Storia

Roy Paci, un Don Chisciotte contro le ciminiere

Il musicista siciliano è fra i tre direttori artistici dell’Uno Maggio libero e pensante di Taranto che quest’anno festeggia la decima edizione con un cast di nomi eccellenti. «Sono nato e cresciuto nel triangolo della morte di Priolo, Melilli e Augusta e sin da ragazzo ho combattuto contro situazioni come quelle che si vivono nella Città dei due mari». «Io spero che questo palco si trasformi in un emettitore di onde che si possano propagare in ogni angolo d’Italia e non solo. Che possano arrivare in tutte le altre parti del mondo in cui esistono situazioni simili alle nostre»

Una vita all’insegna dell’impegno, sia musicale sia sociale, quella di Roy Paci, trombettista formatosi alla “università della calle”, la scuola della strada, come dicevano i vecchi cubani del Buena Vista Social Club. Negli anni Ottanta, quando Rosario aveva poco più di 10 anni, suonava nella banda di Augusta. Nei Novanta nella big Band di Stato dell’Argentina, con i gruppi di Cumbia e musica popolar do Brasil. Poi si è fermato nelle isole Canarie e infine in Senegal, suonando con musicisti di strada e griot senegalesi come Baaba Maal. Si è unito alla Radio Bemba Sound System di Manu Chau. Infine, tornato in patria, ha formato la sua banda, Ionica, originale formazione che ha inciso le musiche per banda che nel Sud Italia accompagnano le processioni della Settimana Santa. Poi ha fatto ballare mezza Europa con la banda di gangster e soulmen degli Aretuska. Quarantadue anni dopo, con quella tromba in mano ha suonato su palchi prestigiosi, ha girato il mondo, è arrivato al successo, ha fatto teatro, televisione e cinema (Nastro d’argento per le musiche del film La febbre di Alessandro D’Alatri), ha otto dischi sulle spalle a suo nome e innumerevoli collaborazioni, ha una etichetta discografica ed è un richiestissimo produttore.

Il successo, tuttavia, non gli ha fatto mai venire meno l’esigenza di affrontare grandi o piccole battaglie contro le ingiustizie e di dare una mano alla crescita di musicisti emergenti. Non ultimo Antonio Diodato, con il quale è salito anche sul palco dell’Ariston nel Sanremo 2018 con la canzone Adesso. E con l’amico tarantino si ritrova sulle stesse barricate per portare avanti l’impegno preso con la Città dei due mari dieci anni fa con il Concertone dell’Uno Maggio. Un palco dal quale lanciare un grido di protesta e di aiuto per la gente e il territorio minacciato dai fumi dell’Ilva e di altre industrie. 

Da sinistra, Roy Paci, Antonio Diodato e Michele Riondino, i tre direttori artistici dell’Uno Maggio di Taranto

«Come ben sai io arrivo da un altro triangolo maledetto della morte, che è quello di Priolo, Augusta e Melilli, e queste tematiche, queste situazioni veramente aberranti le ho vissute da quando avevo 12 anni cioè negli anni tra la fine dei Settanta e gli Ottanta», commenta Roy Paci, il don Chisciotte che combatte contro le ciminiere che seminano smog e morte. «Dire che le cose non cambiano mai, soprattutto quando c’è, e mi dispiace dirlo, anche una dose un po’ eccessiva di ignoranza da parte del cittadino non è qualcosa che aiuta questo meccanismo virtuoso che noi stiamo auspicando da sempre in tutte le varie manifestazioni, non solo quelle di Taranto, ma in tutti i vari luoghi dove si consumano dei fatti così pesanti nei confronti dell’essere umano no. Sarebbe necessario che tutti gli apparati istituzionali, dalla scuola alla politica, viaggiassero nella stessa direzione. Invece, abbiamo avuto contro la politica, i sindacati, talvolta persino i cittadini, ed è una cosa che veramente sfiora il paradosso. Noi siamo in una situazione paradossale: stiamo facendo del bene attraverso le armi più belle che esistono al mondo – la voce, la parola e la musica – e ti ritrovi addosso una montagna di merda da spalare. Perché viviamo in una sorta di normale anormalità: cioè per il tarantino è normale dover decidere tra salute e lavoro. Però, come diceva Impastato, noi la montagna di merda la portiamo a terra. Così ogni anno facciamo in modo che il faro dell’Uno Maggio di Taranto si trasformi in un emettitore di onde che si possono propagare in ogni angolo d’Italia e non solo. Che possano arrivare in tutte le altre parti del mondo in cui esistono situazioni simili alle nostre».

