Interviste

«Sono rimasto il bambino di “The Fabelmans”»

Alla vigilia degli Oscar, Steven Spielberg parla del film con il quale è in corsa per sette statuette. Il favorito però è l’avventura in metaverso “Everything Everywhere All at Once” dei registi Daniel Katz e David Fenkel. L’Italia punta su Aldo Signoretti, artefice della trasformazione di Austin Butler in “Elvis”, e su “Le pupille” di Alice Rohrwacher. Tutte le nomination. Diretta tv domenica 13 marzo su Sky Cinema dalle 23,15 e in streaming su Now

«Sono rimasto come il bambino di The Fabelmans, sento ancora oggi lo stesso livello di eccitazione quando trovo un libro o una sceneggiatura, o mi viene in mente un’idea originale che penso possa diventare un buon film. Un’eccitazione seconda forse solo alla nascita di un bambino. Quella sensazione è  ancora viva in me».  Cosè Steven Spielberg, 76 anni, alla vigilia degli Oscar, dove è in corsa per ben sette statuette, tra cui miglior film e miglior regista, anche se i pronostici indicano Daniel Katz e David Fenkel dello studio A24 per Everything Everywhere All at Once. 

Com’è stata l’esperienza di realizzare un film così personale?

«Mia madre diceva sempre: quando racconterai la nostra storia? Eppure ti ho dato così tanto materiale buono, quando userai quel materiale? È stato durante la pandemia che mi sono passate in testa tante brutte idee, che mi hanno davvero spaventato. Ho iniziato così  a pensare alla mortalità, all’invecchiamento e questa paura che provavo per la pandemia mi ha dato il coraggio di raccontare la mia storia personale. Una madre, benissimo interpretata da Michelle Williams, che celebrava la vita ogni giorno. Se voleva fare qualcosa lo faceva subito come, ad esempio, saltare su una Jeep con tutti noi insieme per andare a guardare le stelle in mezzo al deserto dell’Arizona… Ho pensato che sarebbe stato molto più facile di quanto si è rivelato, perché sono sicuramente molto vicino al materiale e conosco tutti questi personaggi da tutta la vita. Eppure, l’ho trovata un’esperienza molto commovente, perché ho cercato, in modo semi-autobiografico, di ricreare molti momenti non solo della mia vita, ma anche di quella delle mie tre sorelle, mia madre e mio padre, che già non sono con noi. Quando mi sono seduto con Tony Gilroy per provare a mettere su carta ciò che voleva raccontare, non è stato facile. Tony è stato in un certo senso il mio terapista nel tirarmi fuori tutto questo. Mi sono subito reso conto che non c’era la necessaria distanza estetica tra il mio sguardo registico e la mia esperienza personale. Non sarei stato in grado di posizionare la telecamera nel modo in cui riesce a farlo Sammy, il protagonista, tra lui e le situazioni di vita reale davvero orribili che gli accadono. Ho sempre potuto usare una macchina fotografica come scudo, per proteggermi dalla realtà, ma in questo caso non ce l’avrei fatta. Emotivamente per me questa è stata un’esperienza molto difficile. Non tutto il film, ma alcuni momenti».

Dal film si deduce che il regista che lo ha fatto innamorare del cinema sia stato John Ford. È così?

«No, in realtà era Walt Disney. Devi capire che il primo film di cui mi sono davvero innamorato era della Disney, perché è stato il primo che ho visto dopo Cecil B. DeMille. Il primo film che abbia mai visto, come mostrato su The Fabelmans , è stato The Greatest Show on Earth (1952) di De Mille. Ma poi ne ho visti molti altri. In realtà penso di essere stato molto traumatizzato dall’incidente ferroviario in quel film. I fatti reali sono che, proprio come fa Sammy nel film, ho ricreato quell’incidente con alcuni trenini filmando qualcosa di simile su pellicola 8mm, perché dovevo guardarlo più e più volte per togliermelo dalla testa. Forse per questo i miei genitori si sono allarmati e, per un po’, mi hanno permesso di guardare solo i film della Disney. Ed è per questo che Disney è stato il primo regista che ho conosciuto davvero. Ma non è un segreto quanto mi siano piaciuti i film di John Ford. Non dirò quali sono le scene di The Fabelmans che sono assolutamente autentiche e quelle che sono leggermente esagerati. Ma posso dirti che la scena di John Ford è avvenuta parola per parola come raccontata nel film. Era esattamente così».

