Disco

Miles Davis e John Coltrane, valanga di rarità

Settimo capitolo della Bootleg Series per il trombettista, mentre del sassofonista viene ristampato l’album “Blue Train” arricchito di tutti i brani scartati, di versioni alternative e dei provini in sala di registrazione. Entrambe le uscite corredate da libretti fotografici, interviste e scritti

Miles Davis (trombettista) e John Coltrane (sassofonista) a un certo punto delle loro carriere si incontrano, era il 1956, insieme con loro la ritmica più ambita e ricercata del momento: Red Garland (piano), Paul Chambers (c/basso) e Philly Joe jones (batteria). È, in pratica il primo, storico, quintetto di Miles Davis. Rappresenterà l’avanguardia dell’hard bop, che album dopo album porterà il trombettista di Alton alla scoperta del jazz modale. I due artisti avranno dapprima un rapporto di grande feeling (alquanto strano per uno dal caratteraccio come Davis), poi Coltrane incontrerà l’eroina che creerà non pochi problemi con il suo leader. 

Il sassofonista John William Coltrane (Hamlet, 23 settembre 1926 – New York, 17 luglio 1967)

Nel 1959 Coltrane incrocia il pianista Thelonious Monk ed è anch’esso un incontro fondamentale. Il rapporto con Davis si fa così, difficile, anche sul piano musicale. “Trane“ si sente maturo, ha scritto un capolavoro come Giant Steps, ha acquisito una spiritualità che invece Davis non ha, legato alla materia, alla terra com’è. Davis è ancora alla ricerca di un balance della sua musica, che forse non raggiungerà mai, solo la morte arresterà questa ricerca. Il punto di rottura definitivo arrivò all’indomani di un tour europeo, dove il pubblico si trovò un solista (Coltrane) completamente diverso dagli amati lavori discografici, nello stile del suono. Ora “Trane” suonava furiosamente, con le sue lenzuolate di suoni, sconfinava nell’atonalità. Il pubblico si spaccò in due. A Parigi furono lanciate anche alcune monetine. La critica mainstream stroncò quella tournée. I due giganti non suonarono mai più insieme, ad eccezione di una sola volta. Ognuno si avviò così verso nuovi territori. Da quel momento, se fosse necessario trovare un elemento in comune tra i due, si potrebbe dire soltanto che Coltrane era il jazzista più pagato al mondo dopo Davis.

John Coltrane formerà un quartetto storico (con McCoy Tyner, Jimmy Garrison ed Elvin Jones) che rimarrà una delle pietre miliari del jazz. Con questo quartetto scriverà un capolavoro come A Love Supreme. Approderà in seguito verso gli aspri territori del free jazz con Eric Dolphy ed abbracciando anche i movimenti contro la segregazione razziale. Morirà nel 1967.

Il trombettista Miles Dewey Davis III (Alton, 26 maggio 1926 – Santa Monica, 28 settembre 1991)

Miles Davis incontrerà dapprima Gil Evans, fondamentale nel suo approccio all’altra grande rivoluzione della sua musica il “cool”. In seguito formerà un quintetto, insieme a Wayne Shorter, Herbie Hancock, Ron Carter e Tony Williams che darà ancora una volta un nuovo impulso alla musica jazz, elettrificandola. È l’era dei grandi raduni, Miles Davis parteciperà a quello dell’Isola di Wight e poi alle esibizioni al Fillmore West (San Francisco) e Fillmore East (NYC), veri templi del rock, con il manager Bill Graham. Davis modificò radicalmente il suono del jazz che da allora divenne jazz-funk, aggiunse un distorsore alla tromba, e sferzate di synth suonate da lui stesso, amplificazioni mostruose per il jazz, con bassi profondissimi. Approderà così, alla corte del jazz rock e poi del funk (affascinato dapprima da Sly And Family Stone, James Brown e poi dalla musica di Prince). Naturalmente i “puristi” del jazz lanceranno anatemi su di lui, ma ciò è endemico e si ripete anche ai giorni nostri, contro le novità che alimentano sempre il jazz. Morirà durante la lavorazione di un album addirittura di hip-hop Doo-Woop, nel 1991.

