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CSNY – “Déjà vu”

Ogni domenica, segnalisonori dà uno sguardo approfondito a un album significativo del passato. Oggi spieghiamo come dalla tensione fra quattro musicisti diversi sia potuto nascere un grande risultato artistico, un imperdibile gioiello

Quella di David Crosby, Stephen Stills, Graham Nash & Neil Young è una storia tutta particolare nel mondo della musica rock. Non un vero gruppo, piuttosto quattro individualità, quattro personalità piuttosto forti legate da un rapporto artistico e umano che avrebbe fatto la felicità di Freud. Crosby, Stills e Nash sono dei buoni musicisti, chi più (Crosby), chi meno (Nash), ma la combinazione dei tre insieme produce un risultato che è infinitamente superiore a quello che si potrebbe ottenere da una semplice somma algebrica delle loro qualità (caso tutt’altro che raro, si pensi ai Beatles).

Per Neil Young il discorso è diverso: fedele al proprio ruolo di “loner”, lui non ha mai permesso che il proprio fluido si combinasse e reagisse con quello degli altri, preferendo “poggiare” la propria eccezionale capacità artistica sulla combinazione CSN, esaltandola ma minandone irrimediabilmente l’equilibrio umano con il proprio comportamento egocentrico. 

Da sinistra: Neil Young, David Crosby, Graham Nash e Stephen Stills

Inizialmente, CSN avevano pensato di convincere Stevie Winwood ad unirsi al loro. Che respinge l’invito. È Stills a pensare al suo ex compagno d’avventura nei Buffalo Springfield, Neil Young, il quale aveva già pubblicato due album da solista. Dopo qualche iniziale perplessità, il canadese accetta. Il debutto avviene sul palco di Woodstock nel 1969 ed il plauso della folla sterminata convince i quattro a continuare l’esperienza.

Quando, però, in autunno entrano in sala di registrazione, cominciano i problemi. David Crosby è alle prese con gravi problemi sentimentali per la perdita della moglie in un incidente stradale e Neil Young manifesta difficoltà nell’integrarsi e nella collaborazione con gli altri. L’armonia in sala è del tutto assente, eppure, come talvolta, accade, la tensione fra i quattro produce un grande risultato artistico, l’imperdibile gioiello che è Déjà vu.

La prima facciata è da consegnare direttamente alla leggenda: un brano nel quale, in una magnifica gara a superarsi, alla fine non ci sono sconfitti: apre Carry on di Stills, elettrica e allucinata, con quegli incredibili impasti vocali vivificati da un’energia sconosciuta al primo disco. Segue Teach your Children, da un Nash sorprendentemente in grado di lanciarsi oltre la canzonetta, pur restando fedele al proprio credo metodico (“insegnate ai vostri bambini che l’inferno dei loro padri lentamente passerà e nutriteli con i vsotri sogni, i sogni che loro sceglieranno”). Quindi Crosby con la sua Almost Cut my Hair, in cui il significativo testo è sorretto da una forte struttura musicale. 

Brividi sulla schiena corrono quando irrompe la voce inconfondibile di Neil Young a dipingere con il suo timbro nasale la sua magnifica Helpless. Chiude un tributo a Joni Mitchell, la sua splendida Woodstock, dedicata al raduno al quale la cantautrice non aveva potuto partecipare, ma che con questo brano ha contribuito a mitizzare (“quando siamo arrivati a Woodstock eravamo mezzo milione, e dappertutto c’erano canzoni e festeggiamenti, e io ho sognato i bombardieri, pronti a sganciare bombe nel cielo, che diventavano farfalle sulla nostra nazione”).

La magia prosegue sul secondo lato con Déjà Vu, splendida composizione di Crosby, dall’andamento imprevedibile eppure armoniosissimo e con un arrangiamento vocale semplicemente perfetto, frutto di ben cento ore di registrazione: è la summa delle straordinarie doti compositive di Crosby. Ed altre ottime vibrazioni vengono trasmesse dalla acustica 4+20 di Stills e dalla Country Girl di Young.

Quando, nel novembre del 1969, il disco è finito, Stills dirà di sentirsi come se si fosse cavato un dente, ma su quel dente cala la stupefatta ammirazione di tutto il mondo.

La storia di CSNY è importante non solo per la musica che hanno fatto, ma anche per il modo in cui ciascuno di loro ha attraversato venti anni di storia del mondo giovanile, incarnando le aspirazioni di almeno due generazioni, nella speranza come nella disfatta. Oggi Neil Young ha 78 anni, Graham Nash 82 e continua a incidere album. Stills ne ha 79, ma da tempo non dà notizie, mentre David Crosby è scomparso l’anno scorso: fino all’ultimo aveva tenuto fede da solo o in compagnia del fido Nash al suo ruolo di cantautore di protesta.

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