Il film preferito? 

«Non lo dirò mai, i film sono come i figli, non ce n’è  uno preferito. Sicuramente però posso dire che quello più  difficile, fisicamente ed emotivamente, è stato Schlinder’s list. Mi ricordo, ad esempio,  quando invitammo alcuni dei sopravvissuti della lista di Oskar Schindler sul set del film. Molti di loro mi chiedevano di raccontare le loro storie, ma non lo facevano immaginando che così potesse diventare un film, ma solo per raccontare quello che era successo, volevano sfogarsi parlando di quello che gli era successo. Da qui è nata una fondazione per raccogliere queste testimonianze. E questo è diventata per me la cosa più  importante e di cui sono davvero orgoglioso. Penso che Schlinder’s List abbia il primato di andare oltre se stesso. La Shoah Foundation ha raccolto testimonianza in tutto il mondo, da quelle armene di terza quarta generazione a quelle raccolte a Sarajevo fino a quelle di Cambogia e Ruanda. Quindi l’archivio si è espanso oltre l’Olocausto ad altri genocidi».

Una volta ha parlato dei suoi sogni e ha detto che vengono da dietro e che non urlano mai, sussurrano solo. Quando ha sentito per la prima volta quel sussurro?

«Ricordo molto bene quel momento. Ero a casa mia e dovevo avere circa 15 anni, e ovviamente a quel punto ero già un grande appassionato di cinema. Vivevo a Phoenix, in Arizona, e andavo a vedere un film ogni volta che aveva dei soldi. Ricordo di aver avuto un’idea per una storia. Era come un sussurro molto sommesso, ed era qualcosa che non mi era mai successo prima. Ma non mi era tutto perfettamente chiaro. Era solo un’idea molto semplice per un film, perché tutto inizia così. A quei tempi avevamo macchine da scrivere che usavano la carta e conservavano una copia carbone. Ricordo di aver iniziato a scrivere la storia e di aver passato tutta la notte a cercare di metterla insieme. Non ho chiuso occhio. Era la prima volta nella mia vita che facevo qualcosa del genere, e probabilmente non sono riuscito a scrivere l’intera sceneggiatura, ma ho messo l’idea sulla carta. Devo aver scritto trenta o quaranta pagine quella notte. A quel tempo ho dipinto gli alberi di bianco in modo che gli agrumi non si seccassero. Mi hanno dato 25 centesimi per ogni albero che ho dipinto, ed è così che ho raccolto i soldi che mi servivano per comprare la pellicola e pagare il laboratorio. Ho passato l’anno successivo a girare nei fine settimana sulla base di quella sceneggiatura».

Il favorito è “Everything Everywhere All at Once”

Le speranze di Spielberg di vincere per la terza volta la statuetta per la migliore regia e quella per il miglior film si scontrano però contro i favori dei quali gode Everything Everywhere All at Once, con l’unico interrogativo su quante statuette i registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert, 70 anni in due, conquisteranno. Sono ben 11 gli Oscar per i quali “The Daniele” sono in gara. Sono dati per strafavoriti anche dai bookmaker, con una quota che oscilla tra 1,07 e 1,08. Il loro diretto competitor è Steven Spielberg è quotato trenta volte la posta. 

