Disco

Neil Young: prima, dopo, sempre

– Il nuovo album “Before and After” è composto da 13 tracce suonate come un unico pezzo, senza interruzioni
– Il vecchio cantautore canadese guarda al passato: i  brani coprono sette decenni e sono legati fra loro in modo sorprendente e senza un nesso temporale
– Forse non sarà l’ultima registrazione ufficiale delle sue prolifiche uscite, ma potrebbe essere una dichiarazione musicale finale

A 78 anni, Neil Young non mostra segni di rallentamento. Molto probabilmente perché ha ereditato i geni del padre Scott, giornalista, scrittore sportivo e romanziere dall’inesauribile vena che secondo Wikipedia, ha prodotto 45 libri nella sua vita. Tutte quelle ore. Tutte quelle pagine. Tutto quell’inchiostro. Tutte quelle migliaia e migliaia di parole. Lo scaffale lasciato da Scott Young è impressionante, ma quelli dei collezionisti della produzione di suo figlio lo sono altrettanto. Scaffali su scaffali, scricchiolanti sotto il peso di CD, LP, cofanetti, bootleg ufficiali e illegali.

Un’altra motivazione del suo eccesso di produzione può essere dettata dal fatto che l’artista canadese è incline a spendere i soldi non appena li guadagna. Non è capace di risparmiare, e deve pubblicare tutto subito e andare in tour per evitare di rimanere in rosso. 

E poi ci sono gli “astratti furori”, come li avrebbe chiamati Elio Vittorini. Cosa rende un grande artista diverso da un hobbista o dalla superstar? I veri artisti hanno un desiderio irrefrenabile di fare arte e di trascorrere ogni loro momento di veglia per adempiere a questa missione. Pittori nei loro studi. Scrittori alle loro tastiere. Architetti alle loro tavole da disegno. Musicisti al loro strumento. 

Neil Young ha parlato più volte di voler fare il punto e di sentirsi più vulnerabile dopo l’aneurisma cerebrale che lo ha colpito nel 2005. Tuttavia, la sua carriera non può essere suddivisa in modo ordinato in un periodo pre-aneurisma e un altro post-aneurisma. Il malanno non sembra aver cambiato il suo approccio alla produzione di materiale. Tutt’altro. Ha continuato come sempre.

Quindi, non prendete il suo nuovo lavoro Before and After come un momento di pausa, come un tentativo di tirare un bilancio. Neil Young, solo con la chitarra acustica, suona tredici tracce che coprono sette decenni come un unico pezzo continuo, senza interruzioni, in 48 minuti. I brani sono stati registrati nel tour dal vivo da solista del 2019, ma sono presentati qui come un singolo brano musicale senza applausi del pubblico. La tecnica crea una nuova narrazione, intrecciando canzoni da punti disparati e lontane fra loro nel tempo. Alcune sono attraversate da una nuova luce, mettendo al centro la voce del vecchio Neil con tutta la sua dolorante bellezza. È un’opera di innovazione.

Neil Young sembra più a suo agio nel guardare indietro. I’m the Ocean, originariamente registrata con i Pearl Jam su Mirror Ball nel 1995, è drammaticamente rielaborata e la rimozione delle chitarre elettriche rivela ancor di più la sua bellezza. Tre canzoni dei Buffalo Springfield degli anni Sessanta sono le tracce più antiche, mentre l’album più vicino è Don’t Forget Love di BarnBurned racchiude certamente un’energia diversa rispetto al ventenne Young quando l’ha registrata con i Buffalo Springfield nel 1966. La gente credeva che i suoi testi descrivessero la droga. In realtà si trattava di una delle sue crisi epilettiche. «Non serve scappare, e non c’è più tempo per restare», canta. «… Non c’è più tempo e so che sto perdendo».

Nel mezzo, ci sono canzoni che Young ha registrato per la prima volta con la sua band di lunga data Crazy Horse e alcune selezioni dai suoi album più famosi, come After the Goldrush degli anni Sessanta. La più grande curiosità è If You Got Love, registrata per l’album elettronico del 1982 Trans ma poi esclusa: la dolce melodia si trasferisce perfettamente all’organo a pompa e all’armonica. Altrove, il pianoforte che suona su My Heart e A Dream That Can Last è magicamente fragile e delicato.

Before And After sembra più un’esortazione che un lamento, un appello alla speranza tinta di disperazione. Probabilmente non sarà l’ultima registrazione ufficiale delle prolifiche uscite di Young, ma potrebbe essere una dichiarazione musicale finale appropriata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *