Prevale la mediocrità. Si distinguono Colapesce e Dimartino. Latitanti le melodie e le voci
Marco Mengoni – Due vite – voto: 7
A tratti filosofeggia, due pagine di testo fitte fitte di parole che si aprono in un ritornello orecchiabile da cantare a braccia e cuore aperti. Perfetta l’interpretazione.
Colapesce-Dimartino – Splash – voto: 8
Riprendono la formula di Musica leggerissima, fra citazioni d’autore (Lucio Battisti e L’uomo in frack di Domenico Modugno), echi di rock internazionale, vintage e temi esistenziali. Se Musica leggerissima accennava al buco nero della depressione, Splash parla del peso delle aspettative e della solitudine.
Madame – Il bene nel male – voto: 5
Canta di un incontro fra una “puttana” (titolo originario del brano) e un cliente fra paure, sentimenti e contatto fisico. Autotune e profumi esotici per creare un’atmosfera da club e nascondere i difetti. Falsa.
Tananai – Tango – voto: 4
Ballad dalle sfumature pop. Parla dell’amore di una e di tante coppie ucraine costrette ad allontanarsi dalla guerra scatenata dall’invasione russa che dura ormai da un anno.
Elodie – Due – voto: 5.5
Più bella che brava. Più look che voce. Ha lasciato Marracash per sposare (artisticamente) lo stile Mahmood. Canzone pop dalle tinte black. Impalpabile. Confusa.
Coma_Cose – L’addio – voto: 5,5
Portano sul palco dell’Ariston la loro crisi familiare. Una canzone d’introspezione. Non si lasceranno, almeno così dice la canzone. Sceneggiata soft-pop.
Lazza – Cenere – voto: 6
Brano urban sofisticato, costruito con la collaborazione di Dardust e Davide Petrella per rivolgersi a un pubblico più adulto. Tribalità ed elettronica. Debole il testo.
Giorgia – Parole dette male – voto: 5.5
Ballata dalle tinte soul che non riesce a decollare. Almeno lei sa cantare!
Rosa Chemical – Made in Italy – voto: 4
È una via di mezzo fra un Dargen D’Amico da balera, un Achille Lauro di seconda mano e un Carosone da cabaret. Inno alla libertà sessuale e al poliamore. Folies Bergère.
Ultimo – Alba – voto: 5,5
Voce e piano per una romantica ballad dall’intenso crescendo. Sempre lo stesso. Costruita per Sanremo.
Leo Gassmann – Terzo cuore – voto: 5,5
La voce e la dizione comprensibile del figlio di Alessandro fa battere questa canzoncina orecchiabile che risente dell’imprinting di Riccardo Zanotti, il frontman dei Pinguini Tattici Nucleari, co-autore del brano.
Mara Sattei – Duemilaminuti – voto: 6
Canzone pop su un amore tossico. È un pezzo supergriffato: suo fratello thasup lo co-firma con Damiano dei Maneskin. Ma lei sembra senza voce.
Colla Zio – Non mi va – voto: 4
Sono degli Stato Sociale in versione buskers, con un po’ di rap e senza senso. Parole piazzate “ad minchiam” (sì pure questa). Ad minchiam.
Paola & Chiara – Rumore – voto: 2
Tormentoniste anni Novanta, tornano assieme dopo nove anni e qualche tensione familiare di troppo, buttandosi sul revival discopop tutto da ballare.
Cugini di Campagna – Lettera 22 – voto: 5
Sembrano i Cugini dei Pooh. Canzone scritta per loro dalla band siciliana La rappresentante di Lista, è un gioco di parole, demenziale che spazia musicalmente dagli anni Settanta a oggi, nella quale la band di Anima mia non fa ricorso al leggendario falsetto. Dignitosa.
Levante – Vivo – voto: 4
Confusionaria canzone pop per raccontare la gioia della riscoperta del proprio corpo e del sesso dopo il parto. Algida.
Mr Rain – Supereroi – voto: 2
Un Povia sbiadito. Si fa accompagnare da un coro di bambini-angeli. Zecchino d’oro o trovata ruffiana?
Articolo 31 – Un bel viaggio – voto: 4
Operazione nostalgia, un racconto autobiografico, quasi autocelebrativo. E si commuovono. Rap anni Novanta e ritornello alla Max Pezzali. Teneri.
Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato – voto 6
Dopo tante mamme, anche un papà al Festival. L’ex “maledetto” oggi indossa le vesti del figliol prodigo e canta “Ciao papà/ o addio papà/ questa canzone te la canto adesso”. Una rock ballad nel suo stile. Sofferta.
Ariete – Mare di guai – voto: 4,5
Brano firmato con Calcutta e Dardust. Una ballata delicata, minimal, intimista e romantica. Bedroom pop. Ma lei è senza voce.
Modà – Lasciami – voto: 5
Protagonista non è una donna, ma una malattia: la depressione. Kekko Silvestre evita gli eccessi vocali, puntando su un brano più meditato. Si autoplagiano.
gIANMARIA – Mostro – voto: 2
Il biondino di XFactor si analizza in famiglia e rappa su una cassa in quattro quarti fino a un ritornello ruffiano. Un mostro.
Olly – Polvere – voto: 2
Molti cambi di ritmo, ma banalissima. Abuso di autotune. Inutile.
LDA – Se poi domani – voto: 3
È il figlio di Gigi D’Alessio. Stesso sangue, stessa intonazione, stessa musica, stessi testi, stesso voto.
Will – Stupido – voto: 2
Nomen omen.
Anna Oxa – Sali (Canto nell’anima) – voto: 4
Monastica, con tanto di cilicio ai fianchi. Mistica, fra new age e grida dark. Retorica.
Shari – Egoista – voto: 4.5
Canzone sull’amore fluido: “Forse vorrei una ragazza normale che mi guardi e mi sorrida mentre le scrivo d’amore”. Atmosfere urban create da Salmo per dare spessore alla sua pupilla.
Sethu – Cause perse – voto: 2
Nomen omen anche in questo caso. Una giacca con le spille da balia non basta a fare un punk.