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Sognando a occhi aperti con David Bowie

Lo spirito del Duca Bianco del rock è il protagonista di “Moonage Daydream”, il film di Brett Morgen che si distacca in modo originale dai tradizionali biopic. Nelle sale italiane per tre giorni evento il 26-27-28 settembre

Sono un alligatore, sono un mamma–papà venuto per te / Sono l’invasore spaziale, sarò una puttana del rock’n’roll per te / Tieni chiusa quella bocca, / stai urlando come se ti penetrassero / E io mi sto dannando il cervello per trovare le parole / Tieni la tua telecamera puntata su di me, tesoro / Puntami la tua pistola laser alla testa / Premi la tua faccia spaziale contro la mia, amore / Vai fuori di testa in un sogno ad occhi aperti dell’era lunare

David Bowie by “Moonage Daydream”

Il modo tradizionale di realizzare un documentario su una celebre popstar non più in vita è tessere interviste (con colleghi, giornalisti e celebrità prese a caso, che non hanno niente di meglio da fare) attorno a videoclip della star sul palco e in studio. La storia tende a seguire una sceneggiatura standard: prime sconfitte seguite da trionfo, disastro e redenzione. Film come questo intasano le piattaforme di streaming, soddisfacendo i fan desiderosi e i papà nostalgici.

Il nuovo film di Brett Morgen su David Bowie è qualcosa di diverso. Intitolato Moonage Daydream, piuttosto che una biografia è una seduta spiritica. Invece di arrancare nella cronologia della vita e della carriera di Bowie, Morgen evoca la presenza dell’artista londinese attraverso un collage di filmati di concerti e altro materiale d’archivio, inclusi lungometraggi e video musicali. Ci sono stupende canzoni e, grazie all’abile montaggio, Bowie stesso sembra fornire la narrazione: un effetto spettrale (è morto nel 2016) che risuona con alcune delle sue idee sul tempo, la coscienza e l’universo. Non è tanto il soggetto del film quanto il suo spirito animatore.

«Importa? Mi preoccupo?» chiede all’inizio, meditando sulla caducità dell’esistenza. Per chiunque sia cresciuto seguendo i trsformismi della sua persona e l’evoluzione della sua musica, la risposta, almeno per quanto riguarda il film, è decisamente sì.

Il regista Brett Morgen

Morgen, che ha realizzato documentari sui Chicago Seven, Kurt Cobain, Jane Goodall e sul produttore hollywoodiano Robert Evans, subordina i fatti aridi della storia ai misteri della personalità. Moonage Daydream è interessato a come ci si sente ad essere David Bowie e anche, come corollario, a come ci si sente, specialmente negli anni Settanta e Ottanta, ad essere interessati a lui. Contesto e valutazione — le fonti e le influenze della sua musica; la sua relazione con ciò che stava accadendo nel resto del mondo — sono lasciati allo spettatore per fornire o dedurre. Il lavoro e la presenza dell’artista sono fondamentali.

Per la maggior parte, questo approccio funziona. Anche se Morgen piega e distorce la linea temporale quando gli fa comodo, traccia un arco temporale dai primi anni Settanta agli anni Novanta, iniziando negli anni di Ziggy Stardust e immergendo il pubblico nel carisma ultraterreno di Bowie in quel momento. I suoi capelli arancione brillante, il suo senso della moda brillantemente inventivo, la sua schietta bisessualità e la sua padronanza quasi casuale di idiomi musicali divergenti lo hanno reso un irresistibile enigma per i media e un idolo per i giovani irrequieti e curiosi.

Apparendo sul palco in abiti fluidi e abbigliamento spaziale, ha annullato le convenzioni di genere con disinvolta disinvoltura. Ha cambiato il suo look e il suo sound da un album all’altro, portando i critici a mettere in discussione la sua autenticità e gli intervistatori a interrogarsi sul suo vero io. Quel mistero sembra risolvibile più facilmente ora di quanto avrebbe potuto essere allora, e Moonage Daydream spiega parte del processo di Bowie e molto del suo pensiero. L’effetto combinato della voce fuori campo al presente e delle interviste precedenti è quello di enfatizzare la razionalità di Bowie. Forse più della maggior parte dei suoi coetanei, sembra aver affrontato anche gli eccessi e le trasgressioni con un certo distacco intellettuale, assumendo una prospettiva apollinea su una forma essenzialmente dionisiaca.

La sua infanzia del dopoguerra viene appena sfiorata. È messa in evidenza la freddezza del matrimonio dei suoi genitori e l’influenza del suo fratellastro maggiore, Terry Burns, che ha introdotto il giovane David al jazz, alla letteratura e all’arte moderna.Ma Moonage Daydream, non volendo essere una autobiografia, si distacca dalla vita personale di Bowie. Il suo primo matrimonio, con Angie Barnett, non è affatto menzionato. Il secondo, quello di Iman, segna il passaggio dalla solitudine irrequieta alla mezza età soddisfatta. L’enfasi, sia nella narrazione che nelle immagini, è sul lavoro di Bowie. Le sue spiegazioni sui cambiamenti di stile e genere sono illuminanti e illustrati da astute selezioni musicali. Non si ascoltano tutti i successi, ma si ha un’idea della sua gamma e della sua inventiva e un assaggio di alcune canzoni meno note, come Rock’n’Roll With Me.

Osservando Bowie attraversare le fasi della sua carriera, dall’avanguardia al pop, si intuisce che la sua vita creativa è stata una serie di esperimenti con una impressionante varietà di media. Morgen si sofferma un po’ sulla pittura e sula scultura di Bowie, e sulla sua recitazione, in film come L’uomo che cadde sulla Terra e Furyo, Merry Christmas Mr. Lawrence, e in una produzione di Broadway di The Elephant Man. Bowie era un attore abbastanza bravo, e anche un ballerino eccezionale. La sua devozione al suo lavoro, e il piacere che ha provato nel farlo, sono i temi di Moonage Daydream. È un ritratto dell’artista come un uomo premuroso e fortunato. E forse sorprendentemente, vista la mitologia che circonda tanti suoi contemporanei, felice. Un sogno ad occhi aperti nell’era lunare.

Moonage Daydream sarà in programmazione nelle sale italiane per tre giorni evento il 26-27-28 settembre.

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