Disco

Stones, il tempo è ancora dalla loro parte

Ribelli e malinconici, punk e gospel, Mick Jagger & soci pubblicano “Hackney Diamonds”, album pieno di piacevoli sorprese che riporta agli anni d’oro
“Sono troppo giovane per morire, ma troppo vecchio per perdere”, canta Jagger in un brano. E, in un altro, chiede: “Il mio futuro è tutto nel passato?”
Lo straordinario crescendo spirituale con Lady Gaga e l’intimo blues di Muddy Waters «da cui abbiamo preso il nome, ma non lo avevamo mai suonato»

Ci chiedevamo fino a che punto Mick Jagger potrà correre venti chilometri ogni notte sul palco mentre canta Paint It, Black con la stessa energia e la stessa elasticità di un adolescente? Non è naturale, non è normale. E, ancora, possono tre musicisti ottantenni o quasi, straricchi, famosi, fare ancora rock di buona qualità?

Negli ultimi anni gli dei del rock senza età sembravano aver cominciato a sembrare fallibili. Nel 2019, Jagger è stato ricoverato in ospedale per un’operazione cardiaca di emergenza. Non molto tempo dopo è successo l’impensabile: il batterista Charlie Watts, il maggiore dei membri originali, è morto a 80 anni a seguito di una breve malattia. Anche Keith Richards, una volta elencato da Robin Williams insieme agli scarafaggi come le uniche creature che potevano sopravvivere a un’apocalisse nucleare, ha ammesso che i suoi medici gli avevano imposto di smettere di fumare (non alcol però). I Rolling Stones erano stati smascherati. Non erano immortali. E la fine della strada potrebbe essere più vicina di quanto si pensasse. Invece…

Invece, ecco arrivare Hackney Diamondsl’album numero ventiquattro dei pirati blues in uscita il 20 ottobre. È il loro primo in 18 anni, da A Bigger Bang del 2005, e la lavorazione si è rivelata particolarmente difficile. Erano entrati in studio in diverse occasioni precedenti (da qui la presenza di Charlie Watts su due tracce, altrove sostituito da Steve Jordan) ma non era emerso nulla di spettacolare. Alla fine, Mick Jagger ha alzato la voce ed ha fissato una scadenza per San Valentino per portare a termine il lavoro. Il frontman è stato a lungo il motore della macchina Rolling Stones, mentre Keith si muove freddamente nell’ombra. È Mick Jagger, quindi, che dobbiamo ringraziare per questo godurioso Hackney Diamonds e il produttore Andrew Watt, che l’anno scorso aveva anche fatto uscire da Iggy Pop un album energico.

L’apertura infuocata di Angry fa sussultare. Porta il marchio Stones con un riff scheletrico e tagliente. Rimanda a Start Me Up, che dà il via a Tattoo You, a Brown Sugar, con cui comincia Sticky Fingers. E la qualità iniziale continua nella brillante Get Close, con un altro favoloso riff di Keith Richards.

Per metà delle canzoni, Jagger ribolle di rabbia repressa sia nei confronti dell’establishment, come nella politica Bite My Head Off, in cui si ritrova in compagnia di Paul McCartney. Una sorta di aggiornamento da vecchietti scontrosi di Get Off My Cloud, nella quale Mick ruggisce: «L’intera fottuta nave sta affondando. Sto cercando una rapida via d’uscita». O quando urla per un partner invadente in Driving Me Too Hard, dove Glory Days di Bruce Springsteen si incrocia con i Traveling Wilburys.

