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Sanremo, vince Mengoni a man bassa

Pronostici confermati. Lazza al secondo posto. Premio della critica e delle radio a Colapesce e Dimartino. Rosa Chemical mima un atto sessuale con Fedez e poi lo bacia in bocca rinfocolando le polemiche. L’ira del centrodestra sulla Rai: «Vertici da cambiare». Due monumenti come Gino Paoli e Ornella Vanoni riportano la canzone d’autore all’Ariston, e con i Depeche Mode tornano i superospiti internazionali. Amadeus legge la lettera di Zelinsky: «L’Ucraina vincerà»
Marco Mengoni vince per la seconda volta il Festival di Sanremo

A notte fonda, intorno alle 2 e mezza, dopo sei ore di diretta televisiva, ventotto canzoni e due votazioni, è arrivato il verdetto. Che ha confermato i pronostici della vigilia: è Marco Mengoni il vincitore della edizione numero 73 del Festival di Sanremo. A sorpresa, nel rush finale a cinque, Lazza e Mr. Rain, i due outsider, hanno scavalcato l’altro favorito Ultimo, piazzandosi, rispettivamente, secondo e terzo. L’interprete di Alba si accontenta del quarto posto. Al quinto si ferma l’ascesa di Tananai dall’ultimo posto dello scorso anno.

L’interprete di Due vite fa così il bis a Sanremo dopo la vittoria nel 2013 con L’essenziale. E non regge le lacrime, si commuove, si gira per nascondere l’emozione. Poi si mostra nella sua fragilità, probabilmente uno dei motivi per cui è stato così amato a questo Festival, l’unico capace di mettere d’accordo il giudizio di stampa, televoto e giuria demoscopica: «Questa settimana mi sono divertito ed è la vittoria più bella che potessi desiderare. È bello vivere questo sogno: un sogno di fate, non di mostri», spiega, riferendosi alla sua canzone. «Sono molto felice ma anche molto emotivo».

La Top Five, da sinistra dall’alto: il vincitore Marco Mengoni, Lazza, Mr. Rain, Ultimo e Tananai

LA CLASSIFICA GENERALE:

1 MARCO MENGONI – “Due vite”

2 Lazza – “Cenere”

3 Mr. Rain – “Supereroi”

4 Ultimo – “Alba”

5 Tananai – “Tango”

6 Giorgia – “Parole dette male”

7 Madame – “Il bene nel male”

8 Rosa Chemical – “Made in Italy”

9 Elodie – “Due”

10 Colapesce Dimartino – “Splash”

11 Modà – “Lasciami”

12 Gianluca Grignani – “Quando ti manca il fiato”

13 Coma_Cose – “L’addio”

14 Ariete – “Mare di guai”

15 LDA – “Se poi domani”

16 Articolo 31 – “Un bel viaggio”

17 Paola & Chiara – “Furore”

18 Leo Gassmann – “Terzo cuore”

19 Mara Sattei – “Duemilaminuti”

20 Colla Zio – “Non mi va”

21 Cugini di Campagna – “Lettera 22”

22 gIANMARIA – “Mostro”

23 Levante – “Vivo”

24 Olly – “Polvere”

25 Anna Oxa – “Sali (Canto nell’anima)”

26 Will – “Stupido”

27 Shari – “Egoista”

28 Sethu – “Cause perse”

Colapesce e Dimartino premiati dalla critica e dalle radio

LA GARA. Per la passerella finale presentata da Amadeus e Gianni Morandi torna all’Ariston come co-conduttrice Chiara Ferragni: “corazzata” con un corpetto oro metallo, esibisce nell’abito che la semi-copre i colori della bandiera ucraina. Gli stessi dei fiori che Tananai porta sul palco per interpretare Tango, storie di coppie ucraine allontanate dalla guerra.

Elodie stupisce più per l’abito elegante e sexy, che per la sua Due. E la sfilata di moda prosegue con Mara Sattei, più attenta al look che a cantare Duemilaminuti. Meglio Colapesce e Dimartino, nel brano – Splash – e nello stile: si confermano i migliori di questa edizione, non a caso vengono premiati dalla critica e dalle radio. Giorgia impartisce lezioni di canto, peccato che Parole non dette non riesce a decollare neanche al terzo ascolto. Invece, Marco Mengoni, nella sua marcia trionfale, vince anche il premio per il peggio vestito. Dalla sua ha la voce e il ritornello, che gli altri non possiedono. In vestaglia e lingerie bianche e piedi scalzi Madame, pronta per andare a letto dopo aver presentato Il bene nel male e abbracciato Amadeus che l’ha mantenuta in gara nonostante lo scandalo dei falsi green pass. La rapper veneta è imitata nella toilette da Levante, ma in versione dark. In tenuta da sciamana scalza Anna Oxa. Mentre i Coma_Cose fanno le prove d’abito per il matrimonio: e vissero felici e stonati.

