Disco

Luca Di Martino, la meta è la bellezza

– Il debutto da cantautore del musicista e chitarrista madonita: poetico e cesellatore di melodie e armonie, ripone nella musica malinconica tutta la catarsi “dell’andare oltre”
– «Mi piace pensare la vita stessa come se “fosse musica”, una parte di me, la più nascosta, la più sincera che incontra e si svela al mondo»
– Un viaggio a ritroso nel tempo, a metà fra il vissuto e l’immaginario, attingendo alla migliore tradizione della canzone d’autore 

Luca Di Martino è un viaggiatore senza meta. 

Un viaggiatore reale: ogni settimana si sposta fra Isnello, paese madonita dove è nato, Agrigento, dove abita, e Palma di Montechiaro, dove insegna chitarra classica alla scuola media “Tomasi di Lampedusa”. 

Un viaggiatore virtuale: attraverso le corde della sua chitarra, una sorta di coperta di Linus, che l’accompagna sempre perché la musica «penso rappresenti una necessità, un rifugio dove ritrovarmi con me stesso per dare vita a nuove percezioni», sostiene. «Ho sempre vissuto la musica senza nessuna pretesa, la immagino come parte del tempo, la incontro nella natura, fra gli uomini, nei ricordi, nei sogni, mi piace pensare la vita stessa come se “fosse musica”, una parte di me, la più nascosta, la più sincera che incontra e si svela al mondo».

Alla musica Luca Di Martino da alcuni mesi ha aggiunto le parole per raccontare questo viaggio a metà fra il vissuto e l’immaginario, «dove il protagonista delle storie non sono io, ma prendo in prestito quelle sensazioni appartenute magari ad un’altra persona per farle diventare canzoni», spiega. «In realtà scrivo canzoni da parecchio tempo, ma non le ho mai diffuse. Diciamo che con la pubblicazione di questo lavoro ho voluto farmi un regalo e allo stesso tempo vuole essere una piccola “sperimentazione”: quella di ritrovarmi nelle vesti di cantautore».

Autore di testi lo era stato ai tempi dell’esperienza con i Vorianova, interrotta dopo una collaborazione quasi ventennale, forse proprio per proseguire il viaggio da solo. E l’approdo alla migliore canzone d’autore nazionale ha dato subito ottimi risultati: lo scorso dicembre la vittoria al Teatro Castagnoli di Scansano, nel grossetano, dove ha ricevuto il premio per il miglior testo con Io vado avanti, e adesso la pubblicazione dell’album Non importa la meta, esordio da cantautore, nel quale poetico e cesellatore di melodie e armonie, ripone nella musica malinconica tutta la catarsi “dell’andare oltre”. «Musica come metafora di appartenenza, di ricerca, di desiderio di raccontare, di eternità», sottolinea. «Credo che ogni uomo si ritrovi in una musica ed è bello pensare di avere la fortuna di fare musica e non farla per sé stessi».

Quello di Luca Di Martino è un viaggio a ritroso nel tempo. Il passato che ritorna sfida il presente: i luoghi natìi di Il buon odore della terra,  le persone che non ci sono più (Ricantami una ninna nanna), il fischio di una vecchia locomotiva che apre Io vado avanti, l’invito alla calma, al sapere aspettare l’evoluzione naturale delle cose in Cu Tempu, cantata in dialetto, le atmosfere magiche di Torna Natali e Nel cuore di una favola.

Un passato di ricordi e immagini che si susseguono in maniera continua e sparsa nella testa. Immagini che l’autore sceglie godendo di quello che la vita ci regala, della bellezza del tragitto che conduce verso nuovi orizzonti, nonostante portino con loro un alone di tangibile malinconia.

Non importa la meta è album realizzato con cura artigianale. Curato nei dettagli, minimalista. Soltanto il piano e l’elettronica di Aldo Giordano, musicista e compositore di San Cataldo, fanno ogni tanto da compagni di viaggio, dando ritmo e tensione alle iniziali Il buon odore della terra Non importa la meta, o riempiendo di suoni orchestrali la commovente Ricantami una ninna nanna, dove la voce di Luca si fa sussurro, mentre in Tutto e niente diventa sempre più sottile e si infila tra i tasti bianchi e neri del piano e tra le corde della chitarra in un gioco di equilibri precari, tra ispirazione intatta e delicatezza della scrittura. È da brividi il finale elettrico di Nuda realtà: «L’idea di questa canzone è nata da un aforisma di un film di Totò: “In questo manicomio succedono cose da pazzi”», spiega l’autore. «In questo brano ho voluto parlare di una realtà “diversa” fatta di uomini certi delle loro convinzioni e che agli occhi del resto dell’umanità vengono identificati come “pazzi”. Una realtà comune, non distante dalla quotidianità dei tempi presenti e passati, forse siamo tutti un po’ “pazzi”, fragili ma allo stesso tempo incontestabili nelle nostre persuasioni».

Luca Di Martino attinge alla migliore tradizione della canzone d’autore nazionale, Samuele Bersani, Niccolò Fabi. La sua è una musica senza tempo, intima, personale, delicata, gentile, poetica, piena di emozioni e calore. Canzoni da cantare attorno a un fuoco, quello del camino, piuttosto che del falò. 

E, adesso, cosa c’è dopo questo album? Pensi a una serie di concerti per promuoverlo? O non importa la meta.

«Al momento non ho pensato a concerti per promuoverlo… ma non escludo di fare qualcosa. Quindi direi che non importa la meta è la risposta corretta». 

Anche se, alla fine, una meta c’è, anche per Luca Di Martino: è la bellezza. E non i numeri degli stream.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *