Storia

Francesca Alotta: avanti a pugni chiusi

La rinascita della cantante palermitana che nel 1992 vinse a Sanremo con “Non amarmi” in coppia con Aleandro Baldi. Dopo anni terribili e una battaglia contro il cancro non definitivamente vinta, sulle ali del successo a “Tale e Quale show” si scopre cantautrice nell’imminente album “Diversa”: «Finalmente si cambia». Un disco nel quale affronta temi come la diversità di genere, la riscoperta della vita e la libertà delle donne in “Vastasa”, brano registrato con Alfio Antico e Giovanni Sollima. Il sogno Sanremo («ho inviato una canzone ad Amadeus») e il progetto di uno spettacolo teatral-musical per «raccontare la vera storia della mia amica Mia Martini»

Nel 1991 la vittoria al Cantagiro. L’anno seguente il trionfo al Festival di Sanremo nella sezione “Nuove proposte” con la canzone Non amarmi in coppia con Aleandro Baldi. Nel 1993 l’ingresso fra i “big” sul palco dell’Ariston con Un anno di noi, canzone che porta la firma di Giancarlo Bigazzi, con la quale conquista un onorevole decimo posto in un cast di partecipanti che vedeva Renato Zero, Loredana Bertè e Mia Martini in coppia, Amedeo Minghi, Biagio Antonacci, Matia Bazar, Rossana Casale e Grazia Di Michele, Roberto Murolo, Paola Turci, Peppino Di Capri ed Enrico Ruggeri che vinse quell’edizione con Mistero. Seguono diverse apparizioni a Buona Domenica, poi all’alba del nuovo secolo di Francesca Alotta si perdono le tracce. 

«È vero ho attraversato quindici anni difficili», racconta la cantautrice palermitana. «Ero stanca dell’ambiente nel quale lavoravo, stufa di vedere passare avanti persone non per talento ma per altri motivi, così scelsi di andare a vivere in campagna, di isolarmi». 

Trasferendosi alle pendici dei Monti Sabini, a Montelibretti, dove si allevano i cavalli Lipizzani. La ricerca di serenità viene travolta da drammi familiari: la perdita del figlio, la fuga del marito davanti al dolore, la morte del padre, il noto cantante Filippo Alotta che nel 1981, con il brano Sona chitarra mia, aveva vinto il Festival della canzone siciliana condotto da Pippo Baudo, rassegna alla quale prenderà parte per due edizioni – 2009 e 2010 – anche Francesca. 

«Con mio papà ci eravamo fatti una promessa, quella di registrare un album insieme… purtroppo non siamo riusciti a farlo in tempo», è il suo rammarico. Lo incide da sola, voce e chitarra: Anima Mediterranea (2018). «È una raccolta di canzoni antiche, siciliane e napoletane, e fra queste c’è quella di mio padre, Sona chitarra mia».

La rinascita dopo momenti terribili

È il primo tassello della rinascita di una voce ricca di sfaccettature, potente e delicata. Che, nel 2020, si ritrova nuovamente nell’occhio del ciclone: «Mi è stato diagnosticato tre anni fa un tumore all’utero, che era già molto esteso: sono stata operata d’urgenza e ho fatto la radioterapia. Per il momento riesco a tenerlo sotto controllo». 

Per molti la malattia diventa un dramma, un handicap, per Francesca, invece, diventa uno stimolo a fare quante più cose possibili, a vivere la vita in ogni suo momento. Con caparbietà e testardaggine si rialza dal letto d’ospedale e, dopo alcune bocciature, torna a bussare a Tale e quale show, diventando la protagonista dell’edizione 2021 quando commuove la giuria per la sua interpretazione di E non finisce mica il cielo, brano portato da Mia Martini al Festival di Sanremo nel 1982.

La lotta contro il cancro e il sogno Sanremo

Tra letto di ospedale e lockdown si scopre cantautrice, scrivendo di getto sei canzoni, testo e musica. Una di queste vede la luce quest’anno. È Avanti a pugni chiusi ed esprime proprio il concetto di andare avanti affrontando con coraggio e positività ogni ostacolo, anche il più grave. Il brano molto allegro è accompagnato da un video nel quale appare Ivan Cottini, il ballerino che da anni lotta contro la sclerosi multipla.

«Questa canzone è un inno alla vita e alla gioia», sottolinea l’artista siciliana. «È un invito a vivere la vita giorno per giorno nonostante le difficoltà. È dedicata a tutte quelle persone che hanno avuto la forza di reagire nella vita o a chi deve ancora trovare una spinta per farlo. Sono convinta che la musica debba dare voce a chi purtroppo non ce l’ha. Nel video, oltre a Cottini, con il quale siamo amici e lo considero un po’ la mia guida, è presente anche Sofia La SMAgnifica, bimba di 7 anni che combatte la sma (atrofia muscolare spinale) postando fantastici e divertenti balletti su TikTok e Instagram. «Anche lei affronta con il sorriso sulla bocca la vita, senza lasciarsi andare: è questo il senso della canzone, scoprire che ogni istante della vita è prezioso».

Avanti a pugni chiusi è la prima delle undici tracce che andranno a comporre il nuovo album, la cui uscita è legata a Sanremo. Francesca non nasconde il sogno di tornare sul palco che l’ha lanciata. «Ho inviato un brano ad Amadeus (che Francesca ha conosciuto ai tempi della sua partecipazione a Music Farm nel 2004, nda)», rivela. «È una canzone scritta da Marco Colavecchio (nel suo curriculum ci sono Eros Ramazzotti, Pino D’Angiò, Paolo Vallesi, Rita Pavoni e tanti altri). S’intitola Trema ed è in linea con lo stile del momento». Una ballata pianistica dal cliché sanremese aggiornato all’indie-pop, di grande intensità e con una eccellente interpretazione, forse però un po’ troppo buia e omologata al suono dei talent.

In studio con Alfio Antico e Giovanni Sollima

Un pezzo all’opposto di quello che Francesca Alotta ha registrato in questi giorni a Borgo Nocchiara, nel lentinese, con il percussionista Alfio Antico e il “mago dei suoni” Michele Musarra. «S’intitola Vastasa ed è un brano in dialetto», spiega l’autrice. «Al violoncello c’è Giovanni Sollima e gli arrangiamenti sono di Max Marcolini (Zucchero, Alexia, Cristiano De André, nda). È dedicata a mia madre che quando ero piccola mi ricordava che “ero una femminuccia” e come tale mi dovevo comportare. Io, invece, ero una ribelle, piuttosto che giocare con le bambole scavalcavo i cancelli e tiravo calci al pallone. “Tu masculo avevi a nascere”, mi rimproverava lei. È una canzone sulla libertà delle donne che devono essere se stesse. Nel video vorrei inserire immagini di donne iraniane e afghane che ogni giorno combattono per la libertà».

Vastasa è un brano potente, travolgente, dalle atmosfere arabeggianti, sostenuto dal ritmo anarchico e ancestrale dei tamburi a cornice di Alfio Antico. «Un mito per me!», esclama Francesca Alotta. «L’ho sempre ammirato. Ci siamo conosciuti al Festival della canzone siciliana e poi, dieci anni fa circa, ci siamo rivisti a Londra per parlare di un progetto in comune».

Quel progetto potrebbe presto essere ripreso. «L’altra sera ci siamo divertiti a cantare canzoni antiche siciliane. Abbiamo pensato di costruire uno spettacolo attraverso il quale raccontare la storia in musica. Dai Vespri a tutte le dominazioni che si sono susseguite in Sicilia». 

Vastasa ribadisce un temperamento rock, emerso già nell’elettrica Diversa, singolo uscito nel 2021 che darà il titolo a tutto l’album. «Finalmente si cambia!», dice orgogliosa ed entusiasta Francesca. «Il titolo indica un mutamento profondo. Il brano racconta una storia vera, di una ragazza gay diventata anoressica perché non era accettata dalla famiglia e veniva continuamente maltrattata. Io sono riuscita a farla fuggire. È una canzone che è stata adottata dal mondo lgbtqia+».

Nel nuovo disco, accanto a DiversaVastasa e Avanti a pugni chiusi, figureranno altri cinque brani composti da Francesca Alotta, «poi inseriremo l’ultimo inedito di Giancarlo Bigazzi, una canzone che Franco Fasano scrisse per Mia Martini e un’altra di Mimmo Cavallo». 

«Racconterò la vera storia di Mia Martini»

Nell’agenda dell’artista palermitana non ci sono però soltanto il ritorno discografico e Sanremo, ma progetti ancor più ambiziosi. Come quello di raccontare la vera storia di Mia Martini. «Io ho avuto l’onore di conoscerla, di starle accanto, perché c’è stato un momento in cui avevamo in comune, manager, produttore e paroliere», racconta. «Ci siamo frequentate tantissimo. Ho avuto modo di vedere con i miei occhi persone che si alzavano dal tavolo del ristorante per andare via quando entrava lei. Quella diceria l’ha perseguitata. Era una donna spigolosa, ma soffriva. Era ironica, simpatica. Avevamo in comune lo stesso problema, i fibromi all’utero. Nel 1992, al Cantagiro, per il dolore rimasi in auto rinunciando all’esibizione. Mimì attraversò un campo di calcio, dove era ospitato il palco, e infangandosi tutta per la pioggia caduta venne a trovarmi in macchina per confortarmi».

Insieme con Ciro Castaldo, vicepresidente del fan club di Mia Martini, Francesca Alotta ha scritto la sceneggiatura di uno spettacolo teatral-musicale nel quale vengono raccontati anche quelle sfaccettature rimaste in ombra nella narrazione della fiction Io sono Mia interpretata da Serena Rossi e trasmessa nel 2019 da Rai1. «La serie tv era carina, però non era la vera storia perché molte persone che avevano vissuto accanto a Mia non hanno concesso il loro consenso, da Ivano Fossati a Renato Zero. Ciro Castaldo, attraverso materiali inediti, interviste e la voce della stessa cantante calabrese, riporta a galla le dimenticanze della fiction».

Lo spettacolo sarà messo in scena nel 2025 in occasione del trentennale della scomparsa della cantante di Almeno tu nell’universo. «Sul palco saremo in due: io che recito e canto e un attore ancora da individuare che fungerà da narratore e coprirà diversi ruoli, da quello del padre di Mimì a Ivano Fossati, da Renato Zero ai discografici», conclude Francesca Alotta. «Mia morì povera per difendere la sua libertà di donna e di artista, vittima dell’industria discografica, dei tradimenti e della diceria. Ho conosciuto la vera Mimì e la voglio raccontare. Lo spettacolo vuole avere anche un fine sociale. Bisogna far comprendere quanto possono far male le parole, proprio ora che viviamo nell’era social, dove chiunque insulta, ferisce, senza pensare al male che può arrecare».

1 Comment

  • Gennaro Maria Settembre 4, 2023

    Hai fatto un percorso molto forte. Adesso ti andrà tutto bene.

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