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De Gregori e Zalone: siamo una coppia fortissimi

– A Milano la  presentazione dell’album “Pastiche”, in uscita venerdì 12 aprile, che li vede omaggiare insieme la musica italiana. «È un disco è pieno di cose vintage»
– «Il nostro incontro nasce tra una cacio e pepe e una carbonara. De Gregori mi ha blandito», scherza il comico pugliese
– «Voglia di stupire? Ma no. Ci siamo semplicemente incontrati per fare musica e una marachella insieme», commenta il cantautore romano
– Due serate evento alle Terme di Caracalla di Roma il 5 e il 9 giugno. «Non ci sarà un tour: ci piace la toccata e fuga»

Francesco De Gregori e Checco Zalone. Il Principe e il Pirata. La Canzone e la canzonetta. Lo yin e lo yang. Cantautore e musicista il primo. Comico, cabarettista, attore, imitatore, musicista, cantautore e sceneggiatore il secondo. Serio aristocratico e antipatico il settantatreenne romano. Comico politicamente scorretto ma simpatico il quarantaseienne pugliese, registrato all’anagrafe di Capurso (Bari) con il nome di Luca Pasquale Medici. Esclusivo uno, popolare l’altro. 

Se non fosse per il riservo con cui proteggono la propria vita privata e l’amore per la musica che li accomuna, sarebbero due persone all’opposto. Invece, dell’uno e dell’altro si scoprono dettagli che non ci si aspetta. Come il fatto che sia stato il primo a cercare l’altro. «Un giorno mi trovavo a Bari e cominciai a chiedere a ogni persona che incontravo se per caso avesse il numero di Checco Zalone», racconta De Gregori. «Volevo conoscerlo. Alla fine, uno che aveva il suo numero lo trovai. Non vedevo l’ora di averlo accanto come musicista in questa strana e bellissima avventura».

Francesco De Gregori, 73 anni, e Checco Zalone, 46 (foto Daniele Barraco)

La strana coppia si è presentata alla Santeria Toscana di Milano per proporre, in uno show esclusivo, l’album Pastiche, in cui la voce del cantautore è accompagnata al pianoforte dall’attore che, per la prima volta, si presenta come musicista puro. Registrato in presa diretta fra il 2023 e il 2024 dai suoni jazz e vintage, come indica il titolo, l’album è una raccolta di cover, rilette con mero intento imitativo. Nella tracklist – oltre a brani storici di De Gregori (Pezzi di vetroRimmelAtlantideFalso MovimentoBuonanotte FiorellinoCiao Ciao) e Zalone (La prima RepubblicaAlejandro) – ci sono diverse incursioni nella musica italiana e omaggi ad artisti e colleghi come Paolo Conte (Pittori della domenica), Pino Daniele (Putesse essere allero), Antonello Venditti (Le cose della vita) e Nino Manfredi (Storia di Pinocchio). C’è anche una versione speciale del singolo Giusto o sbagliato, scritto a quattro mani, che vede al piano Checco Zalone con l’Orchestra Italiana del Cinema diretta dal maestro Roberto Molinelli. La copertina è un dichiarato omaggio a un vecchio disco di Renato Carosone, Carosello Carosone n.2.

Cappellino da baseball e blazer, Checco Zalone, in gran spolvero, con una battuta ironica mette subito le mani avanti: «C’è chi si chiede perché siamo insieme, cazzo ve ne frega?… Scherzi a parte il nostro incontro nasce tra una cacio e pepe e una carbonara. De Gregori mi ha blandito e fatto i complimenti per il mio modo di suonare finché è nata questa idea ed è così che ho accolto di buon grado la volontà di fare questa marachella, come dice il maestro. Sono felice del prestigio di collaborare con l’ultimo e il più grande dei cantautori e poi non ho mai fatto una cosa seria prima di questa. La mia prima esperienza come pianista. Di Francesco ho apprezzato molto la qualità umana e siamo diventati amici. Gli artisti quando superano i 70 anni diventano livorosi e incazzati con l’età che avanza. De Gregori non l’ho mai sentito parlare male della trap e della musica moderna. Tende a smitizzare tutti. L’assenza di retorica è quello che mi piace di lui».