Nel duello tra la visionaria avventura nel metaverso della lavandaia Evelyn Wang (Michelle Yeoh) e i sogni di celluloide di Spielberg e del suo alter ego schermico, una sorpresa potrebbe arrivare dal tedesco Niente di nuovo sul fronte occidentale di Edward Berger (sarebbe la prima volta per una produzione Netflix), anche se tutti lo danno per vincente tra i film internazionali, oppure dall’irriverente apologo sul valore dell’amicizia de Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh, o dal campione d’incassi Top Gun: Maverick con Tom Cruise, che ha avuto il merito non trascurabile di risollevare le sorti del botteghino mondiale.

“Le pupille” di Alice Rohrwacher

L’Italia fa il tifo per il mago del trucco Aldo Signoretti, artefice della trasformazione di Austin Butler in Elvis, e per Le pupille di Alice Rohrwacher, delizioso cortometraggio ambientato in un orfanotrofio in tempo di guerra, tratto da una lettera di Elsa Morante all’amico Goffredo Fofi e prodotto dal premio Oscar Alfonso Cuarón, un ottimo viatico. Quanto agli attori, dovrebbero giocarsela lo stesso Butler, Colin Farrell de Gli spiriti dell’isola e il redivivo Brendan Fraser, forte di una performance molto fisica in The Whale. Incidente di percorso sfiorato per le due attrici in testa alla cinquina perché, contro le regole dell’Academy, Michelle Yeoh ha postato su Ig un articolo di “Vogue” (salvo cancellarlo subito dopo) in cui si spiegava che un terzo Oscar alla sublime Cate Blanchett, direttrice d’orchestra in Tàr, nulla avrebbe aggiunto alla carriera della diva australiana, mentre il premio potrebbe invece aprire molte porte alla Yeoh, che sarebbe peraltro la prima asiatica ad aggiudicarsi il trofeo. Come migliore non protagonista appare scontata la statuetta per l’americano-vietnamita Ke Huy Quan di Everything Ewerywere; giochi aperti per le non protagoniste Angela Bassett (Wakanda Forever) e Kerry Condon (Gli spiriti dell’isola), incalzate però da Jamie Lee Curtis, vincitrice di un Sag (il premio assegnato dal sindacato attori) per il film dei Daniels.

La notte delle stelle in cui si assegnano gli Oscar è domenica a Los Angeles (diretta su Sky Cinema dalle 23,15 e in streaming su Now).

Tutte le nomination

Miglior Film

  • Niente di nuovo sul fronte occidentale
  • Avatar: La via dell’acqua
  • Gli spiriti dell’isola
  • Elvis
  • Everything Everywhere All at Once
  • The Fabelmans
  • Tár
  • Top Gun: Maverick
  • Triangle of Sadness
  • Women Talking

Miglior Regia

  • Gli Spiriti dell’Isola – Martin McDonagh
  • Everything Everywhere All at Once – Daniel Kwan e Daniel Scheinert
  • The Fabelmans – Steven Spielberg
  • Tár – Todd Field
  • Triangle of Sadness – Ruben Östlund
Da sinistra: Jamie Lee Curtis, Stephanie Hsu, il regista Daniel Scheinert, Ke Huy Quan, il regista Daniel Kwan e Michelle Yeoh, ovvero il cast di “”Everything Everywhere All at Once

Miglior Attrice protagonista

  • Cate Blanchett – Tár
  • Ana De Armas – Blonde
  • Andrea Riseborough – To Leslie
  • Michelle Williams – The Fabelmans
  • Michelle Yeoh – Everything Everywhere All at Once
Austin Butler è Elvis Presley

Miglior Attore protagonista

  • Austin Butler – Elvis
  • Colin Farrell – Gli spiriti dell’isola
  • Brendan Fraser – The Whale
  • Paul Mescal – Aftersun
  • Bill Nighy – Living

Miglior Attore non protagonista

  • Brendan Gleeson – Gli spiriti dell’isola
  • Brian Tyree Henry – Causeway
  • Judd Hirsch – The Fabelmans
  • Barry Keoghan – Gli spiriti dell’isola
  • Ke Huy Quan – Everything Everywhere All at Once
Kerry Condon

Miglior Attrice non protagonista

  • Angela Basset – Black Panther – Wakanda Forver
  • Hong Chau – The Whale
  • Kerry Condon – Gli spiriti dell’Isola
  • Jamie Lee Curtis – EveryThing Everywhere All At Once
  • Stephanie Hsu – EveryThing Everywhere All At Once

Miglior Sceneggiatura originale

  • Gli spiriti dell’isola
  • Everything Everywhere All at Once
  • The Fabelmans
  • Tár
  • Triangle of Sadness

Miglior Sceneggiatura non originale

  • Niente di nuovo sul fronte occidentale
  • Glass Onion – Knives Out
  • Living
  • Top Gun: Maverick
  • Women Talking

Miglior Film Internazionale

  • Niente di nuovo sul fronte occidentale – Germania
  • Argentina, 1985 – Argentina
  • Close – Belgio
  • EO – Polonia
  • The Quiet Girl – Irlanda

Miglior Film d’animazione

  • Pinocchio
  • Marcel the Shell
  • Il Gatto con gli Stivali 2
  • The Sea Beast
  • Red
“Everything Everywhere All at Once”

Miglior Montaggio

  • Gli Spiriti dell’Isola
  • Elvis
  • Everything Everywhere All at Once
  • Tár
  • Top Gun: Maverick

Miglior Scenografia

  • Niente di nuovo sul fronte occidentale
  • Avatar: La via dell’acqua
  • Babylon
  • Elvis
  • The Fabelmans

Miglior Fotografia

  • Niente di nuovo sul fronte occidentale
  • Bardo
  • Elvis
  • Empire of Light
  • Tár

Migliori Costumi

  • Babylon
  • Black Panther Wakanda Forever
  • Elvis
  • Everything Everywhere All at Once
  • La Signora Harris va a Parigi
L’italiano Aldo Signoretti

Miglior Trucco e acconciature

  • Niente di nuovo sul fronte occidentale
  • The Batman
  • Black Panther: Wakanda Forever
  • Elvis
  • The Whale

Migliori Effetti visivi

  • Niente di nuovo sul fronte occidentale
  • Avatar: La via dell’acqua
  • The Batman
  • Black Panther: Wakanda Forever
  • Top Gun: Maverick

Miglior sonoro

  • Niente di nuovo sul fronte occidentale
  • Avatar: La via dell’Acqua
  • The Batman
  • Elvis
  • Top Gun: Maverick

Miglior Colonna sonora originale

  • Niente di nuovo sul fronte occidentale
  • Babylon
  • Gli Spiriti dell’Isola
  • Everything Everywhere All at Once
  • The Fabelmans

Miglior Canzone Originale

  • “Applause” – Tell It Like a Woman
  • “Hold My Hand” – Top Gun: Maverick
  • “Lift Me Up” – Black Panther: Wakanda Forever
  • “Naatu Naatu” – RRR
  • “This is a Life” – Everything Everywhere All at Once

Miglior Documentario

  • All That Breathes
  • All the Beauty and the Bloodshed
  • Fire of Love
  • A House Made of Splinters
  • Navalny

Miglior Cortometraggio documentario

  • The Elephant Whisperers
  • Haulout
  • How Do You Measure a Year?
  • The Martha Mitchell Effect
  • Strangers at the Gate

Miglior Cortometraggio

  • An Irish Goodbye
  • Ivalu
  • Le Pupille
  • Night Ride
  • The Red Suitcase

Miglior cortometraggio d’animazione

  • The Boy, the Mole, the Fox and the Horse
  • The Flying Sailor
  • Ice Merchants
  • My Year of Dicks
  • An Ostrich Told Me the World is Fake and I Think I Believe It

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *