Playlist

La playlist della settimana #8

L’incontro fra The Weeknd e Madonna, il ritorno dei Foo Fighters e un Bob Dylan radicalmente unplugged. E poi Ben Harper, Noel Gallagher con John Marr, la love story parigina fra Mareva Galanter e Robbie Williams e il rap “letterato” di McKinley Dixon. Il nuovo corso di Motta e ancora l’urban del catanese JeBel, e la world dei Karkum Project 

“Popular” The Weeknd, Madonna, Playboi Carti 

C’è un pezzo importante del jet set della musica pop internazionale nel brano e di quello del cinema nel video girato a Cannes per la presentazione della controversa serie tv Idol, per la cui colonna sonora è stata composta questa Popular. The Weeknd, per l’occasione, è riuscito ad assicurarsi le collaborazioni di Madonna e Playboi Carti. La colonna sonora completa uscirà il 30 giugno. La canzone, ha rivelato The Weeknd, che nella serie tv è anche attore protagonista, è nata come collaborazione con Playboi Carti. «Abbiamo già avuto una versione diversa di questa canzone. Madonna è stata l’ultima co-firma di questo brano. Ho sempre voluto lavorare con lei», ha detto. «Ho sempre voluto scrivere e produrre un album di Madonna… beh, co-produrre con lei, ovviamente. È una visionaria e ha una visione così singolare, e voglio solo entrare nel suo mondo e creare un classico album di Madonna. Quello è sempre stato il mio sogno. Spero che questo sia soltanto l’antipasto». Playboi Carti è stato arrestato all’inizio di quest’anno con l’accusa di aver aggredito e soffocato la sua ragazza incinta. Il suo avvocato ha detto che è stato accusato ingiustamente.

“The Glass” Foo Fighters

“Forever Young” Bob Dylan 

In Shadow Kingdom Bob Dylan sembra Dylan che fa il verso a Dylan. O Dylan radicalmente unplugged, quasi trent’anni dopo averlo fatto su MTV. Quando Dylan ha pubblicato per la prima volta Shadow Kingdom come evento in streaming nel luglio 2021, è scomparso quasi con la stessa rapidità con cui è emerso dal palcoscenico pieno di fumo dove è stato girato in stile noir in bianco e nero. Ora, con la sua uscita ufficiale, i fan potranno ascoltare ancora una volta come Dylan reinterpreta alcune delle sue prime canzoni, con una forte dose di fisarmonica e senza batteria, facendole suonare di nuovo fresche.

La maggior parte delle quattordici canzoni di Shadow Kingdom sono state registrate per la prima volta negli anni Sessanta. Senza contare uno strumentale appena registrato, la canzone più recente e più oscura è What Was It You Wanted, pubblicata per la prima volta nel 1989. When I Paint My Masterpiece, uscita nel 1971, dà il via al set non solo con un nuovo arrangiamento, ma anche con alcuni nuovi testi. Fa capire che a più di sessant’anni di carriera Dylan sta ancora reinventando se stesso e le sue canzoni. Il suo ricercato capolavoro rimane un work in progress. Shadow Kingdom rappresenta anche una buona replica per tutti gli oppositori che hanno sostenuto, apparentemente fin dal primo giorno, che Dylan non sa cantare. Gli arrangiamenti sommessi sono perfetti per la voce ben stagionata e ingiustamente diffamata di Dylan.

Anche con questa versione ufficiale, rimane il mistero su Shadow Kingdom. Nessuno dei membri della band che appaiono con Dylan è accreditato e non ci sono note di copertina. Peccato che quei dettagli siano rimasti nell’ombra.

“Yard Sale” Ben Harper

Il cantautore americano Ben Harper ha scelto la formula del concept album per il suo nuovo progetto. Wide open light, questo il titolo del nuovo disco, racchiude al suo interno una famiglia di canzoni legate tra loro, e che non possono essere separate. Musicalmente il disco è volutamente minimalista, una scelta a cui Ben Harper ha abituato i fan già da qualche anno. Tra i pezzi del disco anche il singolo Yard sale, registrato con Jack Johnson.

