Disco

I 20 migliori album del 2022: numero 4

4.“Cool It Down” – Yeah Yeah Yeahs 

Dopo quasi dieci anni di silenzio ritroviamo la band americana al loro massimo storico. Il disco, il cui titolo è preso da una canzone poco conosciuta dei Velvet Underground, contiene otto tracce tipicamente spigolose ed epiche, in cui si mescolano sintetizzatori e archi da pista da ballo. Pur durando poco più di mezz’ora, affronta grandi temi, tra cui il collasso ambientale, il peso per le generazioni future e il desiderio primordiale di vicinanza dopo la separazione globale causata dal lockdown. Canzoni-inno e ballate puntano verso la speranza, inclusa la traccia di chiusura, Mars, poesia lo-fi in parte presa da una conversazione di Karen O con il figlio. Lei è nella sua forma più intima e sincera, mentre soppesa l’equilibrio tra futilità e ottimismo, comfort e natura selvaggia, in un lirismo sorprendentemente elementare e intuitivo; nel frattempo i denti punk ancora affilati di Nick Zinner, Brian Chase e Karen O digrignano ai margini dei magnifici panorami che evocano.

L’album arriva con quello che Karen O ha definito “a mic drop” di un singolo, la straordinaria Spitting Off the Edge of the World (Sputando sul confine del mondo), una potente ballata, in cui Karen si schiarisce la voce e versa una lacrima di fronte all’imminente collasso climatico, accompagnata dalla voce eterea di Perfume Genius e dal più grande video musicale che la band abbia mai prodotto: un’apocalisse fra horror e Mad Max. «Volevo che la nostra prima canzone suonasse come il futuro, audace, fresca e potente», commenta Karen O. «Vedo le generazioni più giovani che fissano la minaccia ambientale e sono sull’orlo di un precipizio, affrontando ciò che sta arrivando con rabbia e sfida. È galvanizzante e c’è speranza lì».

Anche il secondo singolo Burning  fa riferimento al tema del riscaldamento terrestre. «Prima di entrare in studio, è stata una delle peggiori stagioni di incendi a Los Angeles. Sembrava Blade Runner 2049. Cieli rossi. Cenere. Ti svegli una mattina, il cielo è rosa. Il sole è come un globo che vi pende basso. Devo dire a mio figlio che non possiamo uscire a causa della qualità dell’aria. Era apocalittico. Ciò penetra davvero nella tua psiche, soprattutto dopo un anno di totale distopia della pandemia», racconta Karen O spiegando la canzone. «Quando avevo 19 anni vivendo nell’East Village, a New York, una notte un coinquilino mi ha trascinato fuori dall’appartamento per un drink improvvisato dall’altra parte della strada. Io ho lasciato una candela votiva accesa che ha dato fuoco alla mia stanza. Al mio ritorno, meno di un’ora e mezza, i pompieri erano già venuti e andati via per spegnere l’incendio. Quando sono entrata in casa ho scoperto che si era verificato un disastro naturale nella mia stanza: la maggior parte della mia roba era persa tra le fiamme. Tutti i prodotti elettronici fusi e distrutti come il mio laptop, macchine fotografiche, ecc. Ma, stranamente, gli oggetti che avevano il valore più importante si erano salvati: quaderni di schizzi, il maglione preferito con i cuori sul petto e le fotografie dei miei genitori in gioventù. Se il mondo è in fiamme, spero che le persone e le cose che più amiamo resistano alle fiamme. Nel brano Nick Zinner e io abbiamo inserito un accenno a Beggin di Frankie Valli con la frase “Oooooh lay your red hand on me baby”».

Dal titolo del disco ti aspetteresti richiami ai Velvet Underground, invece ci sono citazioni di Bowie, e la traccia di chiusura dell’album Mars sembra voler chiudere un cerchio, o meglio «un cerchio completo», per citare il testo della canzone, che Karen descrive come una poesia.

È stata la quarantatreenne cantante a indicare alla band la strada per il ritorno. Tra album e tour, si è trasferita, in modo quasi permanente, da New York a Los Angeles con suo marito, Barnaby Clay, un regista; il loro figlio, Django, è nato nel 2015. Ma quando Karen dice che è ora, è ora. «Siamo sempre pronti quando lei è pronta», concorda Zinner. Si sono incontrati in un ristorante giapponese a Los Angeles. «I sogni che si fanno dopo aver mangiato qualcosa di molto grasso poco prima di andare a letto sono bizzarri, poetici e intensi». In quella notte d’estate del 2022, hanno ricominciato a fare demo nello studio seminterrato di Zinner, circondati da tastiere giocattolo e altri ninnoli musicali. Il senso di gioia che ha creato le condizioni per quella notte, specialmente in un periodo buio, gli Yeah Yeah Yeahs lo hanno messo nell’album. 

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