Disco

Le “Ombre” folk di Beatrice Campisi

La cantautrice avolese in tour per presentare il suo secondo album, dove le tradizioni popolari s’intrecciano con la canzone d’autore, il jazz e l’elettronica

Il canto di una poetessa contemporanea, che arriva da un Sud, che più Sud c’è solo l’Africa. Lei, siciliana, si chiama Beatrice Campisi ed arriva da Avola. Sospinta da refoli di Libeccio imbraccia la sua chitarra acustica narrando il suo universo interiore ma anche il suo sentire la contemporaneità. Ama definirsi “una esploratrice musicale“, definizione che calza perfettamente con il suo linguaggio musicale. Per far ciò si avvale anche del folk, inserendosi così in un affollato panorama musicale. Lo fa scrivendo in maniera diretta, brillante, con testi che spesso tendono a inoltrarsi nella introspezione psicologica ed utilizzando un sofisticato linguaggio musicale che si circoscrive nella canzone autorale/pop, impreziosita da sonorità jazz con schizzi elettronici misurati.

Il percorso che ha portato Beatrice Campisi alla realizzazione del nuovo album è «scaturito da cambiamenti avvenuti su più fronti sia nella mia vita privata che lungo il percorso artistico, e che grazie al prezioso lavoro dell’“illuminato“ produttore Aloisi si è finalizzato in una opera che sapientemente bilancia sonorità acustiche e ed elettroniche», spiega l’artista.

La copertina dell’album

Questa “opera” si chiama Ombre e presenta otto tracce tutte molto buone, senza concessioni estremamente commerciali, ognuna delle quali è un bozzetto, facendo in modo che l’intera opera scorra piacevolmente. L’invenzione del folk che sposa il pop, il jazz e l’elettronica non è nuova (su tutti ricordo i pregevoli Agricantus, che infatti in taluni momenti mi ritornano alla mente, ascoltando questo album). Beatrice Campisi lo fa però con un gusto particolare della ricerca armonico-melodica e con l’utilizzo di una attenta scrittura dei testi.

L’album si apre con il secondo singolo Cummaredda, una filastrocca che parla di giochi antichi di “bimbe e cummareddi ndò cuttigghiu” sotto l’occhio delle commari, appunto. La musica si fa portare dall’intreccio di chitarra acustica e basso su di un tappeto onirico di tastiere.

Gondole di Carta è una ballad intimista. Segue Angelo Verde, uno dei brani più belli, surreale nel testo richiama alla pittura di Marc Chagall, non a caso, ma anche Borgesiano aggiungerei; con il suo sound lisergico e scandito da una ritmica pulsante. Ventu, dal testo tutto in siciliano, spicca per una vocalità catartica che richiama immagini di una campagna siciliana assolata, calda in un pomeriggio d’estate come tanti. L’altra Lei  è uno dei brani più tirati, che parla di fragilità interiore e di angosce attraverso suggestioni di rock irlandese, che sembra rievocare la compianta Dolores O’Riordan.

Ombre, la title track, è un piccolo cadeaux elettro-acustico che parla di innamorati alla luce della luna. Zoo è un siparietto registrato in acustico, in presa diretta, con chitarra classica e fisarmonica protagoniste, con un testo potente che gioca con l’allusione per toccare il tema tragico della detenzione carceraria.

Si chiude con Cambiamento, canzone che ha anticipato l’album durante il secondo lockdown dell’autunno del 2020: qui però è rivista in chiave elettroacustica, con un piano in evidenza che conduce il brano. Il testo ancora una volta incide per la sua lucida verità che fotografa il dramma delle traversate dei migranti. Questo brano si avvale anche di un bel videoclip con la partecipazione di Christian Fagetti, ballerino solista del Teatro alla Scala di Milano.

«Un omaggio alla terra e alle radici, alle forze contrastanti, in tempesta, che svelano i fotogrammi delle tante identità che abitano donne e uomini, come frammenti di specchio, ombre fluttuanti». Così la cantautrice siciliana Beatrice Campisi descrive il suo album Ombre.

Fabrizio De André, Paolo Conte, Pino Daniele, Battiato e poi ancora Carmen Consoli, Cristina Donà sono i suoi riferimenti nel mondo musicale ma senza dimenticare la musica popolare del Mediterraneo ed il mito di Rosa Balistreri, faro assoluto per chi si cimenta nelle dimensioni del nu folk.

Beatrice Campisi in concerto insieme con la sua band

Abbiamo avuto modo di ascoltare Beatrice Campisi nella dimensione live, durante il suo tour 2022, proprio nella sua natìa Avola. La cantante, che sul palco suona anche la chitarra acustica, insieme alla sua band (la sorella, Elisabetta Campisi al basso; Andrea Pisati alla batteria; Riccardo Maccabruni tastiere, chitarra e fisarmonica) hanno dato vita ad una esibizione brillante e senza sbavature presentando sia i brani del nuovo album che del precedente Il Gusto dell’ingiusto, edito nel 2017, nel qualesegnalo un gustoso playing a 4 mani al piano nel brano Via Quieta.

Una giovane artista in crescita, certamente in prossimità della sua maturità artistica, da seguire, che, come dichiara, sarà sempre più impegnata nel futuro «verso la riscoperta sempre maggiore delle radici e del dialetto della sua Sicilia, che pur abitando nel Nord Italia porto sempre nel cuore».

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