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Paolo Conte alla Scala, il Maestro è nell’anima

– In anteprima al Torino Film Festival il docufilm sul concerto del cantautore nel Tempio dell’opera. Sarà nelle sale dal 4 al 6 dicembre
– Lo show è lo spunto per indagare sull’uomo: osservarlo dietro le quinte e durante le prove, interrogarlo nel suo rapporto con la musica, le parole e le sue passioni
– «Quando gli ho comunicato che avrebbe cantato alla Scala di Milano, mi ha solo detto: “È un concerto che va affrontato con energia”», ricorda Caterina Caselli. Un disco accompagna il film

Il 19 febbraio del 2023 il Teatro alla Scala di Milano, da 250 anni Tempio dell’opera, della musica classica e del balletto, si è aperto per la prima volta alla canzone popolare – intesa nell’accezione anglofona di popular music –   e lo ha fatto con il più nobile e il più autenticamente popolare tra gli autori di canzoni in lingua italiana, il più artista e il più artigiano, il più letterario e il più musicista, il più classico e il più all’avanguardia: Paolo Conte. 

Da questo evento eccezionale, dalle proporzioni storiche e performative enormi, è nato il film documentario Paolo Conte alla Scala, Il Maestro è nell’anima presentato oggi fuori concorso alla edizione numero 41 del Torino Film Festival, dal 4 al 6 dicembre nelle sale cinematografiche.

«Quando gli ho comunicato che avrebbe cantato alla Scala di Milano, Paolo Conte mi ha solo detto: “È un concerto che va affrontato con energia”. Lui è fatto così, ma era davvero contento», ha ricordato Caterina Caselli in conferenza stampa parlando della reazione del cantautore ottantaseienne alla notizia che avrebbe fatto un concerto nel Tempio della lirica.

«Paolo Conte alla Scala è la realizzazione di un sogno che viene da molto lontano, è un’idea fissa che mi ha perseguitato per anni, praticamente da quando ho cominciato a collaborare con lui per divulgare e valorizzare la sua arte a livello internazionale, in sintonia col suo manager Renzo Fantini», ha proseguito Caterina Caselli. «L’idea l’avevo da qualche decennio, quando ho cominciato a lavorare con lui ho capito la grandezza di questo maestro: è un musicista sublime con testi straordinari. Sono da sempre invaghita delle sue qualità artistiche, riflesso di una complessità che va ben al di là delle sue splendide canzoni: le parole, la musica così colta, ispirata e allo stesso tempo diretta e popolare, i disegni, la sua stessa presenza scenica così unica. La sua classe. Un giorno, passavo davanti alla Scala, ero con Dionne Warwick, e le chiesi se le sarebbe piaciuto cantare lì. Lei rispose: “Sarebbe un sogno”. E così ho sempre pensato potesse esserlo anche per Paolo Conte: la sua musica è un classico, fatta da un fuoriclasse, che può meritarsi quel palco. M’è capitato, poi, di sentirlo in un concerto agli Arcimboldi e pensai davvero che dovesse andare assolutamente alla Scala: ogni tanto i miracoli ci sono e la tenacia vince sempre. Lo scorso 19 febbraio il Maestro con la sua orchestra ha trionfato, come è giusto che sia, chiudendo il concerto fra applausi scroscianti. La tenacia vince sempre».

Lo storico concerto è insieme fulcro preponderante e pretesto per entrare nell’anima del Maestro, osservarlo dietro le quinte e durante le prove, e interrogarlo nel suo rapporto con la musica e con i musicisti, con le parole e le sue passioni. La voce del Maestro di oggi si mescola con quella del Paolo Conte giovane, attraverso immagini di repertorio dell’archivio di famiglia che raccontano “sotto le stelle del jazz, ma quanta notte è passata”.  

«Il progetto non era di fare un film-concerto con riprese spettacolari ma fotografare un evento storico facendo qualcosa di intimo: volevo entrare nella testa dell’artista, da lì l’idea di realizzare l’intervista, quasi come una voice over, un flusso di coscienza, per far spazio al pensiero di Paolo», riprende Caterina Caselli. «Tutta la visione è al servizio di cosa passi nella sua testa, anche in preparazione: è uno rimasto sempre coerente con se stesso. Io cerco sempre di elevare l’artista con cui lavoro, con lui non c’era bisogno: tutto quello fatto al di fuori del suo essere artista era… sempre Paolo, uno cool con cui lavorare».

Musica, ricordi e confidenze si uniscono in questo film prezioso, intimo e poetico, che va dritto al cuore artistico di un musicista che nel 2001, al termine della sua tournée negli Stati Uniti, la critica americana definì «traghettatore estetico dal Novecento al futuro». Una definizione precisa, capace di mettere in luce al contempo lo spirito radicale e originario dell’opera del Maestro e la sua grana più modernista, in grado di darsi autenticamente al domani, grazie all’eterna contemporaneità che è propria della classicità.

L’uscita del film è stata preceduta dalla pubblicazione di un album in formato esclusivamente fisico – vinile e cd in uscita – testimonianza unica e definitiva di un evento storico, primo e dunque irripetibile nello spettacolo musicale italiano e internazionale. 

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