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Lizzo: ancora offese, mollo tutto

– In uno sfogo sui social la vincitrice di due Grammy e simbolo della body positivity, evoca la possibilità di lasciare la musica: «Sono stanca, basta insulti sul mio peso»
– La cantante è stata però accusata da tre ballerine e da un suo ex manager di molestie sessuali, razziali e religiose, aggressioni, falsa reclusione e discriminazione per disabilità
– Coro di voci a suo sostegno. “Body shaming”, un fenomeno di bullismo con casi sempre più in aumento anche in Italia. Il recente discorso di BigMama alle Nazioni Unite

«Io smetto». Si conclude così il post di Lizzo che sembra così volersi ritirare dal mondo della musica. L’artista, vincitrice di un Emmy e due Grammy, scrive: «Mi sono stancata di sopportare di essere trascinata da tutti nella mia vita e su internet. Tutto quello che voglio è fare musica, rendere felici le persone e aiutare il mondo a essere un po’ migliore di come l’ho trovato. Ma comincio a sentire che il mondo non mi vuole. Sono costantemente alle prese con le menzogne che vengono dette su di me per ottenere prestigio e visualizzazioni… sono sempre il bersaglio degli scherzi a causa del mio aspetto», ha continuato. «Vengo presa di mira da persone che non mi conoscono e mi mancano di rispetto. Non ho firmato per questa merda», ha scritto ancora la performer nel suo post che si chiude con un “I QUIT”, che tradotto significa «Io smetto, lascio».

Il post di Lizzo è stato accolto da molti commenti di sostegno, tra cui quello di Paris Hilton che scrive: «Ti amiamo Queen». 

Melissa Jefferson, in arte Lizzo

Lizzo, il cui nome legale è Melissa Jefferson, ha guadagnato popolarità alla fine del 2010 con singoli come Truth Hurts e Good as Hell. La sua taglia e la scelta di indossare abiti aderenti hanno reso questa artista un’eroina del movimento per la body positivity, ma anche oggetto di commenti di fat shaming. Nel maggio dello scorso anno, Lizzo aveva bloccato il suo account Twitter, minacciando di lasciare l’industria musicale in mezzo in seguito a un’ondata di commenti body shaming che hanno speculato sulla sua dieta, accusandola di evitare di perdere peso perché non sarebbe stato vantaggioso per il suo marchio.

Lizzo aveva fatto seguito ai commenti a suo sostegno con un cartello che diceva: “Mi dispiace che le persone su Twitter facciano schifo”. Il post era sottotitolato: “Non starò mai zitta su quanto sia difficile per le persone grasse semplicemente esistere». 

Le accuse si ritorcono su Lizzo

Nello stesso tempo, però, lo scorso agosto la cantante era stata citata in giudizio da tre ragazze del suo corpo di ballo. Le querelanti Crystal Williams, Arianna Davis e Noelle Rodriguez hanno affermato nella causa di essere state vittime di molestie sessuali, razziali e religiose, aggressioni, falsa reclusione e discriminazione per disabilità, oltre ad altre accuse.

Una settimana dopo, Lizzo era andata su Instagram per condividere una dichiarazione in cui ha negato le accuse. La cantante ha scritto che in genere non affronta «false accuse», ma ha detto che «sono talmente incredibili e troppo oltraggiose da non essere affrontate». Ha anche affermato che le accuse «provengono da ex dipendenti che hanno già ammesso pubblicamente che gli è stato detto che il loro comportamento in tour era inappropriato e poco professionale». Lizzo aveva poi aggiunto: «So cosa si prova ad essere svergognati quotidianamente e non criticherei assolutamente mai né licenziare un dipendente a causa del suo peso!».

I suoi avvocati hanno presentato una risposta alla causa a settembre negando «ogni accusa contenuta nella denuncia». La causa è in corso nella Corte Superiore di Los Angeles.

Identiche accuse a Lizzo sono state rivolte da uno dei suoi ex manager, Asha Daniels, secondo cui «(Lizzo) ha creato un ambiente sessualizzato e caricato dal punto di vista razziale nei suoi tour».

Il fenomeno del “body shaming”

Il “body shaming” è una forma di bullismo verbale che colpisce l’aspetto fisico delle persone, consiste nel fare commenti ed esprimere giudizi negativi sulle persone, soprattutto attraverso il web ed i social network. Esistono molti tipi di “body shaming”, tra cui il “fat shaming”, che prende in giudizio le persone con qualche chilo di troppo o che hanno malattie come l’obesità, e il  “thin shaming”, che riguarda le persone considerate troppo magre o con veri e propri disturbi alimentari. È comunque considerato “body shaming” qualsiasi tipo di commento, o insulto proferito con lo scopo di fare provare vergogna per il proprio corpo a qualcuno e che ha delle conseguenze negative su di esso. 

In Italia quasi 9 adolescenti su 10, almeno una volta, hanno subito “body shaming”. Inoltre, per circa 3 su 10 è praticamente un fatto quotidiano ricevere offese sul proprio aspetto fisico, che hanno il potere di far sviluppare vergogna o disagio in chi ne è vittima.

Fra i casi più recenti che hanno avuto una eco sui mass media, quello di Platinette e Guillermo Mariotto, entrambi accusati di “body shaming” per alcuni commenti inappropriati sulla modella Ilaria Capponi che aveva parlato dei disturbi alimentari tra le mannequin. Ed al Festival di Sanremo un giornalista della Rai è incorso in provvedimenti da parte dell’azienda per alcune battute di un giornalista su Big Mama.

BigMama fra le protagoniste del recente Festival di Sanremo

Il discorso di BigMama all’Onu

Proprio quest’ultima, lo scorso febbraio, ha portato il suo messaggio di uguaglianza, amore universale e di denuncia di bullismo e body shaming nell’aula dell’Assemblea Generale dell’Onu. Dall’Ariston al podio delle Nazioni Unite da cui ogni anno parlano i leader del pianeta: Marianna Mannone è intervenuta in inglese davanti a una platea di duemila liceali venuti da tutto il mondo. «Per tutta la vita mi hanno fatto credere di essere completamente sbagliata. Il mio fisico faceva in modo che la gente mi valutasse come “non abbastanza” prima ancora che mi si potesse davvero conoscere», ha detto BigMama. «Una persona grassa, nell’immaginario degli altri, è una persona svogliata, pigra, non attiva, non intelligente, che non ha voglia di migliorare. Per una persona come me sognare era inutile».

BigMama ha raccolto il testimone del podio dell’Onu dall’architetto Mario Cucinella per ripercorrere le tappe della sua storia personale: «Vengo da un paese molto piccolo con una mentalità altrettanto piccola. Ho dovuto sopportare anni di bullismo, verbale e fisico. Ogni giorno della mia infanzia e adolescenza lo ricordo pieno di parole di odio. “Cicciona, fai una dieta, fai schifo”. Ho cercato per anni di evitare la sofferenza stando in silenzio. La prima risposta è stata la rabbia. A 13 anni ho scritto il mio primo pezzo, Charlotte, un rap che parla di suicidio e autolesionismo e per tre anni l’ho tenuto tutto per me. BigMama è nata quando ho avuto la forza di metterlo su YouTube».

Ventiquattro anni appeni compiuti, un nuovo album Sangue pubblicato in coincidenza con la Festa della donna, Marianna ha capito che BigMama per lei era «uno scudo e un’arma» che le ha fatto superare anche la malattia, un linfoma di Hodgkin arrivato quando stava per firmare il suo primo vero contratto discografico.

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