del tempo, spingendola a riprendere il suo viaggio, metafora dell’esperienza umana, oltre le isole, oltre i progetti solitari, le rotte prestabilite e i percorsi convenzionali.
«Marco (Steiner) conosceva la storia del veliero e così si è formato un gruppo di lavoro in cui oltre a noi due c’erano il videomaker Vincenzo Cascone, l’artista figurativo Giovanni Robustelli e l’attore Giulio Forges Davanzan», racconta Cafiso. «Abbiamo tentato di capire cosa si potesse sviluppare attorno al personaggio di Corto e alla storia di questa barca, da un secolo sulla Balata di Pozzallo, quasi a citare la “Ballata del mare salato”, la storia con cui Pratt diede vita a Maltese nel 1967. Abbiamo così creato un incontro nei mari della fantasia tra Corto e la Irene of Boston».
Secondo il jazzista di Vittoria, «Corto Maltese è un personaggio molto jazz», sostiene. «Perché è un avventuriero e c’è molta improvvisazione nel suo modo di essere. Rappresenta la metafora del viaggio e dell’esperienza umana».
Venezia è stato, però, il luogo dove si è concretizzato il progetto. «Nei giorni trascorsi sulla Laguna ho scritto i brani del disco. Mi sono seduto al pianoforte e… bumm… la musica era già lì. La magia di Venezia, Corto Maltese, il fascino del veliero… non saprei… Il fatto è che la musica affiorava spontanea e di getto. In quei giorni abbiamo fatto un giro in veliero per la laguna, per immergerci ancora di più nella nostra fantasia. Ho preso il sassofono ed ho cominciato a suonare, così, liberamente. Ho immaginato che i legni e gli ottoni del veliero, in una straordinaria metamorfosi, si trasformassero nei legni e negli ottoni di una orchestra».
Irene of Boston è un’opera estremamente lirica, immaginifica, profondamente segnata dall’amore per il mare nella sua essenza, una sorta di colonna sonora di viaggio su quelle acque. La presenza della prestigiosa London Simphony Orchestra è estremamente ariosa, la musica racconta, nel suo incedere, di venti e bonacce, di tempeste da attraversare, di sole che cuoce e di geli notturni, di onde che si infrangono e si ritirano. Capace di creare emozioni “ad occhi chiusi”, di farci navigare a fianco di quell’antico veliero.