Storia

Timothée Chalamet, è lui il nuovo James Dean?

Genz-1/ Due storie legate a rappresentanti della Generazione Z, che si riferisce ai nati tra il 1997 e il 2012. La prima arriva dal Festival del Cinema di Venezia, ed è quella dell’attore americano, uno dei “ragazzi cannibali” del nuovo film del regista palermitano Luca Guadagnino. «Essere giovani oggi per la mia generazione non è affatto facile»

«Essere giovani oggi per la mia generazione non è affatto facile, sei perennemente sotto il giudizio delle persone con i social media, è stato un sollievo interpretare personaggi che stanno lottando con un dilemma interno senza la possibilità di andare su Instagram o TikTok per vedere come ti adatti» dice Timothée Chalamet. L’attore newyorkese, 26 anni, è tornato a Venezia con il suo ultimo film Bones and All in cui è stato diretto nuovamente dal palermitano Luca Guadagnino, che nel 2018 con Chiamami col tuo nome lo catapultò tra i candidati all’Oscar per il miglior attore protagonista. Da quel momento la sua carriera si è impennata: Beautiful Boy al fianco di Steve Carell, Laurie in Piccole donne con Saoirse Roman ed Emma Watson, Woody Allen e Wes Anderson a dirigerlo in Un giorno di pioggia a New York e The French Dispatch, fino al discusso quanto irresistibile Don’t Look Up di Adam McKay, lavoro numero 33 della sua fulminante apparizione nel cinema, dove s’inventa giovane mistico al fianco di Jennifer Lawrence.

Una scena del film “Bones and All” di Luca Guadagnino. Nelle sale dal 23 novembre

Sei perennemente sotto il giudizio delle persone con i social media, è stato un sollievo interpretare personaggi che stanno lottando con un dilemma interno senza la possibilità di andare su Instagram o TikTok per vedere come ti adatti

Timothée Chalamet

Chalamet, acclamato come una rockstar sulla Laguna, è stato definito il “James Dean della Gen Z”. Nel film è Lee, «un’anima spezzata» in fuga dalla famiglia, dal paese dove abita. In fuga anche da se stesso, è continuamente giudicato, si sente una cattiva persona. Consapevole di non riuscire ad impedirsi di mangiare con voracità altri esseri umani, si nasconde, vive ai margini. E quando incontra Maren (Taylor Russell), diciottenne in fuga per lo stesso motivo, abbandonata dal padre che non sa come gestirla, e in cerca della madre che non ha mai conosciuto e che le ha trasmesso il cannibalismo, «provano la possibilità di vivere l’impossibile», come spiega Guadagnino. «Una storia d’amore straziante, tragica, fortissima», dice la star americana, fino alle estreme conseguenze. «Il crollo della società è nell’aria», aggiunge pessimista Chalamet. «Questo film credo che possa gettare luce anche su questo tema».

James Dean (1931-1955), icona del cinema e protagonista ribelle di “Gioventù bruciata”, film generazionale

L’amore ci salva e ci libera? «Il film parla di questo tentativo», risponde la giovane star. «L’amore è la chiave per provare a cambiare un destino, nello specchio dell’amore trovano un modo di crescere, di formarsi, in questo è stata una grande esperienza formativa, cui ha contributo la vita in pandemia, la sensazione di isolamento che tutti noi abbiamo provato a me come ad altri giovani ci ha rallentato la possibilità di capire chi siamo nel mondo, ci ha in un certo senso sospesi, tagliati fuori dal contatto sociale che ci aiuta a capire dove siamo». 

Timothée Chalamet insieme con il regista palermitano Luca Guadagnino che lo ha lanciato con il film “Chiamami col tuo nome”

Nonostante la premessa horror, Bones and All è alla fine un dramma di formazione nella linea di altri film di Guadagnino. Basato sul romanzo omonimo di Camille DeAngelis, in sala dal 23 novembre, il film è una sorta di odissea on the road sui reietti e «sul sogno di trovare un luogo in cui sentirsi a casa: Maren e Lee vivono una situazione estrema, ma le domande che si pongono sono universali: chi sono, cosa voglio? Come possono entrare in sintonia con qualcun altro?», spiega Guadagnino. «Per me, Maren e Lee sono due persone costrette a vivere al limite. Volevo che le persone amassero questi personaggi, li comprendessero e non li giudicassero. Il mio desiderio è che il pubblico veda in Maren e Lee il riflesso cinematografico di tutte le possibilità che fanno parte di noi in quanto esseri umani».

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