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Robby Krieger: la mia verità su Jim Morrison

La copertina del libro
L’ex chitarrista dei Doors pubblica un libro di memorie con il quale smentisce alcuni leggendari episodi, primo fra tutti il famigerato concerto a Miami nel 1969 che avrebbe pesato sulla carriera del gruppo. «Molte bugie anche nel film di Oliver Stone»

L’episodio più famigerato nella storia dei Doors non è mai accaduto, parola del chitarrista Robby Krieger che quella sera era sul palco insieme a Jim Morrison, Ray Manzarek e John Densmore. L’uomo tranquillo dei Doors, il compositore di classici come Light My Fire, lo racconta nel libro di memorie Set the night on fire. Vivere, morire e suonare con i Doors.

Cos’era successo a Miami? Si disse che Morrison si fosse aperto la cerniera della patta durante il concerto e avesse simulato la masturbazione; poi si sarebbe avvicinato al chitarrista, per inginocchiarsi e mimare una fellatio. Oggi quel chitarrista, Robby Krieger, dichiara: «Semplicemente, non è successo niente di tutto ciò». Insomma, una fake new. Una bufala che però ha pesato sulla carriera dei Doors. Dopo l’episodio di Miami, avvenuto nel 1969, quindici dei loro concerti furono cancellati, smisero di guadagnare un milione di dollari, le loro canzoni furono bandite da molte radio americane e Jim Morrison, il loro leader, fu condannato a sei mesi di prigione, che schivò con il pagamento di una cauzione di 50mila dollari. La sua carriera è stata segnata da allora, e la band non si è più ripresa.

Krieger, che oggi ha 76 anni, nel suo libro ricostruisce senza tante cerimonie la personalità di Jim Morrison, nega le storie sui Doors (alcune delle quali apparse nel film di Oliver Stone, The Doors), confessa il suo amore per l’eroina, analizza l’aspra lotta nei tribunali dei tre membri del gruppo per i diritti del nome dopo la morte del cantante e dettaglia la storia di una band essenziale per costruire la mitologia del rock and roll. E lo fa con continue pennellate di ironia.

Il chitarrista californiano è stato l’ultimo a unirsi ai Doors, mesi dopo che Jim Morrison (voce) e Ray Manzarek (tastiere) avevano formato la band a Los Angeles, alla quale si è poi unito anche John Densmore (batteria). «All’inizio non mi piaceva per niente. Poi ho capito che erano così diversi da qualsiasi altra cosa che era difficile adattarsi al loro stile», racconta Krieger, arrivato in tempo per registrare e partecipare alla composizione del primo album, The Doors (1967).

Non c’era niente di simile in quella Summer of Love del 1967: una band che sfruttava la teatralità nella messa in scena, con un volo poetico nei testi di Morrison, incline all’improvvisazione ereditata dal jazz e con tre grandi strumentisti e un vocalist magnetico. E senza basso nelle loro esibizioni live: i suoni bassi li faceva Manzarek con il suo organo. Un gruppo condizionato dal comportamento tempestoso del suo cantante.

«Quando io e Jim scrivevamo canzoni insieme a casa dei miei genitori, è stato un momento meraviglioso, indimenticabile. Abbiamo sperimentato con l’LSD e non ci sono stati problemi. Ma poi Jim ha iniziato a bere e siamo entrati in una situazione pazzesca», spiega in una intervista al quotidiano spagnolo El Pais. Per la maggior parte del tempo, Krieger, Manzarek e Densmore hanno dovuto tenere a bada il loro leader. Metterlo a letto, svegliarlo. «Se era sobrio era la persona più gentile del mondo. Il problema era quando beveva, e beveva molto. Si stava trasformando. Era il ragazzo più pazzo che abbia mai incontrato, senza dubbio», ricorda Krieger che, quando stavano sul palco, era quasi sempre posizionato alla sinistra del cantante. Quindi era consapevole del comportamento imprevedibile del cantante, spesso violento, causato dall’effetto dell’alcol. Le esibizioni dei Doors diventarono una calamita per le risse. Gli spettatori si erano abituati a strappare i sedili e lanciarli sul palco, ci sono state invasioni di palco promosse dallo stesso Morrison e molte volte la polizia è salita sul palco per fermare il concerto e far arrestare qualcuno.