“Open The Door, See What You Find” Noel Gallagher’s High Flying Birds

Canzone scritta da Noel Gallagher in collaborazione con il suo amico di lunga data, Johnny Marr. L’ex chitarrista degli Smiths è infatti venuto a dare una mano al cantante per il nuovo album degli High Flying Birds, Council Skies, nei negozi da venerdì 2 giugno. È un brano pieno di ottimismo, in cui Gallagher parla dell’accettazione di sé e del destino el quale noi stessi siamo artefici. «A un certo punto della tua vita, ti guardi allo specchio e vedi tutto ciò che sei stato e tutto ciò che sarai», ha detto in una dichiarazione. «Il titolo parla di essere felice con questa idea. Sii felice con chi sei nella vita, con chi sei e dove stai andando. La vita è bella!».

Dall’evocativo titolo dell’album alla copertina, ai testi stessi, il disco vede Noel Gallagher rivendicare il suo passato e rendere omaggio a Manchester, la sua città di origine. «Sto tornando alle mie origini», continua Noel. «Sognare ad occhi aperti, alzare gli occhi al cielo e chiedermi cosa potrebbe essere la vita… questo vale per me oggi come nei primi anni Novanta. Quando stavo crescendo in condizioni di povertà e disoccupazione, la musica mi ha salvato… un po’ come “Top of the Pops” in tv ha svoltato il giovedì sera, ti immergevi in un mondo fantastico. È quello che penso dovrebbe fare la musica. Voglio che la mia musica elevi ed aiuti in qualche modo».

“Une Tahitienne à Paris” Mareva Galanter e Robbie Williams

Per la prima volta in Italia arrivano le sonorità evocative e briose della cantante franco-polinesiana Mareva Galanter che, attraverso il brano Une Tahitienne à Paris (Mhodì Music Company), raccontano di un viaggio a Parigi e di un incontro casuale con un gentleman inglese, proveniente da Stoke City (la popstar  e showman Robbie Williams). La presentazione del singolo fa da promo all’arrivo di un nuovo album dai suoni morbidi, evocativi ed eleganti, per certi versi sorprendenti, un po’ nostalgici (ricordano quell’aria romantica e un po’ vintage degli anni Sessanta e Settanta); testi armoniosi e poetici, accenni che colorano l’intero album, spiccandone una connotazione che galleggia tra l’Ancient culture europea e il “colore” polinesiano. Un connubio tra diverse sonorità, adatto a chi vuole sognare e allontanarsi dalla routine quotidiana. Si contraddistinguono delle venature che spaziano tra lo swing, il pop parigino, le percussioni e gli ukulele tahitiani. Mareva, con la sua musica, vuole evidenziare il forte rapporto tra le sue due culture, una tradizione indigena, celebrata ancora una volta con spiccata eleganza e con undici canzoni e tre intermezzi di “suoni polinesiani”. Il disco è distribuito in Italia da Mhodì Music Company, etichetta siciliana, precisamente di Catania, già da molti anni impegnata nel lancio di nuovi artisti e nel consolidare nuove sonorità nel panorama musicale italiano. Oltre a produrre artisti nazionali, si impegna in licenza ad avanzare proposte di artisti esteri con sonorità estrose e particolari. Mareva Galantier ne è un altro degli esempi più eclatanti. Il singolo in è il brano di presentazione dell’album postumo.

“Beloved! Paradiso! Jazz!?” McKinley Dixon

Una delle pecche della comunità rap è quella di non aver mai abbracciato l’ambito letterario. Eppure, esiste una ampia letteratura legata alla cultura hip hop, scrittori dirompenti come Toni Morrison, che pongono interrogativi che abbiamo paura di affrontare. McKinley Dixon non ha questo timore. Ha intitolato il suo nuovo album Beloved! Paradiso! Jazz!?  come omaggio diretto a tre romanzi di Morrison, che definisce «il più grande rapper di tutti i tempi». Dixon cerca di trovare la sua identità nel contesto di una cultura oppressa e di un ambiente violento. Nel brano di apertura, cita – tramite il poeta/critico Hanif Abdurraqib – un passaggio da Harlem in cui i teppisti provavano un senso di orgoglio se capitava che gli sparassero il giorno in cui il dottore nero era di turno al pronto soccorso. E così va il disco, sognando mentre i proiettili volano.

