Disco

A Napoli il melting pot è senza nome

I Ki Nameless Bi sono l’ultimo derivato del “neapolitan power: in lingua wolof-inglese sono gli “Eccoli, i senza nome”. È un collettivo formato da ragazze e ragazzi provenienti da Gambia, Senegal e Campania e si muove in un mix di hip hop, afrobeat e funk immerso in un liquido elettronico

La grande anima musicale di Napoli è ritornata a pulsare o forse sarebbe meglio dire che non ha mai smesso. Forse oggi batte più intensamente, riportando in auge il “neapolitan power” (quello di Pino Daniele e dei suoi musicisti, di Tony Esposito, Tullio De Piscopo ecc.). Movimento musicale che ebbe il suo periodo aureo tra la metà dei Settanta e per gran parte degli Ottanta. Era la visione aperta, la fantasia, il gusto musicale che si riannodava al blues, al jazz, al r&B, che avevano intrecciato radici forti negli anni della Seconda guerra mondiale, per merito dei soldati americani di stanza nel golfo partenopeo e poi nel Dopoguerra, con i “brown babies”, i figli della guerra, metà coloured e metà italiani. Ma con uno sguardo anche lungo su tutto il bacino del Mediterraneo con Napoli a fare da baricentro culturale.

Mentre resistono bene, tra gli altri, Enzo Gragnaniello, Enzo Avitabile, James Senese & Napoli Centrale, si fa largo un manipolo di nuovi musicisti, come i Nu Genea (grande successo di critica e pubblico internazionale) e, tra gli ultimi arrivati, il collettivo KI NAMELESS BI, acronimo di Ki Nameless Bi che significa in lingua wolof-inglese “Eccoli, i senza nome”. Un gruppo formato da ragazze e ragazzi provenienti da Gambia, Senegal e Napoli. Genkah, GEA, Yusbwoi, Doppy Gee, Mozeh k, Sir X Samba, THIEUF e i producer Dott. Hope e Fox – questi i loro nomi – che rappresentano l’integrazione artistica e culturale che solo Napoli poteva agevolare grazie alla sua millenaria società inclusiva e mai divisiva.

Nella loro materia sonora, modernissima, convergono così stili ed etnie di diversa provenienza, dove ogni confine viene abbattuto a favore di un intrigante melting pot fatto di hip hop, afrobeat e funk immerso in un liquido elettronico. Una proposta che per nascere nei patri confini, suona alquanto “alternativa”, allineandosi perfettamente alle proposte che arrivano da luoghi abituali per queste sonorità, cioè Gran Bretagna, Germania, Francia, e anche Stati Uniti. 

In poco meno di quattro mesi, i Ki Nameless Bi hanno pubblicato sette singoli e poi un album omonimo che li contiene tutti, aggiungendo altri tre inediti e due versioni speciali. Dodici tracce che scorrono tra brani uptempo e downtempo in maniera fluida, con una produzione impeccabile, che ti spingono a muoverti ed a riflettere sul “meticciato”, che taluni non comprendono e che invece è una ricchezza culturale e non soltanto.

Il collettivo ha presentato ufficialmente l’album il 13 aprile con un party-showcase in un locale del Vomero a Napoli e adesso si prepara ad una serie di esibizioni live nel resto del Paese.

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