«È un’esperienza nuova che ci coinvolge molto», interviene De Gregori, polo a righe, cappello e occhiali. «Ho conosciuto Checco attraverso i suoi film e l’ho amato sempre perché trovo che lui abbia uno sguardo innocente e dolce sulla natura umana e sulla società, a volte corrosivo. Un po’ quello che facevano Alberto Sordi e Vittorio Gassmann, non c’è mai cattiveria in quello che fa ma disincanto e delicatezza. Così nella musica è privo di manierismo è istintivo e affettuoso».

Pastiche è coup de théâtre. Un disco d’altri tempi, sorprendente. Un grande omaggio all’arte della canzone d’autore italiana: «All’inizio pensavamo che avremmo fatto solo canzoni mie poi ci sembrava di impoverire un po’ questo pastiche», racconta De Gregori. «Quindi ci sono venute in mente canzoni di altri autori. Per esempio, il brano di Pino Daniele che abbiamo inciso l’ha suggerito Checco, altri io. Noi siamo due persone serie alla fine, anche se lui non lo sembra perché nei film si mette delle bellissime maschere».

«È un po’ come l’operazione che ha fatto Woody Allen, solo che io so suonare davvero», gli fa eco Checco Zalone, scherzando. Poi, serio: «Io non so leggere la musica, non ho mai fatto gli studi accademici però suono da quando sono bambino, facevo il piano bar, suonavo ai matrimoni mio papà suonava l’organo, volevo fare l’orchestrale». Zalone in realtà canta pure, in un paio di canzoni: la nuova versione della sua La prima repubblica (che diventa una ballata che cita Viva l’Italia) e Alejandro, forse l’unico momento di aperto divertimento, una canzone in spagnolo italianizzato che parla di andropausa: «Mi è venuta sotto la doccia. Mi avvicino ai 50 anni, un po’ e quindi mi porto avanti con le problematiche che lui conosce benissimo, legate all’avanzare dell’età», scherza. «Però ci tengo a dire che in quella canzone ho fatto un lavoro di esegesi del suo stile, ho preso i testi delle sue canzoni e li ho studiati, ci sono delle citazioni come quella di Pablo».

Anche l’altro inedito parla del tempo che passa, ma in maniera più riflessiva. Giusto o sbagliato è un omaggio a My way, «una canzone che è nella testa di tutti», spiega De Gregori. «Io per un certo periodo ho anche provato a tradurla ma poi mi sono arreso: quella melodia in italiano non era cantabile, soprattutto tenendo presente l’interpretazione di Frank Sinatra e anche quella di Elvis Presley. Quindi alla fine me la sono riscritta».

Il “principe” della canzone italiana è consapevole che l’operazione susciterà sospetti e sarcasmi: «Convivo con le critiche e per quanto ve la posso raccontare serenamente su questo disco, posso assicurare che nasce da una volontà sincera di accompagnare la mia voce al pianismo di Checco», tiene a sottolineare De Gregori. «Voglia di stupire? Ma no, non abbiamo necessità. Ci siamo semplicemente incontrati per fare musica e una marachella insieme. Abbiamo scelto Pastiche come titolo del disco perché è una parola antica perché questo disco è pieno di cose vintage, questo disco ha varie intuizioni e un grande “mash up” di tanta musica diversa e anche di autori diversi».

Dalla musica al cinema sembra proprio che i due stiano già riflettendo per realizzare una esperienza insieme sul set. «A me piacerebbe molto», confida il cantautore e da parte sua l’attore e regista aggiunge: «Ha un volto cinematografico, perché no?». Se son rose fioriranno.

Si chiude dando appuntamento alle due serate evento alle Terme di Caracalla di Roma il 5 e il 9 giugno con De Gregori Zalone – Voce e piano (& Band) e con il comico che costringe l’inedito compagno d’avventura a cantare la sua Gli uomini sessuali: «Sarà uno spettacolo che stiamo ancora costruendo, ci sarà la band su molti pezzi, ma non sarà uno concerto musicale tradizionale. L’improvvisazione sarà la nostra guida. Ma non ci sarà un tour: ci piace la toccata e fuga, su un progetto del genere non ha senso». 

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