“La musica è finita” Motta

È la canzone che dà il titolo all’album che uscirà in autunno e che segna una svolta per il cantautore pisano. Motta cambia squadra, management e co-produttore per «trovare nuovi stimoli e nuovi sguardi», per crescere come artista e spingere il proprio percorso in una nuova direzione. Su questa nuova strada trova anche la collaborazione di Francesco Bianconi dei Baustelle. «Francesco ha lavorato a un testo che già c’era, ma in assoluta libertà, visto che gliel’ho consegnato dandogli carta bianca, dicendogli: “Vedi tu”. Ci lega un’affinità in termini di amore per il disincanto, oltre al fatto che per entrambi se c’è una parola da usare è quella e basta. Ed è finita che due disincanti insieme hanno portato a una canzone piena di speranza». La moglie Carolina Crescentini e Vinicio Marchioni sono protagonisti del video diretto da Pepsy Romanoff, regista noto per il lungo sodalizio con Vasco Rossi. 

Il video trae ispirazione dalla più celebre performance di Marina Abramović The Artist is Present al Moma di New York. Nel 2010 durante la retrospettiva a lei dedicata, Abramovic rimase 3 mesi seduta ad un tavolo mentre i visitatori del museo, a turno, potevano accomodarsi di fronte a lei e condividere un minuto di silenzio. Nella serata di apertura il suo ex marito Ulay, pseudonimo di Frank Uwe Laysiepen, si sedette di fronte a lei dopo anni che non si vedevano e la reazione commossa dei due fece il giro del mondo.

“Goodbye” JeBel

Il nuovo singolo di JeBel (Pioggia Rossa Dischi): l’artista siciliano, che ha superato i 45.000 streaming con il brano Vienna, inaugura un nuovo percorso musicale dalle atmosfere contemporanee e dal sound metropolitano. Gabriele Baglio all’anagrafe di Catania, classe 1997, oggi diviso tra Roma e Milano, JeBel confeziona un brano fortemente autobiografico. Goodbye parla della dicotomia che si prova dentro quando ci si sposta di città in città per trovare quel luogo che saremo in grado di chiamare “casa”: da un lato la nostalgia, il senso di colpa, la paura, dall’altro la necessità di non mettere un punto alla propria ricerca e trovare, nelle mani che ci accolgono, una risposta alla nostra inquietudine. JeBel adagia su intrigante riff di tastiere un conscious hip hop fatto di immagini nitide, riflessioni metriche e stati d’animo che sfociano in un contemporary R&B pieno di gusto. «È un brano malinconico, mascherato dal sound, dal groove e dal flow», spiega l’autore. «In questo pezzo ho riversato gran parte di quelle sensazioni che mi accompagnano fin dalla prima adolescenza: il rapporto controverso con la terra in cui sono nato, la frustrazione di non percepire nessun luogo come “casa”, la voglia di scappare, la paura di non essere abbastanza, né per me né per le persone che mi amavano e a cui tenevo. Tutto questo contrastato solo dalla speranza di un futuro migliore, nel quale avrei finalmente trovato “la casa che mi spetta”, e forse avrei finalmente avuto la forza di ritornare da dov’ero partito e dire “ce l’ho fatta».

“Lêzan” Karkum Project

È il primo videoclip tratto dall’album Sahira di Karkum Project (Giulia Tripoti, Claudio Merico) feat. Mubin Dunen. È una canzone originale, composta (musica e testo) da Giulia Tripoti e Claudio Merico e dedicata alla cultura popolare curda. È una canzone d’amore e separazione in cui la protagonista femminile, di nome Lêzan, ricorda il suo amore lontano. Una metafora sui muri territoriali che dividono popoli che hanno storie in comune. 

L’album Sahira è un incrocio di itinerari mediterranei con voci e strumenti che, di sponda in sponda, si chiamano, si rispondono, si parlano in una magica trama di emozioni. Un viaggio che dalla Spagna medievale attraversa l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente sino a lambire l’India. Sonorità modali e microtonali delle diverse culture mediorientali si fondono con elementi musicali moderni. Dal fascino delle differenti etnie gitane alla profondità dei frammenti e modi ottomani, fino alla forza ed energia delle melodie tribali dal sapore curdo. Dalle suadenti melodie arabe alla spiritualità indiana.

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