Il film della regista accende alla Mostra del Cinema il tema dei diritti negati e adesso minacciati dall’imminente voto che vede favorito il centrodestra. «C’è aria di tornare indietro? Succederà una contro-rivoluzione».«Ho voluto raccontare le trans come persone, con le vere identità, senza macchiette»
«Se sono preoccupata per il risultato delle elezioni in Italia? Sì, non posso negarlo, ma sono fiduciosa. C’è sempre un momento dell’umanità in cui la Storia prende il sopravvento e travalica la politica, ed è questo: i diritti civili non potranno più essere negati». Ad affermarlo all’Adnkronos è la regista Roberta Torre nel presentare a Venezia il suo film Le Favolose, la storia di sette amiche trans che si riuniscono per rievocare la loro amica Antonia, che ha vissuto da donna per lungo tempo ma viene sepolta dalla famiglia vestita da uomo.
«Avevo letto i libri di Porpora Marcasciano, le sue storie mi affascinavano, cercavo qualcosa di potente per raccontare questo modo di stare al mondo», dice la regista che proprio a Venezia portò il suo film d’esordio Tano da morire (1997), un musical sulla mafia che lasciò il segno. «È un film per tutte le Antonie che ci sono, per le persone non accettate», aggiunge, circondata dalle sue protagoniste, donne attiviste militanti Lgbtq+ che ne hanno già viste di tutti i colori. Nicole De Leo è una signora elegante che non si separa dal suo cagnolino, Sofia Mehiel la Papessa è esuberante, la spagnola Mina Serrano è alta e bellissima, una modella. E poi ci sono Veet Sandeh, Mizia Ciulini, Antonia Iaia, Massimina Lizzeri. Le Favolose è un film che entra, con un punto di vista originale, nella polemica esplosa in questi giorni alla Mostra in merito alle preoccupazioni di alcuni registi relative ai diritti civili in prospettiva del risultato del voto alle prossime elezioni italiane, che vede favorito il centrodestra.
«Mai come adesso l’identità di genere non binaria e tutto il mondo delle diversità sono sotto i riflettori, viviamo un momento storico importante e credo che la società sia pronta, se la politica non lo è, lo sarà», è convinta Veet.
«Sono cinquanta anni che lotto, abbiamo costruito tanto, ma mai abbastanza, i diritti conquistati non bastano mai, su di noi, ma non solo su di noi c’è una rimozione storica, da centinaia di anni, anche noi siamo vittime della cultura del patriarcato», aggiunge Porpora.
«In questi anni abbiamo costruito tanti servizi, dall’ambulatorio pubblico nella nostra sede alle unità di strada e di casa che aiutano le trans che si prostituiscono», racconta Nicole, attuale presidente del Mit, il movimento transessuale che a Bologna ha la sua sede più attiva.
«C’è aria di tornare indietro? Succederà una contro-rivoluzione», ritiene Roberta Torre. «Perché questi diritti sono talmente sentiti che ormai non possono più non essere presi in considerazione. La Storia prenderà il sopravvento, e questi diritti, in particolare delle persone trans, non potranno più essere negati. Questo non significa che non ci saranno lotte e battaglie, ma io sono fiduciosa, perché questo è il momento. Sono hegeliana, la storia prende il sopravvento, è lo spirito del tempo».
Il film, prodotto da Donatella Palermo, in sala come evento il 5-6-7 settembre con Europictures, è, secondo la regista palermitana d’adozione, «un modo per risarcire e raccontare le trans come persone, con le vere identità, senza macchiette».
«La moda è stata la prima porta di accettazione per le transessuali», interviene Mina. «Se siamo arrivate lì possiamo andare avanti nella società, certo il business ha la sua parte, essere di moda vuol dire anche commercio ma a noi interessa essere prima di tutto considerate per quello che siamo, ossia persone».