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Da “Sex” di MDNA al pussy power di Janelle Monáe

L’attrice e cantante discepola di Prince scrive un altro capitolo nel rapporto fra sesso e musica pop. Il videoLipstick Lover”, ritenuto “inappropriato” anche da YouTube, è una festa orgiastica saffica in piscina, piena di nudità. E tutto l’album “The Age of Pleasure” offre una gioiosa celebrazione della liberazione sessuale queer dei neri

Era il 1997. Gli Aerosmith pubblicano un’ode all’anatomia femminile, intitolata semplicemente Pink, in cui Steven Tyler ruggisce sul suo notorio amore per la vagina di una donna. Ogni riga inizia con la dichiarazione “Piiiink …”, seguita da uno schema di rima che descrive una varietà di situazione sessuale: “Rosa è la mia nuova ossessione / rosa non è nemmeno una domanda / rosa sulle labbra del tuo amante/ perché rosa è l’amore che scopri”. 

Più di vent’anni dopo, la nuova musa del r&b, Janelle Monáe, riprende il titolo della canzone degli Aerosmith, collaborando con la ninfa art-pop Grimes, scambiando la “I” con una “Y”. Otteniamo Pynk, una gemma setosa, gioiosa, fusa funk che, come la traccia Aerosmith, parla della vagina e inizia ogni riga con la parola “rosa”. Ma dove Tyler era schietto e pungente, Monáe è astuta e sofisticata.

Come l’ortografia alternativa di “womyn”, Pynk , inserita nell’album di debutto Dirty computer, trova Monáe desiderosa di esplorare un mondo libero dall’influenza maschile. Nel vibrante video musicale della canzone, la discepola di Prince, che non aveva ancora chiarito ufficialmente la sua sessualità tranne ritenersi «sessualmente liberata», balla in pantaloni “figa” triangolari, arruffati, organizza una festa in casa per sole donne e c’è anche la presunta fidanzata di Janelle, l’attrice Tessa Thompson, che a un certo punto le sbuca tra le gambe. E a Trump che una volta aveva buttato lì: «Io le donne le afferro per la fica», lei risponde con: «I Grab Back», mi tiro indietro, stampato su slip dai quali, peraltro, spuntano cespugli spudoratamente incolti.

La copertina di “The Age of Pleasure”

Dopo cinque anni, dopo aver intrapreso con successo anche la carriera cinematografica, Janelle Monáe con un nuovo sensuale singolo, Lipstick Lover, anticipazione “hot” dell’album The Age of Pleasure, offre una gioiosa celebrazione della liberazione sessuale queer dei neri. Il video vede Monáe – che nel frattempo si è dichiarata pansessuale nel 2018 e non binaria nel 2022 – ballare, cantare e baciarsi durante una festa orgiastica in piscina, saffica e sensuale, con un tocco di colore rosso provocatorio sulle labbra. Nudità, fetish e giocattoli sessuali abbondano tanto da giustificare l’avviso “inappropriato” su YouTube (la versione pubblicata è quella censurata). «Mi piace il rossetto sul collo/Lascia un succhiotto appiccicoso in un posto che non dimenticherò», canta la trentasettenne attrice di Kansas City in una melodia estiva in stile reggae.

Ascoltare l’album è come partecipare all’orgia più elegante del mondo: i testi sono sporchi e audaci, ma il suono è dolce, sovversivo, ti avvolge come una coperta di sicurezza. Monáe incanala Prince e James Brown in un’anima elettronica futuristica. Il reggae è lo stile dominante: tanti fiati, un ritmo tranquillo. La band afrobeat Seun Kuti & Egypt 80 contribuisce a creare un groove particolarmente seducente nella canzone di apertura, Float. Contributi anche da Grace Jones, Sister Nancy, Amaarae, Doechii, Nia Long, Ckay.

Madonna e l’album “Sex”

La prima a far entrare l’erotismo femminile nel mainstream pop era stata Madonna nei primi anni Ottanta quando si presentò sul palco dei Video Music Awards del 1984 in pizzo bianco, cantando di come avesse trovato un amante così buono da farla sentire «che non ho nulla da nascondere» (Like a virgin). Nel decennio successivo, si è trasformata da una “vergine” appena liberata a una orgogliosa dominatrice, sperimentando pubblicamente argomenti come il sadomasochismo e il BDSM sul suo quinto album in studio, Erotica, e il suo libro da tavolino da caffè, il libro del sesso-noir, Sex del 1992.

Più tardi, nel boom della musica pop della fine degli anni Novanta e dei primi anni del Duemila, legioni di star e aspiranti star cercarono di prendere il posto di Madonna, anche se probabilmente entrarono nella parte di “vergine sexy” molto più letteralmente del loro idolo degli anni Ottanta. Nel 1999, un’adolescente Britney Spears rese popolari gonne e treccine da scolaretta col suo video d’esordio per Baby One More Time e ha posato per la copertina di Rolling Stone in bikini con una peluche in una mano e un ricevitore telefonico nell’altra.

Nel terzo album, al compimento dei vent’anni, Spears mostrò la sua parte sessualmente autorizzata, optando per voci affannate e lamentose nel singolo I’m A Slave 4 U del 2001 e baciando a prima vista Madonna stessa nel 2003 ai VMA insieme a un’altra recentemente “dirty” performer pop (e collega Disney Mouseketeer) Christina Aguilera.

La narrativa di musica pop vergine-scopre-sesso continua con Miley Cyrus, quando ai VMA del 2013 esce da un giocattolo per bambini (un orsacchiotto) per poi scatenarsi in un repertorio a luci rosse tra sculacciate, twerking e atti sessuali mimati con Robin Thicke. O che dire di Selena Gomez, che, dopo anni di Disney, nel 2013 si presenta indossando un corsetto di pizzo nero e tubando che «quando sei pronto, vieni a prenderlo (na, na, na, na)». In altri casi, le interpreti pop preferiscono esplorare la bisessualità e il lesbismo, come Katy Perry. Sei anni prima, la coppia femminile russa Tatu aveva solleticato il pubblico baciandosi in vestiti di scolarette nel video All The Things She Said rimasto il loro unico segno del passaggio nel firmamento pop.

Janelle Monáe sulla copertina di Rolling Stone

Janelle Monáe rappresenta un nuovo capitolo: esprime il suo apprezzamento per la forma femminile e fa un ulteriore passo in avanti indicando il colore dell’anatomia di una donna, facendo riferimento alla vulva, alla vagina, al “lato b”, al cervello, alla lingua, e recita i modi in cui quel colore simboleggia la passione sessuale e la baldoria.

Come Madonna, tre decenni fa, Monáe ha stabilito una nuova misura per possedere ed esaltare la sessualità femminile. Solo che questa volta non ha lo scopo di scioccare né di sfruttarla commercialmente. È la celebrazione all’ennesima potenza del pussy power e dell’edonismo queer.

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