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Vittorio De Scalzi e la leggenda dei New Trolls

Il fondatore della band genovese è scomparso a 72 anni. Indimenticabili hit come “Signore io sono Irish”, “Una miniera”, “Quella carezza della sera”; l’album “Senza orario senza bandiera” del 1968 con i testi di Fabrizio De André e poi “Concerto grosso”, pietra miliare del progressive italiano

«Vittorio De Scalzi ci ha lasciato, ha raggiunto la sua Aldebaran». Con queste parole pubblicate sulla pagina Facebook, la moglie Mara ed i figli Armanda e Alberto hanno annunciato stamattina la scomparsa del fondatore dei New Trolls. Vittorio De Scalzi aveva 72 anni, dopo essere guarito dal Covid, era stato colpito da fibrosi polmonare. Negli ultimi giorni le sue condizioni si erano aggravate ed era stato ricoverato.

La leggenda narra che i New Trolls nacquero dopo un articolo apparso su un giornale di Genova, nel quale il critico di turno aveva pubblicato la sua formazione ideale scegliendo i migliori musicisti che in quegli anni (siamo nel 1966) ruotavano nelle numerose cantine della città. I nomi erano: Vittorio De Scalzi, Nico Di Palo, Gianni Belleno, Giorgio D’Adamo e Mauro Chiarugi. I cinque, spinti dalla curiosità, si incontrarono decidendo di lavorare insieme. Il nome lo scelse De Scalzi, aggiungendo la parola “New” a quello della band con cui aveva suonato in precedenza, Trolls appunto. Era il 1967 quando i New Trolls debuttarono e nello stesso anno vengono chiamati ad aprire i concerti italiani dei Rolling Stones. Poco più tardi suoneranno in jam session con Stevie Wonder.

Qualcuno ha definito i New Trolls come una band di rock progressive che ha fatto anche del pop. In effetti, è difficile catalogarli. Nei revival degli anni Sessanta ci sono i Dik Dik e i Camaleonti, in quelli dei Settanta il Banco e la Pfm. I New Trolls attraversano tutti quegli anni e tutte le mode, senza essere marchiati, senza mai identificarsi in un periodo storico o in un genere. Sono stati beat, rock, hanno strizzato l’occhio alla musica pop commerciale, hanno pubblicato il primo concept album italiano, Senza orario senza bandiera nel 1968, con i testi di Fabrizio De André e Riccardo Mannerini, hanno scritto grandi hit come Signore io sono IrishUna minieraQuella carezza della seraAldebaran, hanno composto Ut, deviazione hard rock, e per primi in Italia hanno tentato di fondere la musica classica con il rock nello storico Concerto grosso n. 1, pietra miliare del progressive nazionale, nata dalla collaborazione con Luis Bacalov, che raggiunse la quota record di 800.000 copie vendute. Hanno preso parte a sette edizioni del Festival di Sanremo: in quella del 1996 si sono esibiti in coppia con Umberto Bindi interpretando il brano Letti, scritto dallo stesso Bindi con Renato Zero.

Sin dalla nascita i New Trolls hanno avuto varie traversie nel corso del tempo: scissioni, abbandoni, guerre giudiziarie. De Scalzi subì l’onta di essere defraudato del nome della band in seguito a beghe legali sorte con Ricky Belloni, chitarrista milanese subentrato nel 1975 e co-autore di Quella carezza della sera. Il giudice vietò a chiunque l’utilizzo del nome New Trolls: la band di De Scalzi diventò “Leggenda”; Belloni preferì l’opzione “Mito” in aggiunta a New Trolls. «Ma ciò che conta sono le radici; puoi chiamarti come cavolo vuoi ma se non sai suonare “New Trolls” non sei “New Trolls”, bensì solo una cover-tribute band», scherzava De Scalzi prendendo a prestito la frase che una fan aveva scritto nel sito ufficiale del gruppo. «Tra l’altro Belloni era l’unico non genovese». Di fatto nel 1997 i New Trolls smettono di esistere.

Ciò che conta sono le radici; puoi chiamarti come cavolo vuoi ma se non sai suonare “New Trolls” non sei “New Trolls”, bensì solo una cover-tribute band

Vittorio De Scalzi

De Scalzi è stato uno degli autori più ricercati dalle grandi voci: ha scritto per Mina, Ornella Vanoni e Anna Oxa. Il filo che lo legava a Fabrizio De André non si è mai spezzato. Memorabile il tour del Suonatore Jones, incentrato proprio sulle sue collaborazioni con De André; da Senza orario senza bandiera ad alcuni brani del cantautore. Accanito tifoso della Sampdoria, nel 1991, anno dello scudetto blucerchiato, dedicò un album che contiene anche l’iconica Lettera da Amsterdam.

Il primo album in studio da solista arriva dopo quarant’anni di carriera. Nel 2008 esce Mandilli, realizzato interamente in dialetto genovese. Tre anni più tardi è la volta di Gli occhi del mondo, in cui mette in musica, con la collaborazione di Marco Ongaro, alcune poesie di Riccardo Mannerini.

Nel 2021 Vittorio De Scalzi ha vinto il premio Tenco come artista dell’anno e pubblica un cofanetto celebrativo della sua carriera, Una volta suonavo nei New Trolls. Nel 2022 appare nel docu-film La nuova scuola genovese, scritto e ideato da Claudio Cabona, che mette a confronto rapper protagonisti della nuova scena musicale genovese con la generazione di cantautori che li ha preceduti. Una generazione che oggi perde un’altra delle sue voci più popolari.

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