Disco

Paolo Benvegnù, suoni e poesia in “Solo fiori”

Il cantautore, che sarà fra gli ospiti del concerto del Primo Maggio a Roma, presenta l’EP appena uscito. Cinque canzoni sull’amore: dalla negazione in “Italia pornografica” al potere salvifico in “Non esiste altro” in duetto con Malika Ayane
La copertina dell’EP

Dai tempi degli Scisma, sul finire dei Settanta, alla carriera solistica condotta all’ombra dell’indie più underground e di nicchia, Paolo Benvegnù ha sempre usato la penna con grande acume. Con Solo Fiori, un Ep tra suoni e poesia, torna in una veste quasi classica: cinque canzoni che raccontano come l’amare senza soluzione sia un gesto sovversivo, rivoluzionario, antistorico, meravigliosamente arcaico ma anche modernissimo. Cinque canzoni dalle strutture semplici, dirette, lineari, magistralmente orchestrate e costruite proprio per arrivare dritto al cuore.

«Questa volta le mie canzoni arrivano dal pianeta terra, nonostante io abbia spesso cercato invece di rappresentare scenari inusuali», racconta il cantautore cinquantottenne di Milano. «Parlo del quotidiano, con piccole-grandi considerazioni legate alla densità del sentimento amoroso, di per sé rivoluzionario e che niente ha a che vedere con la ragione». 

Italia PornograficaOur Love Song27-12Tulipani e Non esiste altro sono i titoli dei cinque racconti che compongono Solo Fiori. Si comincia dalla negazione dell’amore, con una fotografia “a luci rosse” del Belpaese, neomelodico, melodrammatico, un po’ razzista, un brano che sembra collegarsi con Piccola pornografia urbana dell’album Earth Hotel del 2014, per finire nell’affermazione del potere salvifico dell’amore con Non esiste altro, il singolo che ha anticipato l’arrivo dell’Ep nel quale c’è la voce di Malika Ayane. 

«Per una volta nella vita ho provato ad essere sfacciato», sorride Benvegnù. «Così le ho chiesto di ascoltare una canzone sulla quale avevo pensato che la sua voce sarebbe stata perfetta. Incredibilmente le è piaciuta e l’ha poi cantata in modo sublime. Forse è un sogno e non mi sono ancora svegliato». La canzone racconta un risveglio e una rinascita quotidiana. La volontà di combaciarsi degli amanti e le difficoltà del quotidiano, nell’impossibilità di trovare un proprio posto nel mondo. «Per molti la vita è realtà e per altri un’illusione», ragiona Benvegnù. «Rimangono gli istanti da trattenere e le piccole cose imprendibili, inscindibili. Come nell’Orlando furioso, tutto si insegue senza trovarsi mai».

Il suo approccio al tema dell’amore è delicato, lontano dai condizionamenti e votato a una semplicità sovversiva, fatta per avvicinare con le parole, i gesti. Niente finali preconfezionati. Niente storie già scritte e da replicare all’infinito, per conservare l’apparenza. «È l’amore visto con approccio infantile e lontano dal grande e continuo rumore di fondo dal quale siamo condizionati», spiega. «L’unica cosa che penso sia veramente essenziale per l’essere umano è il capire la semplicità del pensiero, per ritrovarsi, in un mondo così veloce e complesso».

Le cinque canzoni, insieme a molte altre pescate da una carriera solista ventennale, iniziata dopo l’esperienza con gli Scisma, saranno anche protagoniste di due speciali appuntamenti dal vivo. Benvegnù, con la sua band, il 6 maggio salirà sul palco dell’Auditorium Parco della Musica a Roma e l’8 maggio a Milano, alla Santeria Toscana 31. L’artista sarà anche al concerto del Primo Maggio a Roma. «L’Ep indugia sul gesto del porgere all’altro, nonostante le asperità e le difficoltà del tempo e delle relazioni. Anche solo una piccola intuizione quotidiana, non finalizzata, senza alcuna pretesa di riconoscimento. Come donare un fiore».

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