L’appuntamento tradizionale del Primo Maggio in piazza San Giovanni è ormai specchio dell’attuale sinistra: si è “sanremizzato” all’inseguimento del consenso. Lo spirito che animava le prime edizioni si rintraccia in quello alternativo, «libero e pensante», che si svolge nella Città dei due mari con un cast di “cani sciolti”, voci controcorrente, cantautori doc, rapper acidi e cattivi, emergenti e vecchie conoscenze
L’Uno Maggio 2023 sarà sfida fra “concertoni”. Da una parte, quello che si tiene da oltre trent’anni in piazza San Giovanni a Roma, voluto e organizzato da Cgil, Cisl e Uil e targato Rai. Dall’altra quello alternativo che da dieci anni si svolge all’ombra delle ciminiere dell’Ilva di Taranto.
Se il primo, quello dei sindacati, è ormai lo specchio dell’attuale sinistra ufficiale (leggi PD), che ha dimenticato le sue origini e, a forza di spostarsi verso un fantomatico centro, si è imborghesita, inseguendo le mode, i social, i cinquestelle, il narcisismo televisivo. Il secondo, pian pianino, posizionandosi in un’area ribelle e anticonformista, dicendo qualcosa di sinistra, come invocava Nanni Moretti, sta conquistando consensi e pubblico.
Il Primo maggio romano si è sanremizzato, perdendo le sue caratteristiche alternative e radicali, se non militanti. Basti dare uno sguardo al cast dell’edizione 2023: Ariete, Coma_Cose, Mr Rain, Tananai, Carl Brave, Fulminacci, Giuse The Lizia, Aiello, Rose Villain, Francesco Gabbani, Rocco Hunt, Mara Sattei, Levante. Prevista anche la presenza di Matteo Paolillo, l’attore della serie tv Mare Fuori e co-autore della sigla, già disco d’oro, O mar for. Unico reduce della prima edizione del 1990 Piero Pelù, rocker un po’ scoppiato che da un po’ di tempo non disdegna di frequentare il palco dell’Ariston. Un evento “marchiato” Rai, che evita presenze “scomode”. Scomparsi i Modena City Ramblers, Elio e le Storie Tese, i vecchi cantautori, le voci folk, l’indie rock e gli artisti internazionali. Proprio come nei Festival di Amadeus.
Se vogliamo trovare lo spirito che animava le prime edizioni, vetrina di una musica alternativa, dobbiamo rivolgere l’attenzione e l’orecchio a un altro concertone. Quello che si terrà a Taranto. E che vedrà alternarsi sul palco allestito nel parco archeologico delle Mura Greche “cani sciolti”, voci controcorrente, cantautori doc, rapper acidi e cattivi, emergenti e vecchie conoscenze. Questi i nomi: Francesca Michielin, Marlene Kuntz, Samuele Bersani, Vinicio Capossela, Ron, La Rappresentante di Lista, Gemitaiz, Carlo Amleto, Fido Guido, Luca De Gennaro, Meg, Mezzosangue, Niccolò Fabi, Nino Frassica con la band, Omini, Vasco Brondi, Vinicio Capossela, Studio Murena, Willie Peyote, Renzo Rubino, Kento, Terraross e Venerus. E, perfino un ospite straniero: il cantautore spagnolo Tonino Carotone, per il quale è sempre un mondo difficile.
Sul palco di Taranto, ad accompagnare tutti i protagonisti, la Uno Maggio Orchestra, una band creata ad hoc formata da Roberto Angelini alle chitarre, Fabio Rondanini alla batteria, Gabriele Lazzarotti al basso, Adriano Viterbini alle chitarre, Andrea «Fish» Pesce, alle tastiere, Rodrigo D’Erasmo al violino, Beppe Scardino al sax baritono/flauto, Stefano «Piri» Colosimo alla tromba/flicorno.
D’altronde se l’Uno Maggio di Taranto può essere «libero e pensante» e può mettere al centro della decima edizione la parola d’ordine «libertà», quello che si svolge a Roma non può farlo, succube delle regole Rai. Che lo trasmette in diretta su Rai 3 (dalle ore 15.15 alle 00.15 con una pausa dalle 19.00 alle 20.00 per le edizioni dei Telegiornali), Rai Radio 2, RaiPlay e Rai Italia. E che pone regole, seleziona gli ospiti e decide i conduttori. Confermata l’anodina Ambra Angiolini, alla sua quinta volta, al cui fianco arriva il “solito idiota” Fabrizio Biggio entrato alla corte di Fiorello.
Valentina Correani, Martina Martorano, Valentina Petrini, Serena Tarabini e Andrea Rivera sono invece i conduttori dell’Uno Maggio tarantino, dove le esibizioni musicali si intrecceranno ancora una volta con la voce degli attivisti, dei lavoratori dell’ex Ilva in amministrazione straordinaria, della comunità di Cutro, dei giovani di Fridays for future, alternando le note alle vertenze del lavoro e dell’ambiente, raccontano i direttori artistici Michele Riondino, Antonio Diodato e Roy Paci. «Taranto resta per la politica italiana l’unico luogo in cui il cittadino, chi vota, ha la possibilità di contarsi», commenta Riondino. «Il fallimento delle politiche di sinistra sta nel fatto che ormai ci contiamo in pochi, ma questo non vuol dire che non esistiamo, vuol dire che Taranto deve esistere, è una metafora della necessità di essere presenti». E ancora: «Il Pd ha sfornato non so quanti decreti salva-Ilva: siamo un’occasione per il Pd, per un nuovo sindacalismo, una nuova sinistra italiana: finché ci vedranno come quattro scappati di casa che se la cantano e se la suonano, non avremo voce né rappresentanza».
Riondino ha poi ricordato che «tutti gli artisti di questa edizione 2023 sono ospiti a titolo completamente gratuito per sostenere la causa del lavoro. I temi che affrontiamo ancora una volta su questo palco non riguardano solo Taranto. Basta rileggere le dichiarazioni di politici, industriali e sindacalisti di dieci anni fa a proposito di questa città, per capire che nulla è cambiato. Taranto è il simbolo del fallimento politico di questo Paese». Il concerto sarà trasmesso in diretta da corriere.it, media partner dell’evento.