Disco

Quando i R.E.M. rimasero in tre

– Esce la ristampa rimasterizzata di “Up” a 25 anni dalla pubblicazione. La band era stata lasciata da Bill Berry, costretto a ritirarsi a causa dell’aneurisma che lo aveva colpito nel 1995
– È un album elettronico e cupo, molto controverso, che divise i fan. «Mi aspettavo che la gente fosse scioccata e sorpresa», commenta il bassista Mike Mills. «Per noi si è trattato di una ri-partenza»
– «Ma proprio questi sentimenti così tetri, così forti, sono stati la molla che ci ha riportato alla vita», confessa Michael Stipe riferendosi al successivo “Reveals”

Venticinque anni fa usciva Up, un album dei R.E.M. che non sembrava un tipico lavoro della band di Athens. L’undicesima produzione di Michael Stipe & soci, pubblicata nell’autunno del 1998, era una collezione curiosa e stimolante che divideva fan e critici, ma rivelava aspetti interessanti ad ogni ascolto. Una ristampa appena rimasterizzata offre la possibilità di rivalutare quel lavoro. 

Up raggiunse la posizione numero 3 della Billboard Top 200 e fu certificato oro, mentre il singolo Daysleeper è stato un successo radiofonico. Un altro singolo, Lotus, si fermò al numero 31 delle classifiche. Nelle note di copertina per la ristampa dell’anniversario, il giornalista Josh Modell lo definisce «il bellissimo ma incompreso, complesso ma trascurato, difficile ma incredibilmente gratificante figliastro dai capelli rossi del catalogo R.E.M.».

Up è stato registrato in un momento molto travagliato per il gruppo ridotto in tre: il bassista Mike Mills, il cantante Michael Stipe e il chitarrista Peter Buck erano stati abbandonati dal batterista e co-fondatore Bill Berry, costretto a ritirarsi a causa dell’aneurisma che lo aveva colpito nel 1995 durante il Monster Tour. «Per noi era un nuovo inizio», ha detto Mills in una intervista all’Associated Press. «Non c’erano progetti, non c’erano tabelle di marcia». 

L’impegnativa Airportman, una cicatrice elettronica apriva un album pessimista, ricco di canzoni che si arricciano in distorsione statica o sonora alla fine. L’ultima canzone, Falls to Climb parla di una lapidazione, un peccato di un addio. Up si basava principalmente su drum machine, loop e sintetizzatori, creando momenti onirici simili ai Radiohead, sperimentando anche suoni e distorsioni. 

Da sinistra: Mike Mills, Michael Stipe, and Peter Buck nel 1998

«Peter aveva già comprato un sacco di tastiere, tastiere vintage e vecchie drum machine, e avremmo comunque fatto qualcosa come questo disco. Stavamo un po’ armeggiando per trovare la nostra strada e fondamentalmente abbiamo cancellato tutte le regole. Abbiamo detto che qualunque metodo avessimo usato sarebbe stato valido», prosegue Mills. «Era un album destinato ad essere stridente. A quel punto eravamo una band completamente diversa. E così abbiamo deciso di fare un disco completamente diverso. Penso che ci siano alcuni momenti davvero belli. Altri molto potenti».

Alcuni critici hanno definito l’album «una delle opere più belle e incantevoli nel lavoro di due decenni del gruppo rivoluzionario». Ma Pitchfork era impassato, scrivendo di un «disco lontano e impersonale». Altri hanno detto che c’era bisogno di tempo per digerirlo: «Anche se più scuro di qualsiasi disco R.E.M. fino ad oggi, Up premierà chi presterà più ascolti». Secondo Stereogum, l’album è «uno dei documenti più imperfetti e affascinanti della musica dei R.E.M.».

«Mi aspettavo che la gente fosse scioccata e sorpresa», ha reagito Mills. «Ma la verità è che i nostri fan sanno aspettarsi queste svolte da noi. Sanno che abbiamo cercato di non ripeterci. Non volevamo fare lo stesso disco due volte. Questa è stata una ri-partenza molto radicale».

La ripartenza, invece, arriverà tre anni dopo con Reveal, album capolavoro, se non “il” capolavoro dei R.E.M.. Un disco che arriva come un respiro di sollievo dopo il pessimismo di Up. Canzoni che rinfrescano come una brezza fresca in una torrida giornata estiva. Dall’Inferno a Bacharach, dall’inverno ai Beach Boys. «Un senso di soffocamento, quasi di morte, ci aveva preso dopo Up», confessò Michael Stipe in una intervista. «La musica ci avviluppava la gola, eravamo in piena paranoia, avevamo quasi paura di uscire la sera… Ma proprio questi sentimenti così tetri, così forti, sono stati la molla che ci ha riportato alla vita».

Up esce in un’edizione deluxe di 2 CD e include anche il set inedito della band da un’apparizione ospite nella serie tv Party of Five, che include Man on the MoonLosing My Religion e It’s the End of the World as We Know It (and I Feel Fine).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *