Storia

Le capitali della musica/8: Memphis

Barbecue e blues, Graceland e Grisham, Sun Records,  passeggiate lungo il Mississippi e marce delle papere. È per antonomasia la città del blues, ma è anche il luogo di nascita del rock’n’roll ed è una capitale del soul

Barbecue e blues, Graceland e Grisham, Sun Records e passeggiate lungo il Mississippi. È per antonomasia la città del blues, ma è anche il luogo di nascita del rock’n’roll ed è una capitale del soul. La fama musicale di Memphis ha origine agli inizi del secolo, quando W. C. Handy, leader nero di una band di Beale Street (la via del Blues), compose The Memphis blues. Alcune decadi più tardi, un camionista bianco, chiamato Elvis Presley, entrava al Sun Studio per registrare una canzone dedicata alla madre, per uscire come la prima superstar mondiale del rock’n’roll. E alla storia della musica, nell’aprile del 2001, Memphis ha dedicato il Rock’n’Soul Museum, sorto a fianco della leggendaria fabbrica di chitarre Gibson.

La marcia delle papere al Peabody Ducks hotel

È anche la città di John Grisham, autore di legal thrillers e che a Memphis ha ambientato film come The FirmThe client e The Rainmaker. Ma è anche la città in cui venne ucciso Martin Luther King. Accadde il 4 aprile del 1968, sul balcone del Lorraine Hotel oggi trasformato in National Civil Rights Museum.

Tutto questo è Memphis. E di più. È Beale Street, nel centro della città, un’esplosione di club e bar blues. È anche un hotel, The Peabody Ducks, dove ogni giorno, alle ore 11 e alle 17, si può assistere alla “marcia delle papere”: le anatre tutte le mattine escono dall’ascensore per andare a nuotare in una maestosa fontana situata al centro del salone della hall dove rimangono fino alle 17, ora in cui riprendono l’ascensore per tornare nei loro appartamenti (il tutto con tanto di tappeto rosso, musica solenne e cerimoniere). Le impronte digitali della musica di Memphis sono sempre presenti nella scena musicale contemporanea. Anche i Led Zeppelin, Jimi Hendrix e persino i Rolling Stones hanno legami con la città.

Ovviamente tutto parte dal blues: a Memphis c’era gente come B.B. King, James Cotton, Rufus Thomas, un dj trasformatosi poi in cantante soul, Little Milton, Bukka White, Bo Diddley per fare qualche nome. L’attività musicale era frenetica. Ma tutto cambiò quando un signore chiamato Sam Phillips aprì uno studio di registrazione e fondò la Sun Records. Siamo sul finire degli anni Cinquanta e il rock’n’roll stava per deflagare: dopo aver registrato fondamentalmente artisti di blues, Phillips intuì la novità e aprì le porte del suo studio a Elvis Presley, Carl Perkins, Roy Orbison, Jerry Lee Lewis che proprio lì in quel piccolo studio dove nel dicembre del 1956 ci fu la leggendaria session del Million Dollar Quartet, formato da Elvis, Carl Perkins, Johnny Cash e Jerry Lee Lewis, hanno iniziato le loro leggendarie carriere. Basti ricordare che Phillips fu convinto dalla sua segretaria a far incidere a un Presley ancora ragazzino un brano dedicato, manco a dirlo, alla mamma.

Più o meno nello stesso periodo, nel 1957, un violinista dilettante, Jim Stewart e sua sorella Estelle Axton fondano la Stax (Stax nasce dalla fusione delle prime due lettere dei cognomi Stewart e Axton) proprietari di un negozio di dischi, decidono di aprire uno studio di registrazione. Le vicende che portano alla conversione di un cinema su McLemore Avenue sono complesse: quello che conta è che qui è nata la leggenda della Soul Music in uno dei pochi luoghi in cui bianchi e neri vivevano e lavorano fianco a fianco senza problemi. La House Band era formata da Booker T. Jones all’organo, Donald Duck Dunn al basso, Steve Cropper alla chitarra e Al Jackson jr alla batteria, più quelli che poi diventeranno i Memphis Horns. Donald Duck Dunn e Steve Cropper sono basso e chitarra dalla Blues Brothers Band.

Il museo della Stax

Sotto il nome Booker T and Mg’s la House Band ha registrato Green Onions, uno degli strumentali più famosi della musica popolare. La Stax ha creato il Memphis Sound e dato origine a una serie lunghissima di capolavori di Rufus e Carla Thomas, Otis Redding, Sam & Dave, Johnny Taylor, Isaac Hayes (primo musicista nero a vincere un Oscar per Shaft) che alla Stax prima lavorava come autore e session man (tra le tante ha scritto Soul Man), Wilson Pickett, Albert King, Eddie Floyd, William Bell, i Bar-Keys e i Mar-Keys.

A Memphis non c’era solo la Stax: operavano altre etichette fondamentali per la storia della musica nera. In particolare, la Hi Records che faceva perno attorno ai leggendari e ancora attivi Royal Studios, il regno di Willie Mitchell, grande direttore d’orchestra e sopratutto produttore negli anni Settanta dei classici di Al Green, Let’s Stay TogetherTired To Be Alonein testa ma anche di gioielli come I Can’t Stand The Rain e I’m Gonna Tear Your Playhouse Down di Ann Peebles. Quel sound così “southern” è ancora oggi un modello: non a caso Dan Auerbach, la metà scrivente dei Black Keys, ha inciso Waiting On A Song, il suo ultimo album proprio con i musicisti che registravano con Al Green.

Memphis è anche la città di Alex Chilton, uno dei grandi irregolari del rock americano. Oltre alla sua carriera solista, Chilton va ricordato per la sua band, i Big Star. Un gruppo che ha avuto un’influenza enorme sul rock contemporaneo, dai Kiss ai R.E.M., dai Replacement fino ai Flaming Lips e agli 88.

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