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“Maestro”, capolavoro fra note stonate

A causa dello sciopero di Hollywood, il regista Bradley Cooper non ha potuto accompagnare a Venezia80 il suo progetto appassionato che racconta la carriera e la vita di Leonard Bernstein. In America il film è stato preceduto dalla polemica sulla protesi nasale di Cooper che alimenterebbe gli stereotipi sugli ebrei. Una scelta che ha riacceso il dibattito anglosassone sulla scelta di attori non ebrei per interpretare personaggi ebrei. Quello che ha fatto Pierfrancesco Savino contro gli americani che interpretano personaggi italiani. Ieri presentato fuori concorso “The Palace”, la commedia umana di Roman Polanski

Deve certo essere un dolore per un autore coinvolto per anni, dal 2018, in un progetto, riuscire a metterlo in piedi, avere tutte le approvazioni, preparare i set, studiare in questo caso persino la musica, dirigere, recitare e poi sparire, non poter accompagnare con soddisfazione il proprio film al suo debutto. È quello che capita a Bradley Cooper in concorso a Venezia80 con Maestro in cui è il genio americano Leonard Bernstein ed è anche regista, al suo secondo film dopo A star is a born, remake del musical con Barbra Streisand interpretata da Lady Gaga.

E deve essere certo un dispiacere se una polemica scatenata dal primo trailer sulla protesi nasale usata da Cooper per interpretare Bernstein abbia distolto l’attenzione dal contenuto e dalla qualità di un film che sembra destinato a diventare il capolavoro di Cooper.

Il film (nelle sale dal 3 novembre e su Netflix dal 20 dicembre) è un potente viaggio musicale ed emotivo nel mondo di Bernstein, tra le sue contraddizioni e bulimie musicali – direttore d’orchestra, compositore, insegnante, musicista al piano – e personali – prima fra tutta la bisessualità – «non è un biopic classico proprio per l’unicità della persona, non è una biografia ma piuttosto una storia d’amore, un bellissimo tributo ai miei genitori e alla musica di papà», commenta Jamie Bernstein, la primogenita, giunta in Laguna a presenziare il film. Il cuore della storia è proprio Felicia Montalegre, «il pilastro della famiglia, la sua capacità di connettersi con Leonard sempre». La loro storia d’amore dall’inizio folgorante della carriera dell’autore di West Side Story, attraversa la fase del successo alla Carnegie Hall e in tante altre orchestre, degli sbandamenti omosessuali del compositore di cui lei era consapevole, fino alla malattia di lei. 

Le polemiche “razziali”

Negli Stati Uniti il film è stato preceduto da una polemica: la decisione di Bradley Cooper di indossare una protesi nasale nel film per interpretare Leonard Bernstein, figlio di immigrati ebrei ucraini, è stata vista da alcuni come un modo per alimentare gli stereotipi sugli ebrei. Questa scelta ha riacceso il dibattito anglosassone sulla scelta di attori non ebrei per interpretare personaggi ebrei, che alcuni equiparano al blackface, una pratica a lungo utilizzata dagli attori bianchi, che si annerivano il volto per interpretare i ruoli dei neri.

La comica ebrea-americana Sarah Silverman, che nel film interpreta la sorella di Bernstein, aveva criticato apertamente il casting di attori non ebrei in ruoli ebrei, un po’ come ha fatto Pierfrancesco Savino contro gli americani che interpretano personaggi italiani (il riferimento è al film Ferrari di Michael Mann con Adam Driver nel ruolo del Drake). «C’è un tema di appropriazione culturale, non si capisce perché non io ma attori di questo livello», ha detto Favino rivolto ai colleghi nel film Toni Servillo, Adriano Giannini, Valerio Mastandrea. «Non sono coinvolti in questo genere di film che invece affidano ad attori stranieri lontani dai protagonisti reali delle storie, a cominciare dall’accento esotico. Se un cubano non può fare un messicano perché un americano può fare un italiano? Solo da noi. Ferrari in altre epoche lo avrebbe fatto Gassman, oggi invece lo fa Driver e nessuno dice nulla». 

Silvermann aveva detto: «C’è questa lunga tradizione di non ebrei che interpretano ebrei e non solo interpretano persone che sono ebree ma persone la cui “ebraicità” è tutto il loro essere. In un’epoca in cui l’importanza della rappresentanza è vista come così essenziale e così centrale, perché la nostra viene costantemente violata anche oggi nel bel mezzo di essa?».

I figli di Bernstein “assolvono” Cooper

Tuttavia, il casting di Cooper e la sua interpretazione sono stati fortemente difesi dai tre figli di Bernstein. In una dichiarazione recentemente rilasciata a sostegno di Cooper, i figli di Bernstein hanno affermato: «Bradley Cooper ha coinvolto noi tre in ogni fase del suo fantastico viaggio, mentre realizzava il film su nostro padre. Siamo stati toccati nel profondo nel vedere la profondità del suo impegno. Ci spezza il cuore vedere eventuali false dichiarazioni o incomprensioni dei suoi sforzi. Si dà il caso che Leonard Bernstein avesse un bel naso grosso. Bradley ha scelto di usare il trucco per amplificare la somiglianza, e a noi va benissimo».

“The Palace”, la Comédie humaine di Polanski

Sono ricchi, viziati, viziosi, avidi, gli ospiti del Palace Hotel che si ritrovano per la grande festa del Capodanno 2000 nel nuovo film di Roman Polanski The Palace, presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia e dal 28 settembre in sala.

“The Palace” il film di Roman Polanski fuori concorso

Stravaganze ed eccentricità si susseguono alla vigilia del Millenium Bug, che potrebbe essere un’occasione per arricchirsi ulteriormente o la fine del mondo. Un film corale con una galleria di nuovi mostri prodotto da Luca Barbareschi con Rai Cinema e una coproduzione internazionale. E proprio Barbareschi a Venezia ha sottolineato che Polanski «ha voluto fare un affresco straordinario di cosa è diventato questo mondo oggi».

La grande Commedia Umana di Polanski ha un cast internazionale, tra cui figurano lo stesso Barbareschi, Oliver Masucci, Mickey Rourke, Fortunato Cerlino e Fanny Ardant, che a Venezia ha detto che essere sul set di Polanski è stato per lei un vero privilegio. Nel suo Paese per ora però il film non verrà distribuito. Dopo l’uscita de L’ufficiale e la spia e la vittoria ai premi César in Francia ci sono state molte proteste e polemiche contro il regista, legate sempre alle accuse di stupro su una minorenne nel 1977 a Los Angeles.

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