Rosa Chemical bacia Fedez al termine della interpretazione della sua canzone “Made in Italy”

I Modà sono sulla strada per diventare i Camaleonti degli anni Duemila. Ultimo, invece, rischia di essere il nuovo Toto Cutugno, l’eterno secondo. Sorprende ogni sera di più Cenere di Lazza, il rapper che ama Chopin. In gonna di cuoio e camicia scopri-capezzoli tra bondage e sadomaso Rosa Chemical insegue Renato Carosone, mima un atto sessuale con Fedez e poi lo bacia in bocca, ringraziandolo così per averlo difeso mercoledì scorso contro gli attacchi di esponenti di Fratelli d’Italia. E il marito di Chiara Ferragni si trova così coinvolto in un altro “caso politico”.

I Cugini di Campagna sembrano i Cugini dei Pooh con Lettera 22. Ariete non convince senza cornetto Algida. Mr. Rain, novello Povia, si prenota per essere il presentatore dello Zecchino d’oro, Paola & Chiara e Articolo 31 un altro giro di giostra, l’ultimo. Gianluca Grignani si ricorda nell’ultima serata di essere un cantante.

Poi il televoto detta la sua classifica e la gara ricomincia a cinque. A notte fondissima Sanremo incorona la canzone regina del 2023.

Gino Paoli, in alto, e Ornella Vanoni

I SUPEROSPITI. A emozionare sono però le canzoni di Lucio Dalla cantate dall’amico Gianni Morandi per ricordarlo nell’anno in cui l’autore di Caruso avrebbe compiuto 80 anni, e quelle di Gino Paoli. Con qualche iniziale incertezza nella voce, comprensibile per un fumatore quasi novantenne, e accompagnato dal piano jazz di Danilo Rea, Gino Paoli riporta la canzone d’autore a Sanremo: Una grande storia d’amoreSapore di saleIl cielo in una stanza, capolavori che hanno fatto la storia della musica italiana. Con Gianni Morandi apre l’album di ricordi, un momento straordinario che l’uomo-azienda Amadeus non può capire e interrompe. Manca, invece, l’incontro con la sua coetanea Ornella Vanoni. Vederli in scaletta nella stessa serata aveva fatto pensare ad un ritorno di coppia, ma sfilano ognuno per i fatti suoi. Ornella, che non fuma e conserva meglio la voce, abbozza un medley da brividi: Vai, ValentinaL’appuntamentoEternità e Una ragione di più. Due monumenti.

Finalmente un superospite internazionale degno di nota con i Depeche Mode che, questa volta non in playback, hanno proposto Ghosts Again dal nuovo album Memento Mori e poi uno dei loro più famosi cavalli di battaglia, Personal Jesus, in una versione acustica tutta percussioni.

LA LETTERA DI ZELENSKI. La lettera del presidente ucraino Zelenski arriva dopo le 2 di notte. La legge Amadeus. Si parla di canzoni e di guerra, non viene citato Putin, né tantomeno il nemico russo. Il leader ucraino, alla fine, invita i vincitori a Kiev nel giorno della vittoria. Insomma, tanto rumore per nulla

Sfortunatamente, per tutto il tempo della sua esistenza, l’umanità ha creato non solo cose belle. E purtroppo oggi nel mio paese si sentono spari ed esplosioni. Ma l’Ucraina sicuramente vincerà questa guerra. Vincerà insieme al mondo libero. Vincerà grazie alla voce della libertà, della democrazia e, certamente, della cultura.

Volodymyr Zelensky
Volodymyr Zelensky

Pronuncerà diverse volte la parola vittoria, Zelensky per bocca di Amadeus per una lettura che dura giusto tre minuti. Poi tocca alla band degli Antytila ribadire che «l’Ucraina vincerà».

LE POLEMICHE POLITICHE. L’edizione numero 73 del Festival di Sanremo chiude tornando ai risultati bulgari degli anni Ottanta, con 66,5% di share e più di 11 milioni di spettatori, sfiorando picchi del 70%. Ma l’eclatante trionfo d’ascolti non evita ai vertici Rai di uscire dall’occhio del ciclone della politica che, in ogni modo, ha tentato di influenzare, orientare e imbavagliare la narrazione della manifestazione. Le trasgressioni sessuali di alcuni cantanti (leggi Rosa Chemical), l’intervento di Benigni sulla Costituzione, le esternazioni e gli attacchi di Fedez, non ultimo la richiesta al governo di legalizzare la cannabis, la presenza di Paola Egonu, fino al controverso intervento di Zelenski e perfino la presenza di Mattarella all’Ariston (non concordata con il cda Rai), hanno infastidito i nuovi detentori del potere. E, adesso, da più parti si chiede un cambio ai vertici di Viale Mazzini. Compreso quel Gianmarco Mazzi, oggi sottosegretario alla Cultura, ma agli inizi del Duemila fra i direttori artistici di Sanremo. A buon intenditore poche parole.

Sanremo fa gola. Molti, imprenditori e politici, vorrebbero mettere le mani su una manifestazione che in una settimana assicura introiti per 50 milioni e oltre il 60% di share televisivo. L’unica trasmissione generalista in crescita, che registra un rinnovamento del proprio pubblico, creando solide basi per il futuro. Oggi è il Festival, piuttosto che i talent, il sogno di moltissimi cantanti in erba. Il merito di Amadeus, confermato anche per la prossima edizione, è proprio quello di aver reso trans-generazionale un minestrone nazional-popolare. Il rovescio della medaglia è che l’operazione comporta concessioni ai social e agli streaming, a discapito della qualità.

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