Disco

L’organetto suona classico per Morricone

Gianni Ventola Danese, accademico del Mantice, rielabora popolari temi di colonne sonore utilizzando la fisarmonica diatonica. «Ho dovuto trovare la sintesi fra le semplicità di uno strumento popolaresco con la complessità delle musiche del Maestro romano»

Mettere insieme un album dedicato a Ennio Morricone può essere un’impresa complicata. È un personaggio gigantesco, con una produzione unica per dimensioni e varietà, quasi impossibile da racchiudere in un singolo disco. Miniera inesauribile di suggestioni ritmiche e melodiche, tesoro di fantasie del pensiero associate a immagini travolgenti le musiche di Ennio Morricone sono da sempre fonte di ispirazione per musicisti di ogni ambito musicale. Forse è per questo che i progetti più interessanti sull’eredità del compositore nascono tutti da un punto di vista particolare, un’angolatura insolita che lo racconta attraverso dei dettagli.

La copertina dell’album che si può acquistare a questo link: https://www.organetto.name/ennio_ita.htm

Il sassofonista Stefano Di Battista ha cercato di trovare le segrete “consonanze” tra i temi morriconiani e il linguaggio della musica improvvisata afro-americana, il trio de Il Volo ha appesantito di barocco melodie leggere. I Calibro 35 hanno smontato e rimontato Morricone, mentre Ferruccio Spinetti e Giovanni Ceccarelli lo hanno spogliato, riducendolo all’essenzialità. Il polistrumentista Gianni Ventola Danese, fondatore e presidente dell’Accademia del Mantice, accostandosi con rispetto e umiltà a un modello «che ho sempre adorato», pur con uno strumento limitato nei mezzi armonici e tonali come la fisarmonica diatonica o organetto, è riuscito a mantenere intatto lo spirito della musica di Morricone, variandola e interpretandola senza forzature né deformazioni. 

«Ritengo che in futuro la musica di Ennio Morricone si ascolterà sempre di più», commenta il musicista pugliese. «Appartiene al patrimonio culturale del Paese, ci ha lasciato una eredità di melodie e musiche che continuano a essere elaborate e riscoperte. È una produzione artistica infinita. Io mi sono accostato alle sue musiche perché sono un suo devoto e anche perché con la fisarmonica diatonica mi piace sperimentare cose nuove».

Come si riesce a dare una propria prospettiva affrontando Morricone?

«Mi sono lasciato trasportare dalla musica di Morricone. È piena di stimoli. Per la sua natura di musica geometricamente perfetta contiene un’eredità di suggestioni, quindi molti brani di questo progetto (i tre temi di Cinema ParadisoUn amicoRabbia e TarantellaLa CaliffaIl Clan dei Siciliani) hanno la forma del tema con variazioni secondo la tecnica del contrappunto. È stato difficile selezionare i brani da inserire nell’album. Nel mare magnum ne ho scelti quattordici. Ma già penso ad un secondo volume».

Gianni Ventola Danese

Quale criterio ha seguito nella selezione dei brani?

«Ho scelto quelli che mi piacevano di più, quelli più vicini alla mia sensibilità e in relazione alle possibilità armoniche del mio strumento. Che ha ventuno tasti e otto bassi e, quindi, non può suonare tutto. È uno strumento popolare. Io dovevo combinare la semplicità con la complessità del repertorio di Ennio Morricone. Trovare la sintesi. Alcuni brani non potevano essere suonati con l’organetto, in pratica tutti quelli delle colonne sonore dei film western, sebbene il suono d’ancia sia ben rappresentato nella sua estetica dall’armonica a bocca, sovente utilizzata nelle sue composizioni, strumento che ha molto in comune con l’organetto. Io mi muovo su due tonalità, sol e do, due passaggi cromatici».

Sebbene l’organetto sia uno strumento popolaresco, legato al folk, lei riesce a dargli una classicità. Anche in Rabbia e Tarantella, da Inglorious Bastards, assume un ritmo marziale, quasi da marcia militare.

«È una musica che è ponte tra classicismo e innovazione. A Morricone stavano strette sia le canzonette che compose quando era alla RCA sia le colonne sonore. Lui amava la grande orchestra. Sono molte le citazioni classiche in Morricone, l’inno liturgico Veni Creator Spiritus e l’articolazione del fraseggio in stile barocco in Gabriel’s Oboe, Offenbach in Infanzia e Maturità, Debussy nel tema principale di Cinema Paradiso, il nome Bach celato nel tema de Il Clan dei Siciliani, sono solo alcuni esempi. Per quanto riguarda Rabbia e Tarantella, al Maestro fu chiesto di comporre una tarantella arrabbiata, pugnace, quasi epica, un compito difficile per qualsiasi compositore, ma non certo per Morricone. Mettendo a frutto la mia conoscenza del repertorio folcloristico del Centro e Sud Italia, in particolare della tarantella napoletana e di quella di Montemarano, ho scritto un secondo tema originale di tarantella che si sviluppa su più frasi e che viene adagiato nel turbolento dispiegarsi di questa composizione fino all’epica modulazione finale. In gran parte dell’album ho suonato l’organetto utilizzando la tecnica violoncellistica». 

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