–Dopo dieci anni di “stand by”, il cantautore messinese torna con l’album “Tutta questa meraviglia” (Viceversa records)
– «Il disco parla di varie fragilità, dell’essere umano. E tra le fragilità c’è quella del mondo minacciato dall’uomo»
– Lo spirito di Battiato nelle canzoni: «L’ho ascoltato sin da bambino, rappresenta anche un legame con la mia infanzia»
È del 2012 L’ora di socialità, l’ultimo album di Toti Poeta, al tempo considerato uno dei più talentuosi cantautori siciliani emergenti. «Uscì prima che in Italia arrivasse Spotify», ricorda. Il servizio di streaming sbarcò infatti il 12 febbraio 2013 in coincidenza con il Festival di Sanremo, rivoluzionando la scena musicale nazionale.
Forse fu per questi cambiamenti che stravolgevano la produzione musicale che il cantautore messinese decise di mettersi in “stand by”. Ripose penna e chitarra, mise la sua esperienza a disposizione dell’emergente etichetta discografica palermitana Malintenti Dischi, produsse giovani artisti come Nicolò Carnesi, Oratio e Roberta De Gaetano, per poi «passare dall’altra parte della barricata», impegnandosi nella direzione artistica di locali – il Retronouveau di Messina e Perditempo di Barcellona Pozzo di Gotto – o collaborando con alcuni festival come il Mish Mash di Milazzo. «Finché l’anno scorso ho percepito il desiderio di rimettere su una mia produzione».
Per Toti Poeta significava rinascere in un mondo musicale nuovo, dove il modo di scrivere una canzone è radicalmente cambiato rispetto a dieci anni fa. Lo stesso fare un album è un concetto superato. Oggi si è tornati ai singoli. «Io vengo da un tempo diverso», sottolinea. «Sono legato al cantautorato, la mia scia è quella lì. C’è una componente pop nelle strutture, nelle melodie, e una particolare attenzione al testo».
Tu sei uscito quando in Italia stava emergendo la musica indipendente, il cosiddetto “indie”. Che oggi ha preso strade diverse, più legate alle richieste del mercato.
«Non mi sento legato all’indie. Forse questa corrente musicale aveva un altro significato agli inizi e potevo starci dentro. Adesso è molto distante. Oggi ha assunto un altro volto che non mi appartiene».
Tutta questa meraviglia è il titolo dell’album con cui ti riaffacci sulla scena musicale. La meraviglia è il mondo. La copertina dell’album, opera del fumettista Toni Bruno, rappresenta proprio un mondo sgretolato sotto lo sguardo di un osservatore, raffigurato da un palombaro, venuto da chissà quale realtà o tempo, che contempla il risultato della meraviglia degli uomini.
«L’album parla di varie fragilità, dell’essere umano. Racconta il risveglio dal torpore di un animo fragile. E tra le fragilità c’è quella del mondo, messo in pericolo dai cambiamenti climatici. Nel brano 100 secondi alla mezzanotte faccio riferimento al Doomsday Clock, l’orologio dell’apocalisse, una metafora creata da un comitato di esperti formato da ben 10 premi Nobel nel 1947, durante la Guerra Fredda. È usato per quantificare il rischio di una ipotetica fine del mondo, l’apocalisse appunto, e viene calcolato sulla base delle decisioni dei governi. Nel corso degli ultimi 76 anni le lancette dell’orologio si sono via via sempre più dirette verso la mezzanotte, ovvero verso l’ora del giudizio. In seguito agli ultimi avvenimenti – la crisi climatica, la guerra in Ucraina -, le lancette segnano esattamente 90 secondi alla mezzanotte, ossia la fine del mondo. L’uomo consuma le risorse del pianeta, mette a rischio l’esistenza stessa per acquisire maggiore potere. È una logica contorta».
La voracità dell’uomo che consuma se stesso. È il suo un metodo originale: pensare di distruggere tutto per vivere
Toți Poeta da “100 secondi alla mezzanotte”
Tutta questa meraviglia è un album autobiografico, nel quale ricordi del passato s’intrecciano con la paura per il futuro. Non per sé, ma per le nuove generazioni, per i “figli di un tramonto all’alba di un nuovo mondo”, come canti in Di questi tempi. Per il nipotino Francesco che citi in Qualcosa per cui essere contento.
«Le scelte che prendiamo avranno un peso sulle generazioni future. Alcune derive imploderanno, l’idea del consumo e dello sviluppo tecnologico è diventata troppo ossessionante. Ho vissuto la velocità dello sviluppo tecnologico. Oggi siamo arrivati all’Intelligenza Artificiale, che non so a cosa possa servire. Mi sembra che si vada alla ricerca di una perfezione che non esiste. E questo mi spaventa».
Lo spirito di Franco Battiato sembra attraversare l’album, nelle musiche – Qualcosa per cui essere contento, Piramidi e 100 secondi a mezzanotte – e nei testi: “Cosa ci lasciamo dietro il nostro passaggio?” in Piramidi fa eco a “Che cosa resterà di me, del transito terrestre?” di Mesopotamia.
«Battiato è uno dei cantautori che ha pervaso i miei ascolti sin da bambino. Mio padre lo sentiva sempre. E, quindi, rappresenta per me anche un legame con la mia infanzia, è una lingua, la sua, che mi appartiene. Nell’ultimo periodo l’ho ascoltato ancor di più, ma non perché non c’è più. Quando ho scritto i brani, gran parte di getto e nel giro di un paio di mesi, ho notato che quella linea c’era e non me la sono negata. Ho cercato di discostarmi da alcuni suoni, su qualche brano è intervenuto Gianluca De Rubertis, cantautore e musicista che stimo. È un album che ha sonorità retrò, ma trasmette contenuti».
Quei contenuti che l’indie da tempo ha perso. E, per fortuna, ci sono ancora artisti che compongono canzoni con la testa e il cuore, e non con le orecchie rivolte alle sirene del mercato. L’album Tutta questa meraviglia uscirà l’1 dicembre per la Viceversa Records in contemporanea con lo showcase che Toti Poeta terrà al Club Ma di Catania. L’indomani presenterà il disco nel “suo” Retronouveau a Messina e il 4 dicembre al Bolazzi di Palermo. Sul palco sarà accompagnato da Milo Isgrò (batteria), Carmelo Drago (basso), Antonio Stella (pianoforte e cori) e Francesco Incandela (violino, synth, chitarre).