Ma veniamo a queste due novità discografiche.

MILES DAVIS “The Bootleg Series, Vol. 7: That’s What Happened 1982-1985“. È il settimo capitolo di questa apprezzatissima collana di bootleg che abbraccia l’intera carriera del celebre trombettista. Questo cofanetto, in particolare, è composto da materiale inedito (19 alternate/outtakes tracks) dalle session per i suoi ultimi album in studio della Columbia: Star People (1982), prodotto da Teo Macero. È il disco più blues di Miles, che appare in ottima forma per tutto il set. Lo coadiuvano tra gli altri il sax di Bill Evans, le chitarre di Mike Stern e John Scofield, il basso di Marcus Miller con gli arrangiamenti del fido Gil Evans. Un ottimo disco. Decoy (1983), lavoro mediocre, è presente soltanto con due versioni di Freaky Deaky. Qui sono ancora presenti Scofield ed Evans e Al Foster alla batteria, tra gli altri. You’re under Arrest ( 1985) un album discreto, ma tra i più venduti dell’artista. Merito di due tracce pop rivisitate Time after Time di Cyndy Lauper e Human Nature  di Michael Jackson. Due tracce che Miles si porterà in seguito sempre dietro nei suoi concerti. In questo album, l’ultimo per la Columbia (ci sarà molti anni dopo Aura, uscito postumo) è coadiuvato da Bob Berg al sax, John Scofield alla chitarra e si aggiunge anche John McLaughin sempre alla chitarra, con la produzione di George Buttler. Gli inediti presenti, sono sempre tratti dalle session di questo album: What’s Love Got to Do with It rivisitazione di un brano di Tina Turner; Never loved live thisHopscotch (in due versioni) e per finire Theme from Jack Johnson, unica traccia di un precedente album omonimo del 1971, agli albori della sua svolta elettrica, molto rock, qui però in una versione inedita. Sono anche gli album di una, non velata, svolta pop, all’interno del suo sempre più consolidato jazz-funk. Miles sempre attento a ciò che gli succede intorno, intercetta l’era della musica in tv, con Mtv. Inoltre, è incluso un cd live What It Is: Montreal 7/7/83, pubblicato per il Record Store Day. Immancabile il libretto che include interviste con i musicisti e il produttore.

JOHN COLTRANE  “Blue Train: The Complete Masters“(Blue Note 1958). Questo lavoro resta tra i dischi più iconici della venerabile etichetta di Alfred Lion. Coltrane appare in una forma smagliante, ha raggiunto una maturità artistica eccellente, merito anche delle esperienze con Monk e Davis. Ma aggiunge un suo tocco personale all’hard bop ed alle splendide ballad che passeranno alla storia del jazz. L’interplay con i formidabili musicisti del disco è al top: Lee Morgan (tromba); Curtis Fuller (trombone); Kenny Drew (piano); Paul Chambers (c/basso) e Philly Joe Jones (batteria). Marchio saliente di questo album capolavoro resterà la densità sonora degli arrangiamenti dei tre fiati. Questa uscita The Complete Masters include un secondo disco con una copertina apribile che presenta sette take, alternative ed incomplete. Quattro di essi non erano mai stati pubblicati in nessun formato (una falsa partenza e una versione alternativa di Blue Train ed una A Moment’s Notice alternativa più una ripresa incompleta). La versione in doppio vinile include anche un libretto con foto di sessioni mai viste prima di Francis Wolf ed un saggio dell’autrice Ashley Kahn. Entrambe le edizioni sono state prodotte da Joe Harley e masterizzate da Kevin Gray dai master tape analogici originali e stampate su vinile. Blue Train: The Complete Masters è stato anche pubblicato in digitale e come doppio cd.

Due eventi discografici che faranno felici i fan dei due giganti del jazz ma che potranno interessare anche i neofiti per un percorso di avvicinamento alla “migliore” musica jazz.

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