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Sanremo2023, le pagelle dei 28 Big

Prevale la mediocrità. Si distinguono Colapesce e Dimartino. Latitanti le melodie e le voci

Marco Mengoni – Due vite – voto: 7

A tratti filosofeggia, due pagine di testo fitte fitte di parole che si aprono in un ritornello orecchiabile da cantare a braccia e cuore aperti. Perfetta l’interpretazione. 

Colapesce-Dimartino – Splash – voto: 8

Riprendono la formula di Musica leggerissima, fra citazioni d’autore (Lucio Battisti e L’uomo in frack di Domenico Modugno), echi di rock internazionale, vintage e temi esistenziali. Se Musica leggerissima accennava al buco nero della depressione, Splash parla del peso delle aspettative e della solitudine.

Madame – Il bene nel male – voto: 5

Canta di un incontro fra una “puttana” (titolo originario del brano) e un cliente fra paure, sentimenti e contatto fisico. Autotune e profumi esotici per creare un’atmosfera da club e nascondere i difetti. Falsa.

Tananai – Tango – voto: 4

Ballad dalle sfumature pop. Parla dell’amore di una e di tante coppie ucraine costrette ad allontanarsi dalla guerra scatenata dall’invasione russa che dura ormai da un anno.

Elodie – Due – voto: 5.5

Più bella che brava. Più look che voce. Ha lasciato Marracash per sposare (artisticamente) lo stile Mahmood. Canzone pop dalle tinte black. Impalpabile. Confusa.

Coma_Cose – L’addio – voto: 5,5

Portano sul palco dell’Ariston la loro crisi familiare. Una canzone d’introspezione. Non si lasceranno, almeno così dice la canzone. Sceneggiata soft-pop.

Lazza – Cenere – voto: 6

Brano urban sofisticato, costruito con la collaborazione di Dardust e Davide Petrella per rivolgersi a un pubblico più adulto. Tribalità ed elettronica. Debole il testo.

Giorgia – Parole dette male – voto: 5.5

Ballata dalle tinte soul che non riesce a decollare. Almeno lei sa cantare!

Rosa Chemical – Made in Italy – voto: 4

È una via di mezzo fra un Dargen D’Amico da balera, un Achille Lauro di seconda mano e un Carosone da cabaret. Inno alla libertà sessuale e al poliamore. Folies Bergère. 

Ultimo – Alba – voto: 5,5

Voce e piano per una romantica ballad dall’intenso crescendo. Sempre lo stesso. Costruita per Sanremo.

Leo Gassmann – Terzo cuore – voto: 5,5

La voce e la dizione comprensibile del figlio di Alessandro fa battere questa canzoncina orecchiabile che risente dell’imprinting di Riccardo Zanotti, il frontman dei Pinguini Tattici Nucleari, co-autore del brano.

Mara Sattei – Duemilaminuti – voto: 6

Canzone pop su un amore tossico. È  un pezzo supergriffato: suo fratello thasup lo co-firma con Damiano dei Maneskin. Ma lei sembra senza voce.

Colla Zio – Non mi va – voto: 4

Sono degli Stato Sociale in versione buskers, con un po’ di rap e senza senso. Parole piazzate “ad minchiam” (sì pure questa). Ad minchiam.

Paola & Chiara – Rumore – voto: 2

Tormentoniste anni Novanta, tornano assieme dopo nove anni e qualche tensione familiare di troppo, buttandosi sul revival discopop tutto da ballare. 

Cugini di Campagna – Lettera 22 – voto: 5

Sembrano i Cugini dei Pooh. Canzone scritta per loro dalla band siciliana La rappresentante di Lista, è un gioco di parole, demenziale che spazia musicalmente dagli anni Settanta a oggi, nella quale la band di Anima mia non fa ricorso al leggendario falsetto. Dignitosa.

Levante – Vivo – voto: 4

Confusionaria canzone pop per raccontare la gioia della riscoperta del proprio corpo e del sesso dopo il parto. Algida.

Mr Rain – Supereroi – voto: 2

Un Povia sbiadito. Si fa accompagnare da un coro di bambini-angeli. Zecchino d’oro o trovata ruffiana?

Articolo 31 – Un bel viaggio – voto: 4

Operazione nostalgia, un racconto autobiografico, quasi autocelebrativo. E si commuovono. Rap anni Novanta e ritornello alla Max Pezzali. Teneri.

Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato – voto 6

Dopo tante mamme, anche un papà al Festival. L’ex “maledetto” oggi indossa le vesti del figliol prodigo e canta “Ciao papà/ o addio papà/ questa canzone te la canto adesso”. Una rock ballad nel suo stile. Sofferta.

Ariete – Mare di guai – voto: 4,5

Brano firmato con Calcutta e Dardust. Una ballata delicata, minimal, intimista e romantica. Bedroom pop. Ma lei è senza voce.

Modà – Lasciami – voto: 5

Protagonista non è una donna, ma una malattia: la depressione. Kekko Silvestre evita gli eccessi vocali, puntando su un brano più meditato. Si autoplagiano.

gIANMARIA – Mostro – voto: 2

Il biondino di XFactor si analizza in famiglia e rappa su una cassa in quattro quarti fino a un ritornello ruffiano. Un mostro.

Olly – Polvere – voto: 2

Molti cambi di ritmo, ma banalissima. Abuso di autotune. Inutile.

LDA – Se poi domani – voto: 3

È il figlio di Gigi D’Alessio. Stesso sangue, stessa intonazione, stessa musica, stessi testi, stesso voto.

Will – Stupido – voto: 2

Nomen omen. 

Anna Oxa – Sali (Canto nell’anima) – voto: 4

Monastica, con tanto di cilicio ai fianchi. Mistica, fra new age e grida dark. Retorica. 

Shari – Egoista – voto: 4.5

Canzone sull’amore fluido: “Forse vorrei una ragazza normale che mi guardi e mi sorrida mentre le scrivo d’amore”. Atmosfere urban create da Salmo per dare spessore alla sua pupilla. 

Sethu – Cause perse – voto: 2

Nomen omen anche in questo caso. Una giacca con le spille da balia non basta a fare un punk.

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