5. “Ants From Up There” – Black Country, New Road
Essere acclamati come «la migliore nuova band in Gran Bretagna» potrebbe non portare il peso delle aspettative che aveva una volta. Troppe le pressioni. Black Country, New Road hanno scelto di affrontarlo frontalmente o forse di ignorarlo completamente. Alla fine di luglio, si sono rifugiati negli Chale Abbey Studios, sulla punta più meridionale dell’isola di Wight, registrando le nuove canzoni per un seguito programmato a soli 364 giorni dal loro debutto. Un modo per evitare le tipiche trappole della sindrome del secondo album.
Nasce così Ants From Up There, un album che non accetta compromessi. L’eccezionale secondo album del gruppo londinese suona come il finale pirotecnico di una festa. Il cantante e creatore del gruppo Isaac Wood ha infatti avvisato i suoi compagni di avventura che l’esperienza si era conclusa. Proprio nel momento del trionfo. Wood sfrutta al massimo il suo gran finale, riempiendo una tela sonora tentacolare di riflessioni dolorose, spesso amaramente divertenti. Su un post-rock carnevalesco denso e catartico come la sua prosa, canta ogni rimpianto come se fosse Amleto che si rivolge al cranio di Yorick.
Sebbene musicalmente più luminose, più sicure e coerenti di For The First Time, le canzoni sono anche più lunghe, più strane ed estreme. La rete di riferimenti è esponenzialmente più fitta, con numerosi testi che sembrano citare altre canzoni, in particolare altre canzoni dei Black Country, New Road. Questa volta, Isaac Wood canta, piuttosto che inveire, anche se la sua voce conserva il tremore allarmista di un uomo a cui sono appena state mostrate le immagini di un asteroide che precipita verso la Terra. Nonostante i presagi di apocalisse, la band si sforza di mantenere un senso di ingenuità e giocosità. Chaos Space Marine inizia con Georgia Ellery (violino), May Kershaw (piano) e Lewis Evans (sax) che si presentano ciascuno con un breve anti-assolo, alla maniera dell’apertura di Re-Make/Re-Model dei Roxy Music. E una delle chiavi dell’album è proprio il modo in cui questi tre strumenti si fondono bene insieme, creando spesso un lussureggiante letto alla Nyman su cui sono sovrapposte dinamiche rock più convenzionali.
Ciò che è impressionante è come siano in grado di cambiare radicalmente l’umore, a volte nello spazio di poche battute, senza mai sembrare forzato o falso. Chaos Space Marine è un gioco divertente e picaresco per dare il via ai riferimenti: versi danteschi, ritornello alla Arcade Fire, ci sono ossessioni liriche ricorrenti alla Billie Eilish in Concorde che iniziano a creare tensione per canzoni successive come la misteriosa e terrificante Snow Globes. In Good Will Hunting ritroviamo il pathos schiacciante di Morrissey dell’era Smiths aggiornato per le nuove generazioni. The Place Where He Inserted The Blade è descritto dal bassista Tyler Hydelo come il momento più goloso della band, un miasma increspato di suoni apparentemente ispirato a I’ve Made Up My Mind To Give Myself To You di Bob Dylan.
In chiusura arriva il momento della colossale Basketball Shoes, che riversa tutto ciò che hanno imparato finora in un’epopea straziante di proporzioni dostoevskiane. La linea di sassofono di apertura di Lewis Evans è semplice, ma suonata con un equilibrio così devastante da spalancare ogni difesa. E questo prima che Wood entri in scena come un febbrile Leonard Cohen. Frammenti di ricordi d’infanzia, relazioni passate e riferimenti di canzoni precedenti sono tutti mescolati ora, mentre lotta per dare una faccia coraggiosa a quello che sembra essere non solo un cuore spezzato ma una travolgente crisi esistenziale. La canzone si ritrae, si espande e poi esplode, non è immediatamente chiaro se stiamo assistendo a un momento di euforia, catarsi o collasso. Per Black Country, New Road voler spingersi così lontano, scavare così in profondità, in quella che è solo la loro seconda possibilità di realizzare un album insieme, è abbastanza sorprendente. Ants From Up There è spesso stupendo, ma non è un album da ascoltare con disinvoltura. Commuove, travolge emotivamente, è una vera esperienza, un giro sulle montagne russe per l’anima.