Da sinistra: Mick Jagger (80 anni), Keith Richards (79 anni) e Ronnie Wood (76 anni)

Nell’altra metà dei brani ascoltiamo Jagger in uno stato d’animo più malinconico, mentre guarda indietro alle relazioni interrotte e a come la vita potrebbe essere stata tracciata in modo diverso. «Sei venuto nel posto giusto, tesoro, al momento sbagliato», urla in Mess It Up, reinterpretazione rock della dance anni Ottanta che potrebbe suonare bene su una pista da ballo. «Sono troppo giovane per morire, ma troppo vecchio per perdere», aggiunge nel ritornello della morbida ballata soul Depending On You, con una melodia da brividi che riecheggia Ruby Tuesday. Allo stesso modo, nel consueto momento da solista di Keith Richards, la lamentosa Tell Me Straight, chiede: «Il mio futuro è tutto nel passato?».  Melodie nelle quali gli Stones continuano a dimostrare quel talento per imbottigliare le ansie fondamentali dell’esperienza umana, qualunque sia l’età.

Whole Wide World è uno sguardo indietro ai primi giorni della band, con un assolo di Ronnie e Mick che canta: «Beh, le strade dolci di Londra, non hanno mai promesso molto, un lavoro senza uscita da nessuna parte, che ti lascia sempre schiacciato». Il rumoroso country di Dreamy Skies ricorda il trucco sonoro di Wild Horses, prendendo in prestito l’armonica blues, gli scivoli di ottoni e le chitarre acustiche. Live By the Sword è un’esplosione furiosa che riunisce la versione anni Settanta dei Rolling Stones con quella dei primi anni Novanta: i tamburi sono stati registrati da Charlie Watts nelle sue ultime sessioni prima della morte nel 2021, Bill Wyman è al basso ed Elton John martella nel ruolo di sideman una volta occupato dal defunto Ian Stewart. 

Il momento clou arriva con la penultima traccia Sweet Sounds Of Heaven, un sublime sermone gospel, uno spettacolare crescendo spirituale dell’album che continua a girare a ripetizione sul mio giradischi. Mentre Lady Gaga riversa straordinari trilli gospel su un ritmo pentecostale a combustione lenta e Stevie Wonder dà un tocco jazzy all’organo, Jagger pronuncia un sermone al tempo stesso provocatoriamente personale («Non andrò in un motel polveroso») e universalmente commovente («Lascia che la musica suoni ad alto volume… lascia che ci alziamo tutti orgogliosi»). È una canzone degna di concludere una carriera così monumentale, ma anche una che fa rivivere le grintose passioni di Gimme Shelter del 1969. 

Una mini cover acustica dello standard di Muddy Waters Rollin’ Stone Blues (dal quale hanno preso il nome della band) è il sigillo finale. «Volevamo fare qualcosa di diverso che non avesse a che fare con il resto delle canzoni dell’album. E volevamo qualcosa di molto semplice e radicale», ha spiegato Mick Jagger al quotidiano spagnolo El Pais. «Andy Watt, il produttore, ci ha detto di scrivere un blues. E noi gli abbiamo detto: “Possiamo farlo, ma possiamo anche prenderne uno vecchio”. Così abbiamo realizzato Rollin’ Stone. È il blues da cui abbiamo preso il nome, ma non lo avevamo mai suonato. Tutto è venuto molto naturale. Suonare con Keith è meraviglioso. Lui ha iniziato a suonare quegli accordi che conosciamo così bene, io ho cominciato a suonare l’armonica e a cantare. Noi due soli nella stessa stanza, che giocano vicini. È stato molto intimo». È abbastanza per convincere che i vecchi sono ancora giovani. 

Se questa è la chiusura di un cerchio, stanno uscendo con il botto.

La mitica, e solo qualche anno fa intoccabile, camiseta azul y grana metterà in mostra l’altrettanto mitica lingua dei Rolling Stones nel “clásico”, ovvero la partita del Barcellona contro il Real Madrid del prossimo 28 ottobre. Mick Jagger, Keith Richards e Ronnie Wood, che non nascondono di essere appassionati di calcio, hanno già presentato l’edizione limitata di questa maglia, di cui saranno stampate 1.899 esemplari che saranno in vendita dal 23 ottobre. La squadra femminile indosserà anche il logo degli Stones nella loro partita contro il Siviglia il 5 novembre allo Estadí Olímpic Lluís Companys.

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