La musica, in particolare il rock, sin dai suoi inizi, ha camminato parallelo alle campagne per la difesa dei diritti civili e sociali o si è intestato importanti battaglie, da quella contro il Vietnam alla fame nel mondo. Ha perfino pensato di poter cambiare il mondo. Un impegno che, con il passare del tempo, è andato via via scemando. Roy Paci e gli altri due animatori dell’appuntamento di Taranto, Michele Riondino e Antonio Diodato, al contrario, continuano a crederci.

«Penso a musicisti che si sono dati alla politica, come Gilberto Gil in Brasile o Fela Kuti in Nigeria, e che hanno fatto molto di più dei politici di mestiere», spiega Roy Paci, il cui simbolo una volta era una tromba a forma di mitragliatrice. «La musica, attraverso il palcoscenico di Taranto e i tanti palchi in giro per l’Italia, può diventare un’arma veramente difficile da contrastare. Se ancora siamo qui Taranto e se ancora ci rendiamo conto che questa iniziativa sta diventando sempre più grande, vuol dire che la musica ha avuto un ruolo importante: è stato un ingrediente fondamentale per la veicolazione di questo messaggio che abbiamo voluto mandare».

L’Uno Maggio libero e pensante di Taranto mette al centro della decima edizione la parola d’ordine “libertà” e non rinnega la sua natura di impegno e resilienza. «Siamo un’occasione per il Pd, per un nuovo sindacalismo, una nuova sinistra italiana: finché ci vedranno come quattro scappati di casa che se la cantano e se la suonano, non avremo voce né rappresentanza», dichiara Riondino. Al quale fa eco Diodato: «Taranto resta un palco libero, che ormai rappresenta un Paese intero e l’intenzione di tracciare una strada alternativa, quella dei diritti umani, del lavoro, di una vita in equilibrio con il pianeta che ci circonda».

Il cast di quest’anno, tutte adesioni a titolo gratuito, è composto da Samuele Bersani, Vasco Brondi, Vinicio Capossela, Tonino Carotone, Luca De Gennaro, Niccolò Fabi, Nino Frassica e la Los Plaggers Band, Gemitaiz, Fido Guido, Kento, La rappresentante di lista, Marlene Kuntz, Mezzosangue, Meg, Francesca Michielin, Studio Murena, Omini, Willie Peyote, Ron, Renzo Rubino, Terraros, Venerus. Insieme a loro anche due presenze speciali: il giovane attore e musicista Carlo Amleto e la Uno Maggio Orchestra, una band creata per l’occasione, composta da musicisti straordinari che interagiranno con molti degli artisti sul palco.

Una line-up qualitativamente superiore a quella del concertone romano, che è dovuto ricorrere in extremis a Ligabue ed Emma per migliorare l’appeal. «Un risultato che abbiamo conquistato attraverso la coerenza che abbiamo avuto sin dall’inizio», sottolinea Roy Paci. 

Il palco del concertone di Taranto

L’evento, autofinanziato con la vendita di magliette e bottiglie di vino e il supporto di alcuni sponsor privati che hanno aderito al documento politico del Comitato, si terrà come di consueto nel parco archeologico delle mura greche, ma in un’area diversa da quella dello scorso anno. Sarà possibile vederlo lunedì Primo maggio su Pluto TV – il servizio digitale FAST (Free Ad-Supported Television) completamente gratuito di Paramount – che dalle 14.00 sul canale VH1+ seguirà in diretta il concerto. Dalle 20:45 la manifestazione sarà live anche su VH1 (canale lineare Paramount visibile sul 715 di Sky e 167 del digitale terrestre). Online sarà trasmesso dal corriere.it.

«Ma i momenti più belli e divertenti sono le jam nel backstage», sorride Roy Paci. «Abbiamo messo i camerini tutti vicini senza steccati uno dall’altro in modo tale che gli artisti possano anche condividere momenti in una situazione come questa dove non c’è assolutamente alcun tipo di interesse eccomico, ma solo il desiderio di condivisione. Alcune di questa jam possono svilupparsi sul palco, come quando Gianni Morandi mi chiamò, dicendomi. “Dai vieni anche tu a fare una strofa”. E poi sale uno sale un altro e diventa una mega-jam improvvisata. E questo è stato sempre il momento più bello dell’intera manifestazione».

Le previsioni annunciano maltempo, ma anche con la pioggia il concertone si farà. Il via libera è arrivato dalla commissione tecnica della prefettura. Citando il fondatore del movimento scout Baden Powell, Michele Riondino ha commentato: «Non esiste buono o cattivo tempo, esiste buono o cattivo equipaggiamento. Tutti i migliori concerti comunque sono stati svolti sotto la pioggia». Come si suol dire, concerto bagnato concerto fortunato.

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