La polizia sul palco dei Doors

Ma quel primo marzo 1969 a Miami non ci fu nemmeno il lancio di una sedia perché i promotori le avevano tolte. «In effetti, abbiamo salutato la polizia con assoluta calma. Jim ha detto qualche “vaffanculo” dal palco, come in tutti i concerti. Ma tutto era più o meno normale. E all’improvviso abbiamo fatto notizia sui giornali», racconta Krieger. È stato emesso un mandato di perquisizione per Morrison. È stato accusato di esibizione indecente e uso di un linguaggio offensivo in pubblico. Il cantante si è consegnato alla polizia. «Il processo che seguì ci ha perseguitato per tutta la nostra carriera. Per la prima volta Jim subì le conseguenze delle sue azioni. E, per di più, è stata l’unica volta in cui le conseguenze sono state del tutto ingiuste», ritiene il chitarrista.

La macchina della verità di Krieger colpisce poi il film di Oliver Stone del 1991 The Doors, con protagonista Val Kilmer. Afferma che Stone presenta un Morrison ubriaco e arrogante. «Non dico che non beveva e che a volte non era insopportabile, ma non andava tutto il giorno con una bottiglia in mano. Era una persona timida e divertente. E quando superava il limite, il giorno successivo si sarebbe sentito male. Aveva un carattere che ti faceva sentire il suo migliore amico». Altre bugie: il cantante appare nel film come un donnaiolo, ma la sua ragazza, Pamela Courson, era altrettanto «cavalcata dagli uomini», afferma il chitarrista. Né il pubblico ballava nudo e accendeva falò ai concerti dei Doors, anche se il regista lo ha mostrato in questo modo. Riassume Krieger: «Il film è riuscito a far risorgere l’interesse del pubblico per il gruppo, ma ha anche alienato molti potenziali fan perché vedevano Jim come un idiota ubriaco e superficiale. E non è stato così».

I Doors negli anni Sessanta, da sinistra: Jim Morrison, John Densmore, Ray Manzarek e Robby Krieger

Un’altra storia che ha Krieger contesta è quella che Morrison si sarebbe ritirato con la sua ragazza a Parigi perché era disincantato dalla musica e voleva dedicarsi alla poesia. «Lui si sentiva realizzato sul palco. Anche a Parigi non ha resistito a partecipare a concerti con un gruppo locale. Jim aveva i suoi demoni, ma li esorcizzava sul palco».

Nel finale il libro lascia di stucco. È quando l’autore confessa la sua felicità per la morte del cantante. «Beh, felicità non è la parola giusta. direi sollievo. È come se finalmente avesse ottenuto quello che voleva. Jim ha sempre parlato di sapere cosa è successo dopo la morte. E penso davvero che fosse quello che voleva. Quindi sono stato sollevato per lui», spiega.

Robby Krieger oggi a 76 anni

Jim Morrison morì il 3 luglio 1971 a Parigi all’età di 27 anni mentre era con la sua ragazza, Pamela Courson. Il rapporto ufficiale disse che la causa era un infarto, ma ci sono sempre stati sospetti che si trattasse di un’overdose di eroina: non fu fatta l’autopsia. Molti fan dei Doors non perdonano ai tre di aver continuato dopo la scomparsa del leader. Hanno pubblicato due album con le voci di Krieger e Manzarek. «Oggi sembra una decisione ridicola, ma allora aveva una certa logica. Non avevamo scelta: non sapevamo fare altro e avevamo firmato un contratto per pubblicare altri due album. Ci sono alcune canzoni di quei lavori (Other Voices, 1971, e Full Circle, 1972) di cui sono orgoglioso. Avremmo comunque dovuto ingaggiare un cantante, ma ci sarebbero saltati addosso anche loro: sostituire Jim Morrison, come hanno potuto farlo!». 

Anni dopo cercarono un cantante, Ian Astbury, dei The Cult, ma a quel tempo, nei primi anni 2000, non potevano più chiamarsi The Doors perché il batterista John Densmore non voleva partecipare e li portò in tribunale. Ha vinto e Manzarek e Krieger sono stati in tour con nomi come The Doors of the 21st Century. 

Pamela Courson morì di overdose nel 1974, anche lei all’età di 27 anni. Krieger, nonostante abbia combattuto contro la dipendenza, il cancro e i denti malati, continua a suonare nei club quasi ogni settimana. Nei prossimi mesi pubblicherà due album con la Robby Krieger Band, uno di reggae e l’altro di jazz. 

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