Il musicista americano pubblica un album in cui fa incontrare i My Bloody Valentine con Prince, alt-rock e r&b. Grandi idee non portate a compimento in “V” dell’ Unknown Mortal Orchestra. Folk, death metal, krautrock e ambient nel suono dei dublinesi Lankum
Yves Tumor – Praise a Lord Who Chews but Does Not Consume (or Simply, Hot Between Worlds) – Voto: 7,5
Yves Tumor ha iniziato la carriera partendo dal basso, dal noise e dall’avanguardia, ma fin dall’inizio era palpabile il suo desiderio di raggiungere palchi più grandi: «Voglio solo fare successi!», esclamò con una risata nel 2017. Da quando ha firmato per Warp, Yves Tumor è cresciuto così rapidamente che a volte sembra che la sua stessa musica stesse correndo per contenere le sue ambizioni. Safe in the Hands of Love, oscuramente sensuale, del 2018 ha lasciato il posto alla teatralità del dio del sesso di Heaven to a Tortured Mind del 2020, l’unica vera costante è stata la devozione quasi religiosa di Tumor alle possibilità di registrazione, per l’attenta collocazione di suoni perfetti.
Con Praise a Lord Who Chews but Does Not Consume (or Simply, Hot Between Worlds), Tumor raggiunge un punto di svolta. Fa salire a bordo Noah Goldstein, un ex ingegnere di Kanye che ha lavorato a My Beautiful Dark Twisted Fantasy, insieme ad Alan Moulder, uno dei più celebri architetti di suoni di chitarra nella storia del rock. Insieme cercano di perseguire una fusione estatica di alt-rock e r&b, cercando il misterioso nesso in cui Lovelessdei My Bloody Valentine incontra Purple Rain. Le chitarre ruggiscono con la propulsione del motore a reazione, minacciando di consumare tutto in mezzo a loro, un chiaro marchio di fabbrica del pioniere dello shoegaze Moulder, mentre la doppia voce di Tumor risuona in un’eco inconfondibile di Prince. In Operator, Tumor lascia persino uscire l’eros doloroso e senza parole – più felino che umano, ugualmente infantile e adulto – che era una delle caratteristiche di Prince.
Innumerevoli band si sono rivolte a Moulder nel corso dei decenni, sperando che un po’ della polvere magica dei suoi famosi dischi shoegaze si depositasse sul loro progetto. Ma solo qualcuno con un’immaginazione brillante, generosa ed espansiva come quella di Tumor può toccare Moulder e fare un disco come questo. Puramente in termini sensoriali, è difficile immaginare che quest’anno vengano pubblicati molti dischi rock dal suono più ricco.
Unknown Mortal Orchestra – V – voto: 5,5
Il frontman Ruban Nielson, meticoloso autore indie rock, è nato in una famiglia di musicisti. Da ragazzo, guardava i suoi genitori suonare nei resort di tutto il Pacifico, consapevole del grottesco dell’industria del turismo e godendosi i piaceri della vita sulle isole, specialmente la sua musica. Dopo l’esuberante vulnerabilità di Multi-Love del 2015 e Sex & Food del 2018, questo V, parzialmente registrato a Hilo, Hawaii, rappresenta il ritorno di Nielson al suo passato, e alla splendida sonorità e alla disinvolta tristezza di un’infanzia trascorsa in paradiso. Ci sono melodie grandi e mature che esplodono con un succo agrodolce e sono probabilmente tra le migliori che Nielson abbia mai scritto. Ma gran parte di questo doppio album si perde nella nebbia del suo stile di produzione, che, nei suoi tentativi di evitare di essere eccessivo, risulta evasivo ed eccessivamente pignolo.
Su V, Nielson ha spesso una grande idea – la melodia brillantemente costruita e il testo piacevolmente stupido di Weekend Run – per poi fermarsi. La instabile bossa nova che dà il via a The Widow sembra offrire possibilità illimitate, ma poi si accontenta di un blando arrangiamento strofa-ritornello-strofa, implorando una traccia vocale. La melodia intricata di Guilty Pleasures, e il modo elegante in cui si risolve in un ritornello oscuro, è quasi cancellata perché sembra suonata su un giradischi con un braccio sbilanciato.
Lankum – False Lankun – Voto: 8
I Lankum hanno alzato l’asticella in modo esponenziale con il loro ultimo album, The Livelong Day, pubblicato nel 2019. Il loro panorama sonoro postapocalittico ha spinto verso universi alternativi, la maggior parte dei quali deliziosamente carichi di sventura e immersi nei più ricchi arrangiamenti crepuscolari. Dopo quattro anni e una pandemia globale, sono tornati con una vendetta, ma questa volta hanno scelto di bilanciare l’oscurità con abbondanti raggi di luce e delicata bellezza.
La voce grezza e senza compromessi di Radie Peat è ancora uno dei migliori biglietti da visita di Lankum. Il primo singolo dell’album, Go Dig My Grave, è una perfetta illustrazione del modo in cui una voce inimitabile può trasformare una canzone folk in una canzone universale. Netta Perseus, una delle due nuove canzoni originali scritte da Darragh Lynch, rivela un’inaspettata parentela con Leonard Cohen, con le sue linee melodiche lineari, ma con una atmosfera più sinistra.
La band ha la tendenza a strappare universi completamente nuovi da melodie tradizionali. Questa raccolta posiziona i Lankum in uno spazio completamente loro: deliziandosi per la miriade di influenze che colorano il loro sound – dal folk inglese e scozzese al tradizionale irlandese, death metal, krautrock e ambient – ma senza mai riunirle in una sola.